C’è vita, dopo un concorso nazionale?

in ita •  7 years ago  (edited)

”Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi. Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere.” (Eneo Domizio Ulpiano, D. 1.1.10pr)
La giustizia è la costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno ciò che gli spetta. I principi del diritto sono questi: vivere onestamente, non recare danno al prossimo, dare a ciascuno ciò che gli spetta.

Ebbene sì. A volte ritornano.

A quasi tre settimane dal mio ultimo post, torno finalmente alla tastiera. Mi scuso per l’assenza prolungata, soprattutto con i colleghi della comunità italiana di Steem Post Italia, che in queste settimane ho del tutto trascurato. Ero, mio malgrado, prigioniera della mia stessa follia che, nella specie, ha preso la forma del concorso in magistratura.

Ambisco alla magistratura dalla quinta superiore. Da quando, tornata da un periodo di studio in America durante le elezioni presidenziali, invasata di scienze politiche e giuridiche, mi sono resa conto che Giurisprudenza era l’unica facoltà che volessi frequentare e che la carriera giuridica che più mi stuzzicava era proprio quella di giudice. Nemmeno di magistrato, ma proprio giudice: quello che suum cuique tribuit, nella tripartita definizione ulpianea di giustizia. Per quanto ami Jack McCoy, la magistratura inquirente mi attira assai meno.
E quindi ho studiato Giurisprudenza, mi sono laureata, ho svolto la pratica forense e superato l’esame di stato da Avvocato (professione che comunque non mi dispiace) e mi sono messa a studiare per il mio primo concorso in magistratura, svoltosi nell’estate del 2015. Per chi è del settore, era l’anno in cui, complice tale Prof. Avv. Roberto Calvo, commissario dalla nomina molto contestata, la traccia estratta di diritto civile trattava della negoziazione degli strumenti finanziari, scatenando un moto di ribellione in buona parte dei candidati. Non sapevo nulla di strumenti finanziari, ricordavo solo che si trattava di contratti aleatori e su questo costruii il mio tema. Per amministrativo mi ero arrabattata, in penale pensavo di essermi difesa dignitosamente, perciò, sprezzante del pericolo, consegnai.

La cosa più difficile del concorso, d’altra parte, non è trovare qualcosa da scrivere o scriverlo bene, bensì decidere di consegnare. Nei tre giorni di prove si può scegliere in ogni momento di ritirarsi, anche all’ultimo minuto dell’ultimo giorno, possibilità che fa da contraltare al limite delle tre consegne. Al concorso, infatti, si è ammessi a partecipare solo se non si è già stati dichiarati inidonei per tre volte. Il che significa, tra l’altro, che se capitano due o più concorsi molto ravvicinati ed i risultati del precedente non sono ancora usciti quando viene bandito il successivo (com’è successo con il concorso del mese scorso ed il precedente del luglio 2017) chi al precedente era alla terza consegna può partecipare anche al successivo, non essendo ancora stato bocciato tre volte. Il che spiega, tra l’altro, come un magistrato amministrativo ormai noto alle cronache mondane possa aver a suo tempo passato il concorso per tre volte consecutive: la seconda e la terza volta non conosceva ancora i risultati delle precedenti consegne.

Con mio grande stupore, nel 2015 passai la prova di civile, ma solo quella. Nel frattempo, comunque, stavo portando a termine anche un diverso concorso, che mi ha portato al mio impiego attuale. Nel luglio 2016 sostenevo l’orale di questo secondo concorso, quindi non mi presentavo ai nuovi scritti di magistratura. Per motivi diversi non partecipavo nemmeno all’edizione 2017.
Poi il Ministro Orlando si è fatto due conti e, realizzando che con un altro paio di concorsi avrebbe potuto chiudere la legislatura dichiarando di aver garantito la copertura degli Uffici sino al 2022, ha pensato bene di provare a bandirne due per il 2018, di cui il primo a gennaio. E questa volta non avevo più scuse.
Mi sono rimessa sui libri, ci ho aggiunto un paio di corsi a distanza, mi sono trascinata le dispense in ferie e mi sono imposta di non studiare quantomeno il 25 dicembre ed il 1° gennaio, fino a che, in una assolato e tiepido sabato mattina romano, mi sono ritrovata nuovamente alla Nuova Fiera di via Portuense, pronta alla consegna codici.

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Il concorso di magistratura si sviluppa in tre prove scritte, che sono al contempo prove di resistenza fisica, un prova di resistenza morale (l’attesa degli esiti degli scritti, mediamente pari ad una gestazione) ed una prova orale. Alle prove scritte è concessa esclusivamente la consultazione di codici e testi di legge non commentati e senza alcun riferimento giurisprudenziale o dottrinario e ciascun candidato può consultare esclusivamente il proprio materiale, consegnato e controllato a fondo prima dell’inizio del concorso. Evidentemente le medesime condizioni in cui il magistrato svolge quotidianamente il proprio lavoro. Nell’antica Roma. Ai tempi di Romolo, in cui lo ius dicere era prerogativa del pontifex e le decisioni più importanti venivano prese esaminando le viscere di un uccello morto, senza l’aiuto di Google per aiutarsi a ricordare se il sangue coagulato in un certo modo è propizio o nefasto.
Nella speranza che almeno i collegamenti normativi evidenziati dai vari autori possano aiutare a dipanare le tracce proposte, ciascun candidato cerca di portarsi più versioni possibili dei medesimi codici. Io, invece, quest’anno mi ero portata un solo trittico di codici del 2017 più addenda di aggiornamento del 2018 (comunque un volume di pagine equivalente alle dimensioni di un trolley da bagaglio a mano). Il concorso iniziava, quindi sotto i migliori auspici: la funzionaria addetta alla ricezione dei miei codici che commentava stupita “Tutto qui?” Mi sono consolata guardando le espressioni sollevate delle quattro persone che hanno poi controllato (una dopo l’altra) i miei tre semplici tomi e il libercolo di addenda, dopo essersi sciroppati i tre set più svariate leggi stampate della collega che aveva consegnato prima di me.

Poiché i candidati iscritti a ciascun concorso vanno in genere dai dieci ai quattordicimila, nella rara ma possibile ipotesi che tutti si presentino effettivamente al concorso la consegna codici viene divisa in diversi turni per ordine alfabetico. Avendo la fortuna di cadere sempre nel primo gruppo, ciò significa che la mia consegna codici avviene ben tre giorni prima dell’inizio del concorso.
Seguono, quindi, tre simpatici giorni di reclusione in una stanzetta d’albergo, immersa in manuali, schemi ed appunti dell’ultima ora, con risultati di cui l’annoiato Jack andrebbe molto fiero.

IMMAGINE REPERITA SU GOOGLE E CONTRASSEGNATA PER IL RIUTILIZZO


Per poi giungere, sempre più lieti e festosi, al giorno del giudizio. Anche noto come martedì mattina, giorno della prima prova.

Le prove scritte consistono in un tema di diritto civile, uno di diritto penale ed incomprensibilmente uno di diritto amministrativo, nonostante il concorso sia per la magistratura ordinaria e la magistratura amministrativa costituisca un corpo separato con accesso proprio e distinto. Per ciascuna prova viene data un’unica traccia (non si può quindi scegliere tra più argomenti, come all’esame di stato da Avvocato) da svolgersi in otto ore. Per rendere tutto più intrigante, soprattutto il ripasso dell’ultima sera, l’ordine delle prove non è prestabilito, quindi il primo giorno potrebbe capitare ciascuna delle tre.
Il tema viene generalmente dettato un paio d’ore dopo che il concorrente medio è stato segregato nel proprio padiglione della Fiera di Roma e a seguito di almeno un’ora di code per entrare in fiera, consegnare borsa e cellulare, farsi ispezionare il pranzo al sacco, passare il metal detector, identificarsi, prendere i fogli protocollo e la busta in cui verrà inserito il compito ed infine localizzare il proprio banco tra i circa 3000 collocati in ciascun padiglione. Purtroppo non ci sono foto della fiera in assetto da concorso contrassegnate per il riutilizzo, ma se volete farvi un’idea della situazione, le immagini che trovate sul sito ufficiale della Nuova Fiera di Roma sono abbastanza esplicative.
Fortunatamente, quest’anno mi accompagnavo ad un paio di vecchi compagni di facoltà, dei quali una era anche nel mio stesso padiglione assieme ad altre conoscenti, quindi le infinite attese non sono state troppo penose. Anzi, ci siamo fatti grandi risate, più che altro stimolate dall’assurda follia che si era ormai impossessata di noi.

Il momento della lettura della traccia è l’apice della tensione. Una volta conosciuto il proprio triste destino, i mormorii che seguono la lettura della traccia estratta sono nulla rispetto ai boati spontanei che seguono la lettura di una traccia non estratta che sarebbe stata assai preferibile (ciao, contatto sociale: sarebbe stato bello incontrarsi, ma il Fato non ci era favorevole).
Per aumentare la sensazione di serenità che caratterizza l’intera procedura, sino a due ore dopo la dettatura non è concesso andare in bagno e prima di quattro ore dopo la dettatura non è consentito uscire dal proprio padiglione, anche se non hai nemmeno la più vaga idea del tema proposto o sei stato espulso perché indossavi almeno otto paia di mutande con stampati temi svolti di varia natura (pare sia successo nel 2016, ma potrebbe essere una leggenda metropolitana). Il vero dramma, d’altra parte, non è la noia dell’impreparato che attende di ritirarsi o la vescica del bevitore d’acqua compulsivo. Il vero dramma è quello che si impadronisce dell’apparato muscolo-scheletrico superiore del concorrente che non scriveva a mano dall’ultima cartolina spedita nell’estate del 1992 quando, dopo sette ore e quarantacinque minuti di scarabocchi, rimangono ancora almeno due facciate protocollo di brutta da ricopiare in grafia possibilmente leggibile. La mano sta andando in cancrena, il braccio inizia a tremare, la vista si appanna, il senso di quanto precedentemente scritto si perde nel nulla e il Presidente della Commissione gracchia al microfono ogni 30 secondi ricordando che “mancano x minuti alla consegna: vi ricordo che allo scadere delle otto ore le penne dovranno essere lasciate sul foglio, pena l’esclusione dal concorso”. Un pathos che solo i concorrenti di Masterchef possono comprendere.

Ma tutto sommato si sopravvive.

Dopo una traccia di penale ampia ma scontata, una traccia di civile istituzionale e parecchio tosta (chi se lo aspettava che nominassero di nuovo il buon Prof. Avv. Roberto Calvo?) ed una traccia di amministrativo al limite dell’assurdo, tra accuse di abuso lanciate alle agenti di pubblica sicurezza addette alle perquisizioni ed un ipotizzato “inchino” di una traccia ad un magistrato recentemente espulso dal Consiglio di Stato, tra 14.243 domande e 5.696 partecipanti effettivi, anche questa volta sono una del 1.920 che hanno consegnato. Quindi la mia assenza delle ultime settimane non è stata del tutto vana.
Che la seconda sia la volta buona? Chissà. Personalmente, penso di aver scritto tre temi sufficientemente dignitosi da potersi guadagnare la sufficienza (altrimenti non avrei consegnato). Quindi, come per molti altri miei compagni di sventura, il risultato dipenderà per buona parte da quando i gli elaborati verranno corretti.

E intanto già si pensa al prossimo concorso. Verrà bandito un altro concorso 2018? Gli scritti saranno a luglio? In autunno? Farà in tempo il Ministro Orlando, prima della nomina del nuovo Governo? Aspetterà che escano i risultati di luglio 2017 in modo da evitare che al prossimo concorso si presentino persone pronte a consegnare una quinta volta? O sarà tutto rimandato a fine anno o al 2019?
Non si sa. Personalmente, preferirei non attendere troppo un nuovo concorso, in modo da capitalizzare sulle spese fatte per questo (libri, codici, corsi) ed eventualmente arrivare ad una terza consegna in tempi brevi. Tengo moltissimo al mio desiderio di diventare giudice, ma non intendo ipotecare la vita per questo concorso, passandola a studiare e segregarmi ripetutamente in fiera per il timore di “bruciarmi” l’ultima consegna. Al contempo, non vorrei che gli scritti fossero già a luglio e vorrei soprattutto evitare che il nuovo bando uscisse prima dei risultati del 2017.
Soprattutto, però, vorrei che il concorso in magistratura venisse ripensato e riformulato in maniera più coerente con l’effettivo svolgersi della professione e con concorsi affini o assimilabili, oltre che in modo da valutare veramente la predisposizione e preparazione dei candidati. Perché il candidato geniale e veramente preparato su tutto, tanto da poter svolgere qualunque traccia è la rarità. Gli altri hanno più che altro la fortuna di trovare temi che il loro personale percorso di studi rende più o meno affrontabili. Da questo punto di vista, purtroppo, le speranze di miglioramento sono poche.

Nel mentre, è tempo di tornare attiva su Steemit!

7D543D4B-79C3-44DA-A14B-CC01A94F7469.jpegFACCIA DA CONCORSO

ECCETTO DOVE SPECIFICATO, TUTTE LE FOTO SONO DI MIA PROPRIETÀ

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Idea semiseria: finché non diventerai giudice potresti offrire il servizio di arbitrare controversie su Steemit. Non so bene come, ma era un'idea che mi è venuta in mente qualche tempo fa.

Ahahahah!! Adorerei 😜

Dai tempi della pratica ho deciso che “da grande” volevo essere una particolare Giudice del Tribunale di Padova, particolarmente ganza.
E “da vecchia” mi va benissimo Tina Lagostena Bassi (Forum annesso) 😂

Ma ciao! Da quanto tempo.. Oltre farti l'in bocca al lupo, posso dire che la tua presenza un pò mi è mancata. ;-)

Ma grazie!! 😜 Allora sono ancora più contenta di essere tornata.
E crepi il lupo 😬

Mamma mia mi è salita l'ansia solo a leggere il post, buona fortuna!

Grazie 😬😜

Bentornata!!!

Grazie! 😊

Bentornata.....beh tu manchi da tre settimane...io sono qui da cinque....bene!
Non vedo l'ora di conoscerti meglio!