Premessa
37,5. ancora febbre...
Lei non è abituata a restare a casa per troppi giorni, diventa insofferente più per noia che per il fastidio (che pure è reale) di raffreddore e mal di gola.
Ed io, che ora sono accanto a lei, le faccio compagnia guardando l'ennesima puntata di una serie su Netflix.
L' ennesima.
Le serie sono entrate prepotentemente nelle nostre vite. Ci tengono incollati per ore alla TV, ed in alcuni casi ci tolgono il sonno.
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On demand
Chiedi e ti sarà dato.
O meglio
Paga e ti sarà dato
Di per sé non ci sarebbe nulla di male, in fondo noi paghiamo per avere un servizio di intrattenimento.
Basta, però, fermarsi a riflettere per un secondo che improvvisamente ci si rende conto...
Non c'è più tempo per l'attesa.
Fino a che l'"on demand" non è entrato violentemente nelle nostre vite, se eravamo fortunati, dovevamo aspettare almeno 24 ore prima di sapere come sarebbe andata a finire questa o quella storia.
Fantasticavamo e ci confrontavamo su cosa sarebbe potuto succedere.
Oggi?
Oggi abbiamo bisogno di sapere subito
Oggi pretendiamo di sapere subito.
e quindi?
Vediamo la prossima?
Lo sguardo implorante di sapere, e il tempo (15 miseri secondi) che intercorrono tra le due puntate.
La necessità di spingere un pulsante del telecomando in maniera quasi compulsiva per annullare anche quelli...
La nuova puntata sta per cominciare, la affebbrata è sempre qui accanto a me.
Questa piccola riflessione apre un vaso di Pandora sul valore dell'attesa, e sicuramente ve ne riparlerò, ma adesso scusatemi..
c'è la sigla.
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