IL "PARTO" DI UN PADRE

in ita •  7 years ago  (edited)

L'assistenza "H-24", il travaglio e l'estenuante attesa prima di "partorire", dove poi tutto,NON finisce.

Narrazione dei momenti "VISSUTI E SOFFERTI" antecedenti e successivi alla Nascita vista dal punto di vista del "neo papà"... alzi la mano chi ne ha mai parlato!

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Ecco, appunto, come in internet il computer riesce a contattare il "cervellone" ma lo stesso non è in grado di rispondere a ciò che gli viene richiesto, il famoso error 404 pervade anche la mente di un futuro padre che, a pochi giorni della fine della "sua gravidanza" si trova in perenne "stato confusionale" dove migliaia sono le faccende da sbrigare:
" Vai a comprarmi subito il gelato!" , oppure "Mi aiuti a scendere dal letto?" o ancora meglio "HO FAME!" ,a qualsiasi ora , una mole di faccende da sbrigare contemporaneamente, parola incomprensibile e non riconosciuta da un "maschio alfa" che preferisce, invece, fare tutto "oh, con calma, una cosa alla volta, per piacere".

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Una vera e propria assistenza H-24 nella quale qualsiasi "cosa da maschio" non si riusciva a fare nemmeno mentre si dormiva, perché, eh no, arrivavano certi pugni, calci rotanti a girare che nemmeno il nostro "Walker T.R." dei tempi migliori...e appunto,il letto, ma quale letto? Il futuro padre che si ritrova nel privilegio di provare un letto da nessuno mai inventato, un letto matrimoniale trasformato in mezza piazza, davvero comodissimo, da provare, ve lo consiglio.

Beh, e che dire del momento pranzo e cena? Come se non bastassero i 27 spuntini al giorno, i pasti principali diventavano il documentario di una tipica caccia di ghepardi alle gazzelle, dove il "macho", il maschio alfa si doveva piegare inesorabilmente alle 4.000 calorie che la mamma in dolce attesa assumeva senza battere ciglio e a tempo di record, tanto da mettere giù la forchetta a metà strada...ecco allora da dove arriva lo "strano aumento di peso" del papà nell'arco dei nove mesi; e meno male che si arriva a metà pasto, altrimenti chissà...

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Le "gite" dal ginecologo, dove da un puntino minuscolo, dove il dottore diceva " eccolo, è proprio lì " ed io non capivo assolutamente nulla di cosa stavo vedendo, mano a mano cresceva e diventava sempre più formato, come la pancia di mia moglie...COME LA MIA... fino a che, quando arriva il consiglio di fare i vari monitoraggi in ospedale nonostante mancassero una ventina di giorni, decidono di trattenere la futura mamma in ospedale, per una precauzione maggiore.

Quindi, vuol dire che...posso...tornare a casa da solo? pensavo con una piacevole sensazione, immaginandomi di riuscire finalmente a "staccare" qualche giorno, perché anche la mia gravidanza era davvero stressante, a volte...
Sì, come no, e cominciò una piccola fase di qualche giorno nella quale avanti e indietro, destra e sinistra, ritorna in ospedale...accidenti il cane! Torna indietro allora prima di ritrovare poi qualche bisogno in casa, anche no!

Fino a quando una mattina, mentre assistevo mia moglie, arriva la decisione di provare a "indurre" il parto nonostante mancasse ancora qualche giorno al termine.
Dopo che cominciarono le varie procedure, e ammetto che mi era molto difficile staccarmi da lei, come del resto ogni volta, decido di tornare a casa per mangiare qualcosa per poi tornare indietro.
Appena entro in casa squilla il telefono: " hanno deciso per il cesareo" dice mia moglie
" Ah, ok " dico io sbigottito e confuso " ma quando? "
"ADESSO" mi risponde
Praticamente saltando giù dal balcone ed entrando in macchina, mi ritrovavo a guidare come non mai, un pazzo scatenato, nessuna paletta poteva fermarmi.
Dopo pochi minuti arrivo, con il respiro di un alpinista sulla cima dell'Everest per poi scoprire di non essermi perso nulla, come invece immaginavo.

Dopo venti minuti di camminare avanti e indietro, che se avessi avuto un contapassi si sarebbe persino scaricato, si aprono delle porte davanti a me con una dottoressa che, con su ancora la mascherina,nurse-2019420_1280.jpg esclama: "è nato tuo figlio"...

Black out, "ho perso le gambe" penso. Mi appoggio al muro e la tensione crolla in un pianto a dirotto per la felicità.
Subito dopo aspetto che si riaprano ancora quelle porte e, di lì a poco, vedo arrivare un'incubatrice, e come se fosse un forziere con il tesoro, c'era lui, mio figlio.
La voglia di scardinare quel coperchio era molto accentuata mentre guardavo le infermiere e valutavo se avessi potuto farlo, mmm meglio di no.
Volevo già prenderlo in braccio, ma ho resistito. Ho aspettato mia moglie che non arrivava, e non arrivava e poi, finalmente, eccola arrivare come non mai, sì come non MAI : effetto morfina, ormoni alle stelle, insomma un cocktail letale.

Data la "non reperibilità momentanea", di qualche ora effettivamente, di mia moglie parte il "post partum". Giù a registrare la nascita, messaggi, telefonate e chi più ne ha più ne metta.

E verso sera, la possibilità di toccarlo, di tenerlo in braccio per la prima volta e qui, dove il parto non finisce e una nuova fase comincia.

Questo è "il parto di un padre" visto da un punto di vista differente, inusuale, forse non conosciuto che nulla toglie alla madre, che porta dall'inizio alla fine qualcosa che un uomo non potrà mai provare ma che, nel suo piccolo, non può che essere soddisfatto di aver messo l'anima in ciò che, in questi incredibili momenti, una madre non potrebbe fare.

fonte immagini pixabay.com

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