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Quando attendi un nuovo album di una band che adori, sei fomentato come poche volte, soprattutto perché musica nuova, nuovi tour e nuove canzoni da cantare a squarciagola...ma cosa accade quando l’album in questione ti lascia con l’amaro in bocca? È il caso, per me, di “Sonder”, nuova fatica degli inglesi TesseracT.
La band britannica ci ha abituati con i tre album precedenti a sonorità dai ritmi molto articolati ma di riff non eccessivamente astrusi, il tutto mischiato da una voce sempre incredibilmente melodica; tutto questo crea un sound molto riconoscibile e parecchio accattivante e questo album non è da meno, infatti per tutta la durata del lavoro l’inconfondibile sound “TesseracTiano”…ed allora quale è il problema?
Siamo davanti ad un album di 36 minuti con solo 7 tracce, che soffre tantissimo di carenza di effetto sorpresa, infatti di queste canzoni tre erano state rilasciate settimane prima dell’album (una, addirittura, “Smile”, quasi un anno fa anche se con un arrangiamento differente), e delle quattro rimanenti, una è una intro ed una è una breve canzone di poco più di due minuti, quindi in realtà restano due vere “nuove” tracce, rispettivamente “Juno” e “Beneath My Skin / Mirror Image”.
Queste due tracce risultano essere diametralmente opposte tra di loro, infatti se la seconda fa sentire tantissimo la pesantezza della sua lunghezza e sembra una accozzaglia di idee collegate tra loro senza quasi un nesso logico, la prima, invece, è una canzone solida, che scorre incredibilmente veloce nonostante i suoi 7 minuti di lunghezza, dove la band fa sentire in totale le sue capacità, facendo trasparire il lato più creativo di tutto questo lavoro. In conclusione l’album risulta essere interessante ma è stato “bruciato” a causa delle troppe anteprime e dalla durata troppo breve, che magari serve per poter riprodurre l’album nella sua interezza dal vivo, ma fa mancare all’album quel sentimento di cattura e di partecipazione che ogni buon lavoro musicale dovrebbe possedere.