![Rino_Gaetano.jpg](https://steemitimages.com/640x0/https://cdn.steemitimages.com/DQmRPjiQdctuXCt6QpnxSckBiey2qdtRkUoYgjw4gN1HJre/Rino_Gaetano.jpg)
«««« Mio fratello è figlio unico Parte 1 di 2
«C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio, io non li temo, non ci riusciranno. Sento che in futuro le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni, che grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera, capiranno e apriranno gli occhi, invece di averli pieni di sale, e si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta!»
Rino Gaetano durante il concerto di San Cassiano (LE), 25 luglio 1977
Roma, prime ore mattutine del 2 giugno 1981
Una Volvo 343 grigio metallizzato targata Roma Z40932 sbanda pericolosamente sulla via Nomentana, periferia nord-est della città capitale, a breve distanza dal raccordo anulare.
Finisce contromano e si schianta contro un camion Fiat, modello 650.
L'impatto è devastante.
Sul luogo giunge l'ambulanza dei Vigili del Fuoco per prestare i primi soccorsi all'autista della Volvo, in stato di grave ed accertato pericolo di vita.
Le funzioni vitali del giovane alla guida, unico presente all'interno dell'abitacolo, sono minime, esattamente come le speranze che ha di sopravvivere all'urto terrificante.
Nessuno sa quale sia stata la causa dell'incidente, nei dintorni non c'era anima viva a quell'ora del mattino, non vi sono testimoni, nessuno ha visto niente.
L'autista del camion, illeso, non ha da dire niente di più di quanto risulti ovvio: "Quell'auto ha sbandato e si è schiantata sul mio camion".
I soccorritori identificano immediatamente lo sfortunato conducente: è Rino Gaetano, il cantautore, quello che canta "Gianna Gianna e non ti reggo più". Lo Caricano sull'ambulanza in condizioni disperate e partono immediatamente, direzione Policlinico Umberto I. All'arrivo i medici del pronto soccorso, vedendolo in quello stato, dichiarano: "Non siamo attrezzati per guarire questo genere di ferite"!
Incredibile.
I soccorsi increduli telefonano allora di volata ad altri quattro ospedali della capitale, nel tentativo disperato di trovarne uno disponibile, senza perdere ulteriore tempo prezioso: il San Camillo, il San Giovanni, il San Filippo ed il CTO della Garbatella.
Nulla da fare, danno tutti picche.
Chi afferma di non avere posto e chi di non essere in grado di poter prestare le dovute cure adeguate ad un paziente in pericolo di vita.
Assurdo. Non può proprio essere.
Alle prime luci del nuovo giorno, è troppo tardi. Rino ci lascia, portando via con sé la sua musica ed i suoi testi avanguardisti ed incompresi. Lo fa in silenzio, abbandonato nel momento del bisogno da uno Stato che non farà mai la dovuta luce sull'ennesimo caso che, definirlo di mala sanità, è un eufemismo.
Se questo non dovesse sembrarvi ancora abbastanza, tenetevi forte e proseguite la lettura.
Chi invece fosse spaventato di vivere in un paese dove sono realmente accadute queste cose, o chi avesse ancora oggi così a cuore le sorti di Rino Gaetano, da volerlo ricordare solo e soltanto per la sua musica, per il suo sorriso e per l'aria pulita del suo volto, maledicendo la fatalità di quella notte, si fermi qui.
Non prosegua oltre.
Non so se sarete felici di leggere alcune tesi e ipotesi alternative formulate sulla base degli eventi di questa tragica pagina nera della recente storia d'Italia.
Strane coincidenze sugli eventi
![](https://steemitimages.com/640x0/https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/6b/Rino_Gaetano7.jpg)
Partiamo con qualcosa di veramente inquietante.
Da far raggelare il sangue, oserei dire.
Negli anni precedenti al primo album, Ingresso Libero, uscito nel 1974, Rino frequentava un celebre locale di Roma dedicato alla musica dal vivo, nel quale i giovani artisti emergenti potevano esibirsi e mettersi così in mostra: il Folkstudio.
In una delle sue esibizioni sul palco del circolo culturale di Trastevere, cantò una canzone scritta e composta da lui stesso, con la quale narrava l'odissea di un ragazzo, Renzo, che dopo essere stato investito da un'automobile e soccorso dal conducente della stessa, non riuscì a trovare posto in nessun ospedale di Roma, in ognuno per un motivo diverso.
Una volta morto, non ci fu per Renzo nemmeno un posto disponibile al cimitero.
Il brano non fu mai inciso da Rino Gaetano, né come singolo, né mai inserito in uno degli album che pubblicò in futuro.
Lo troviamo finalmente, inedito, nell'album postumo del 2009 Live & Rarities, intitolato "La ballata di Renzo".
Ecco qui parte del testo sorprendentemente profetico:
Quel giorno Renzo uscì,
andò lungo quella strada
quando un auto veloce lo investì
Quell'uomo lo aiutò e Renzo allora partì
per un ospedale che lo curasse,
per guarir...
... La strada molto lunga
s'andò al San Camillo
e lì non lo vollero per l'orario.
La strada tutta scura
s'andò al San Giovanni
e lì non lo accettarono per lo sciopero...
... Quando Renzo morì, io ero al bar Con l'alba, le prime luci, s'andò al Policlinico
ma lo respinsero perché mancava il vice Capo.
In alto, c'era il sole, si disse che Renzo era morto, ma neanche al cimitero c'era posto...
La teoria
"Pensa che io conosco anche il profumo dei ministri..."
Rino Gaetano in TV ad uno spaventato Gianni Morandi
![](https://steemitimages.com/640x0/https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/4d/Rino_Gaetano6.jpg)
Qui le cose sono due: o Rino era dotato di un qualche potere divinatorio, oppure intuiva chiaramente quello che sarebbe stato il suo destino. Prendendo per buona questa seconda ipotesi, senza buttarci in un'inchiesta nel campo del paranormale, cerchiamo di capire i perché di questo brano sorprendentemente profetico.
Esiste una teoria per la quale sono state scritte centinaia di righe su svariati siti web, blogs e perfino un libro, secondo cui l'incidente automobilistico che coinvolse il cantautore, non fu casuale. E nemmeno un incidente nel vero senso della parola, se vogliamo dirla tutta.
C'è chi sostiene, ed è pronto a scommettere, che quell'incidente sia stato solo una messa in scena per nascondere un omicidio vero e proprio, un perfido piano studiato a tavolino per far fuori uno scomodo menestrello che sapeva e cantava troppe cose.
Di questa teoria, ne è pienamente convinto l'avvocato campano Bruno Mautone, autore del libro edito nel 2013, Rino Gaetano: la tragica scomparsa di un eroe, con il quale tenta di spiegarci come, attraverso lo studio approfondito di certi passaggi ambigui di alcuni dei testi delle canzoni scritte da Rino, sia arrivato a pensare ed a credere fermamente che il cantautore calabrese fu ucciso dalla massoneria criminale.
Parole e metafore dietro le quali l'artista avrebbe celato impliciti riferimenti a fatti di cronaca nera e scandali imputabili ad insospettabili individui dell'alta società appartenenti ad una società segreta di stampo massonico.
Mautone, talmente convinto di questo possibile scenario, in data venerdì 12 maggio 2017, ha ritenuto opportuno presentare richiesta ufficiale al Tribunale di Roma per la riapertura delle indagini sul presunto omicidio di Rino Gaetano, ritenendo che all'epoca dei fatti il caso dell'incidente venne archiviato con troppa fretta, senza la dovuta attenzione che avrebbe meritato.
Egli, quando interrogato, afferma di non sapere se Rino Gaetano sia mai stato a sua volta un massone. Dichiarandosi sprovvisto della prova schiacciante per dimostrarlo, si limita a credere che fu molto vicino all'ambiente, o al massimo, a considerare una breve appartenenza dalla quale Rino si chiamò presto fuori, pentito della scelta di essere entrato a far parte di una società segreta evidentemente corrotta e deviata.
![Massone_-_Mason.jpg](https://steemitimages.com/640x0/https://cdn.steemitimages.com/DQmQrnfDp8EKroxTRSJAKYqxJQW6kP64jLfTp2gHsxoDZXn/Massone_-_Mason.jpg)
![](https://steemitimages.com/640x0/https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6f/Portrait_de_Dante.jpg)
Secondo le malsane abitudini della massoneria segreta e criminale (oggi almeno sulla carta vietata dalle leggi dello Stato Italiano), viene spiegato all'interno di diverse pubblicazioni sull'argomento che quando un elemento scomodo doveva essere "eliminato", l'organizzazione si muoveva in merito seguendo logiche esoteriche, agendo spesso secondo la legge del contrappasso di dantesca memoria (in breve, l'essere puniti allo stesso modo o al contrario delle proprie colpe, oggettive o presunte che siano, chiaramente).
Quindi, reo di compiere attraverso le sue canzoni diffamatori atti di sabotaggio nei confronti delle attività losche e criminali di tale organizzazione e di aver denunciato disservizi pubblici imputabili ad enti governativi "protetti" dalla massoneria, Rino doveva morire per via di un sabotaggio ed in condizioni del tutto analoghe alle sue canzoni di denuncia.
La Ballata di Renzo venne quindi ipoteticamente considerata dai "sicari" come la giusta pena da infliggere, dopo avergli sabotato l'automobile.
C'è un però.
Come già detto, questo brano rimase inedito fino al 2009.
Se non crediamo alle doti divinatorie di Rino, allora dobbiamo presumere che qualcuno a lui molto vicino, fece sì che la legge del contrappasso gli venisse applicata.
![](https://steemitimages.com/640x0/https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f3/Official_insignia_of_the_Rosicrucian_Order.jpg)
Gli indizi che invitano a seguire la pista dell'omicidio, non finiscono qua.
La società segreta in questione sarebbe, secondo molti ed a questo punto anche secondo gli stessi brani scritti da Rino Gaetano, una deviazione criminale discendente dai Rosacroce, chiamata appunto La Rosa o La Rosa Rossa.
In effetti, nei testi delle canzoni, oltre a frasi dal significato ambiguo inerenti a fatti di cronaca nera rimasti senza colpevoli, scandali mai chiariti e perfino a possibili usi e costumi dell'ambiente massonico che Rino in qualche modo conosceva bene, troviamo anche continui riferimenti dell'autore alla "Rosa".
Addirittura nell'album Mio fratello è figlio unico del 1976, che molti ritengono essere uscito proprio nel periodo in cui l'artista avrebbe abbandonato la massoneria, vi sono ben tre titoli che alludono al sopracitato fiore: Cogli la mia rosa d'amore, Rosita e Al compleanno della zia Rosina, all'interno dei quali la parola "rosa" si spreca.
Anche in un altro brano fino al 2009 rimasto inedito, Donde está el grano, Rino canta: "Donde está el grano, donde está la rosa?"
Chissà se scopriremo mai come realmente andarono le cose.
Sta di fatto che Rino e la sue canzoni vivono nei ricordi dei più grandi e nel cuore di tutti quelli gli hanno voluto e che gli vogliono ancora bene. Anche in quello dei giovanissimi.
Se passate da Roma, andate a trovarlo al Verano, l'immenso cimitero della capitale, e ditegli che quella sera a San Cassiano nel 1977 aveva ragione. Noi delle generazioni future abbiamo compreso perfettamente le sue canzoni, le amiamo e le cantiamo con gioia anche adesso.
Lui questo lo sa già, ma sarà felice di sentirselo dire una volta di più.
FONTI
Rino Gaetano: La tragica scomparsa di un eroe, B. Mautone, 2013
Le foto verticali di Rino Gaetano e Dante Alighieri sono di pubblico dominio, qui di seguito i link:
Post superlativo, commovente e pregno di verità.
Perchè anche io mi ritengo appartenente al club dei complottisti e che Rino quella triste notte del 2 giugno 1981 non morì nelle modalità che ci è stato voluto far credere.
Era entrato per un periodo nell ambiente massonico per poi uscirne subito dopo, tempo di aver capito tante, troppe cose che era meglio che non avesse capito nè saputo.
Le allusioni alla massoneria,come fai ottimamente notare, sono presenti in molti dei suoi brani. Dissacrava e sbeffava attraverso le sue composizioni tutto cio che era venuto a sapere.
E più che un genio, un cantante avanti decenni a tutto, era diventata una vera e propria mina vagante.
Un post da incorniciare.
Viva Rino Gaetano.
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E' stato difficile e bello scrivere di Rino, sebbene tante parole siano già state spese in tutti questi lunghi anni. Fu forse dimenticato per troppo tempo, poi finalmente l'eco delle sue parole è tornato a farsi sentire forte e chiaro anche dalle generazioni del futuro!
Lui lo sapeva bene, nonostante tutto, se alzi gli occhi al cielo vedrai che è sempre blu, anzi, sempre più blu!
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