Colgo l'occasione per ringraziare @mondodidave73 per il finanziamento di questo contest
Inizio subito mettendo le mani avanti: The visit (2015) NON è il film più brutto della storia del cinema. Penso solo che andare a cercare fra le piccole produzioni o fra i disastri prodotti andando indietro di decadi nel tempo sia un esercizio di futilità che non può far riflettere sul perché un film sia “brutto”. Trovo inutile andare a fare un'analisi di film come Santa Claus conquers the martians (1964) che, con mezzi a dir poco antiquati anche per l'epoca, affronta un tema stupido senza riuscire nemmeno ad intrattenere; c'è ben poco da analizzare in un film come Birdemic (2008) che non ha visto né sforzo né impegno da parte di nessuno dei partecipanti al progetto, oltre che neanche a un soldo di produzione. Non che i sopracitati film non siano brutti, anzi, ma credo sia più opportuno e più interessante andare ad analizzare quei film apparsi nel cinema contemporaneo o anche dieci o venti anni fa, insomma quando l'industria cinematografica già offriva grandi possibilità e mezzi per lavorare, realizzati da persone capaci ed esperte in questo mestiere ma che comunque rimangono film “brutti”. Perché le virgolette sulla parola “brutti”? Perché ci tengo a sottolineare che il termine “brutto” riferito a un aspetto qualitativo rimane per antonomasia un concetto soggettivo, e quando userò questo termine più avanti dovete sapere esattamente cosa intendo dire: “Non funziona”. Nelle prossime righe vado ad illustrare quali sono i canoni di giudizio utilizzati per giungere alla conclusione che The visit è un brutto film.
1. TRAMA
Questa è forse l'unica cosa che poteva quasi salvarsi del film, ma non ci riesce.
Due ragazzi adolescenti vanno a incontrare i nonni che non hanno mai conosciuto a causa dei cattivi rapporti che loro madre ha con essi. Instaurano un rapporto con l'anziana coppia che li ospita nonostante alcune bizzarre condizioni tra cui il non uscire dalla loro camera dopo le 21.30. Violando questa regola scopriranno che la nonna ha la sindrome del tramonto, una condizione che colpisce gli anziani con demenza o Alzheimer anche lievi che comporta alterazioni di memoria, deliri, allucinazioni e gesti inconsulti al calar del sole. Per i ragazzi la situazione diventa sempre più inquietante (anche se non per lo spettatore) tanto che nasconderanno la telecamera per riprendere l'esterno della loro stanza chiusa a chiave. Quando vedranno la nonna delirante con un lungo coltello da cucina cercare di entrare grugnendo, chiameranno in videochat la madre per farsi venire a riprendere e le mostreranno i nonni. Una volta visti, la madre li informa che quelli da cui sono stati ospiti per tutto questo tempo non sono i loro nonni e dice loro di fuggire mentre lei chiama la polizia, ma i due si ritrovano in trappola in casa dove si scontreranno con i due impostori riuscendo a vincere con la morte dei due anziani. Scopriranno in seguito che i due erano due malati di mente da cui i loro veri nonni (i cui cadaveri avevano trovato in cantina) facevano servizio di volontariato e che volevano conoscere i due fratelli di cui avevano tanto sentito parlare. Quindi li hanno uccisi e si sono sostituiti a loro anche perché l'anziana pazzoide aveva ucciso i suoi figli gettandoli in un pozzo in cui credeva abitassero degli alieni che li avrebbero purificati, sorte che sarebbe toccata anche ai due protagonisti.
L'idea di fondo non sarebbe male: scoprire che i cari nonni appena ritrovate non sono davvero i tuoi nonni. Potrebbe non essere la più originale, ma i presupposti narrativi in cui viene inserita funzionano.
Lo svolgimento è però molto lento, non riesce a catturare l'attenzione. Potrebbe diventare tutto interessante solo una volta svelata la cosa, che viene svelata molto bene, improvvisamente e senza alcun sospetto da parte dello spettatore. Tuttavia proprio da quel momento la cosa in realtà degenera nella parte peggiore del film perdendo del tutto l'attenzione di chi guarda, addirittura rischia di fargli interrompere la visione con scene spiacevoli da guardare (come l'inutile e completamente immotivata scena in cui nonno spalma il suo pannolone pieno di escrementi sul viso del nipote tredicenne germofobico). Il comportamento dei personaggi cambia troppo radicalmente, troppo in fretta e senza un motivo percepibile. Diventa tutto inverosimile in un film che si basa e cerca di puntare proprio alla verosimiglianza. Niente da fare, Shyamalan qui ha toppato.
CC3 Creative Commons
2. SCOPO DEL FILM E COME VIENE RAGGIUNTO
Ogni film ha uno scopo, un obiettivo. Per farla breve, potremmo collocarlo in tre categorie di scopi:
- Didattico (Un film con un messaggio che è importante da comunicare)
- Di intrattenimento (Un film che può anche non avere un messaggio e che punta sull'intrattenere lo spettatore divertendolo o facendogli provare un'emozione)
- Artistico (Un film che punta maggiormente sulla bellezza estetica e sul virtuosismo tecnico più che sul contenuto)
Sebbene non esista una scopo migliore di un altro e sebbene spesso si inseriscano elementi di tutte e tre le categorie nella pellicola, è molto importante individuare qual è lo scopo di un film per capire se i mezzi che il film usa per raggiungerlo siano adeguati e funzionanti.
Un esempio di uso eccellente dei mezzi narrativi per raggiungere lo scopo del film è Quarto potere (1941) ed è il motivo per cui è da moltissimi considerato il più bel film della storia del cinema. Senza approfondire troppo in questa sede, Quarto potere ha uno scopo di tipo didattico; Ha infatti un messaggio: “Senza un'infanzia un uomo non può essere completo”. Per dare questo semplice messaggio viene mostrata un'indagine su Charles Foster Kane, un uomo di grande influenza e potere ma “incapace di amare se non alle sue condizioni” la cui ultima parola sul letto di morte è stata “Rosabella” (Rosebud in inglese). L'uomo incaricato di scoprire tutto ciò che c'è da sapere su Kane e su chi sia Rosabella per scriverne un articolo giornalistico intervisterà tutte le persone a lui vicine senza ottenere alcuna informazione chiara, solo ambiguità e informazioni nettamente contrastanti. Solo lo spettatore scoprirà in seguito che “Rosabella” era il nome inciso sullo slittino che Kane aveva da bambino, quando fu separato dalla famiglia per andare a studiare e lavorare perdendo così la sua infanzia. Infanzia di cui la slitta è diventata il simbolo, il cui nome è stato pronunciato, come un rimpianto, sul letto di morte.
Lo stratagemma narrativo usato in Quarto potere funziona perché è dimostrativo, cioè dimostra evidenziando i fatti narrati ciò che si vuole sostenere, senza essere tautologico e intrattiene con l'indagine, la voglia di sapere chi sia Rosabella. Questo stratagemma non è però privo di difetti poiché difficilmente uno spettatore poco attento che guarda il film in maniera rilassata può cogliere il messaggio in maniera immediata senza una riflessione a posteriori, tuttavia la bellezza del film e il motivo per cui è considerato un capolavoro sta tutta nel mezzo con cui è trasmesso il messaggio.
Fatta questa breve e semplicistica analisi che non renderà mai giustizia a Orson Welles e al suo capolavoro, prendiamo in esame The visit.
Il film di Shyamalan ha uno scopo didattico o per meglio dire DEVE avere uno scopo didattico. Dico che "deve essere così" perché andando per esclusione non può essere altrimenti.
Possiamo escludere lo scopo artistico in quanto il film è girato come found footage o meglio come un mockumentary, cioè tutto con la telecamera in mano ai protagonisti fingendo che si trattino di riprese spontanee degli avvenimenti per dare una sensazione di realtà della vicenda. Di conseguenza non ci sono belle riprese o virtuosismi di sorta, anzi sarebbero di troppo.
L'intrattenimento dato dal film è molto basso. E' un horror basato su una crescita di inquietudine con un ritmo molto lento. Indipendentemente dal fatto che non riesca ad ottenere l'effetto desiderato, questo sistema non può riuscire ad intrattenere quanto un ritmo più calzante a cui il film potrebbe anche prestarsi ed è proprio perché Shyamalan, che ha dimostrato in passato di essere un regista molto capace, ha fatto questa scelta che l'intrattenimento non può essere lo scopo primario del film.
Inoltre il messaggio che ci vuole essere dato c'è ed è palese: “Non si deve mai provare rancore”. Vi chiederete da cosa traspare in questo film. E' semplice: non lo fa. Questo messaggio ci viene infatti detto direttamente alla fine del film dalla madre dei due che, una volta riabbracciati i figli, dice loro quelle esatte parole, fra l'altro in una situazione in cui il contesto non ci rende immediato il ricondurre quella frase ai problemi che la madre aveva coi nonni. Quindi, in sintesi: il film fallisce miseramente nel trasmettere il suo messaggio e quindi nel realizzare il suo scopo, non ha alcun mezzo per farlo. Tanto valeva scriverlo prima dei titoli di coda. Un grande e grave fallimento per un regista, a maggior ragione per Shyamalan.
3. LA STRUTTURA
Ogni film ha una struttura, un disegno su cui muovere la narrazione. Un film dalla struttura lineare semplice vede fabula e intreccio coincidere e gli eventi susseguirsi, un film circolare vede invece la coincidenza fra la fine e l'inizio.
Esattamente come con lo scopo, non esiste la necessità di una struttura complessa e non sempre una struttura complessa è funzionale al film. A volte una semplice linea è l'unica cosa su cui possiamo o dobbiamo basarci.
Tuttavia una struttura non convenzionale, non solo abbellisce e arricchisce la visione del film dandogli la possibilità di raccontarci gli eventi in maniera differente, ma può avere un forte valore semantico e quindi diventare parte integrante della narrazione stessa e del significato di quest'ultima.
Un ottimo esempio lo vediamo in Mulholland Drive (2001) di David Lynch. In questo film la struttura è estremamente importante ai fini della comprensione degli avvenimenti raccontati. Il film si struttura come un nastro di Möbius, un nastro circolare chiuso che effettua una torsione per cui si tratta di quella che in geometria si definisce una superficie non orientabile. Per farla breve, se partiamo da un punto qualsiasi del nastro e facciamo un giro completo ci ritroveremo nello stesso punto ma sul lato opposto. Ecco, in Mulholland Drive è quanto succede alla narrazione: a circa metà film, dopo la scena del teatro, ci ritroviamo in un punto analogo all'inizio della storia ma in una situazione in cui i ruoli, le situazioni e tutto sono all'opposto. Quindi in questo caso la struttura è complice del film e non solo un mezzo usato.
In The visit questo non avviene. Essendo girato come mockumentary non può avere che una struttura lineare con le sole interruzioni dei momenti in cui la telecamera si spegne come transizioni. Una semplice linea.
Prima ho scritto che la struttura non deve essere necessariamente complessa, ma in questo film forse una scelta stilistica diversa condita con una struttura particolare e assecondante avrebbe potuto cambiare le cose in meglio. Non è stato fatto, peccato, ma anche se conta poco è una cosa che comunque devo tener presente per giudicare un film.
4. COMPARTO TECNICO
Inserisco in questa sezione dal titolo forse non troppo preciso tutto ciò che ha a che fare con i mezzi fisici utilizzati, montaggio, tecniche di ripresa, stile e fotografia. Anche queste cose non devono essere necessariamente superlative per creare un buon prodotto e spesso devono essere sacrificate in funzione di avvalorare la semantica del film.
Per esempio, in Pusher (1996) di Nicolas Windig Refn possiamo notare come sia tutto girato con una telecamera a mano con messa a fuoco e otturatore impostati sulla regolazione automatica. Questo è tutto l'opposto di quanto dovrebbe essere fatto per avere le cose fatte nel “modo migliore” ma contribuisce tantissimo a creare una sensazione di realtà in ciò che osserviamo. Vedremo la luminosità delle riprese cambiare quando la telecamere si sposta da interno a esterno come succede a noi nel fare riprese quando facciamo i turisti o in famiglia o situazioni di quotidianità e quando lo vediamo accadere nel film veniamo inconsciamente rimandati a quella sensazione familiare e quindi alla realtà della vita vera.
A maggior ragione in The visit, in quanto mockumentary, la mancanza di finezze tecniche è assolutamente necessaria per dare la sensazione di realtà, ma non riescono a farlo bene. La telecamera che dovrebbe fingersi oggetto casualmente utilizzato nella vicenda viene guarda caso appoggiata sempre nel punto perfetto per riprendere al meglio la situazione, il motion blur non viene sfruttato, l'illuminazione risulta posticcia, eccetera. Insomma tutto un insieme di accorgimenti inspiegabilmente mancanti; e dico inspiegabilmente perché da un punto di vista tecnico il mockumentary è la scelta stilistica di più facile realizzazione che ci sia, basta NON fare niente di più che premere REC.
Non uniformate l'illuminazione ad ogni ripresa, non usate una steadycam per ridurre il movimento del camminare con la camera, non limitare i movimenti della camera. NON fare le cose è semplice. Riuscire a far male la cosa più semplice è veramente inaccettabile da parte di un regista come Shyamalan, che ci ha regalato dei film molto belli e dei film meno belli ma che almeno erano stilisticamente e tecnicamente ben fatti.
CONCLUSIONE
Che dire quindi di The visit se non “fiasco”.
Brutto svolgimento di trama, pessimo uso del mezzo per trasmettere il messaggio e pessima realizzazione tecnica e stilistica. Ho incontrato veramente pochi film che fallissero così male in tutto quanto e tra tutti questi ho scelto di presentarvi The visit proprio perché è girato da un regista estremamente conosciuto e apprezzato. E' inspiegabile come l'uomo che ha realizzato "Il sesto senso" e "Umbreakable" possa aver tirato fuori una cosa così malfatta. Certo eravamo già stati delusi da altri suoi film brutti, ma qui siamo a livelli raramente visti in uno dei grandi di Hollywood, fra bruttura e errori non riusciamo a salvare quasi niente. Dico quasi perché, per dare a Cesare quel che è di Cesare, in lingua originale, la recitazione della vecchia pazza non è male. A parte questo, solo brutti ricordi a riparlarne in futuro.
CC0 Creative Commons
Dopo aver visto The Visit, ho passato settimane a cercare di collocarlo all'interno di un genere, ho provato in tutti i modi possibili a dargli uno scopo, ma non ce l'ho fatta.
Ma, mentre non è necessario collocare un film all'interno di un genere, identificare lo scopo per il quale tale pellicola è stata girata è qualcosa di utile. Tuttavia, The Visit:
Non è sicuramente il peggior film che abbia mai visto (peggio di questo c'è Unfriended), però anche The Visit è una cagata pazzesca.
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Grazie mille @ageeksdiary!
Quanto hai scritto in questo commento vale più di un voto.
Avvalora quello che ho scritto e ricalca per molti versi lo stile adoperato nel post originale.
Ti ringrazio anche per il riferimento finale di impronta fantozziana, sempre gradito.
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Non tutte le ciambelle riescono con il buco, caro @moncia90, per cui succede, come nel caso del film "The visit", che qualcosa (o parecchio) non vada per il verso giusto.
Hai fatto una disamina estremamente completa ed articolata, degna di un critico cinematografico, complimenti per il grande lavoro che hai postato e per la completezza e padronanza degli argomenti trattati
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Sono molto felice che ti sia piaciuto Mad!
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Bravo, sei un vero critico cinematografico! ci terremo ben lontani da questo film!!
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Grazie mille!
Un saluto ad entrambi!
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