Il pranzo di famiglia nel 1978.

in ita •  6 years ago 

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Per questo racconto del #neverendingcontest con il tema scelto da @fulviaperillo ho deciso di trarre ispirazione da un documentario/inchiesta di Comencini che ho visto in questi giorni, ambientato nel 1978, intitolato " L'amore in Italia" .

Ecco il mio racconto.

PRANZO DI FAMIGLIA NEL 1978.

Letizia sedette al tavolo con aria costernata, oggi non era proprio la giornata adatta per un pranzo in famiglia, si mise sulle gambe l' inamidato tovagliolo che sua suocera aveva certamente stirato con la precisione di un killer ed ebbe cura di non poggiare neppure un centimetro di gomito sulla tavola.
Suo marito Enzo non sembrava neppure avvertire la sua tensione, ma d' altronde non l' avvertiva da quasi dieci anni, la durata del loro matrimonio.
Forse all' inizio si era preoccupato di quello che lei pensava o forse no, l' aveva già inquadrata come futura madre dei suoi figli relegandola a vista in un ruolo che Letizia, come donna non abituata mai ad interrogarsi, non aveva mai messo in dubbio.
Le portava fiori e doni, talvolta le poneva sulle labbra delle arance così arancioni e succose da evocare in lei pensieri voluttuosi e inappropriati e lei allora scansava le mani di lui, sudice di succo e diventava rossa come la polpa del frutto del " peccato" .

Poi lui aveva chiesto la sua mano, suo padre non aveva esitato, Enzo aveva un buon lavoro in una ditta, ma non come operaio, sgobbatore e mulo ma come capo ufficio!

E lei in fondo non era una gran bellezza, suo padre glielo diceva sempre, con quel naso troppo schiacciato e quei ricci troppo ribelli.
Ed erano proprio quelle ciocche che Enzo adorava e che per la prima notte di nozze tirò come se fossero cinghie di un cavallo.

Letizia aveva sempre pensato alla prima notte di nozze come un evento sconvolgente, l' entrata nel mondo adulto, ciò che l' avrebbe resa donna, invece fu solo una cosa molto veloce, molto umida e anche molto scomoda .

E dopo un paio di mesi di mesi di scomodità e umidità fastidiosa il suo ventre si gonfiò e tutti furono felici, mentre lei avvertiva solo una grande nausea.
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Sua suocera posò sul tavolo le prime pietanze e tutti si sedettero, bambini compresi quasi in religioso silenzio, tutti pronti per la preghiera prima dei pasti.

Letizia si assicurò che tutti i suoi figli fossero sistemati e che si stessero comportando in maniera educata.
Aveva amato alla follia la sua primogenita pur leggendo un certo scontento nello sguardo di Enzo.
Scontento che scomparve dopo i quattro maschi che mise al mondo uno dopo l' altro appena un anno dopo la nascita di Clelia.
Invece a lei lo scontento dallo sguardo non andava mai via, rimpiangeva con amarezza gli anni da ragazza nubile, quando parlava con le amiche e stendeva i panni da sola in giardino ascoltando vecchie canzoni, quando correva per la strada libera con le gonne alzate e il vento sulle gambe, quando ancora tutto ciò che faceva non veniva etichettato come disdicevole o riprovevole.
Come il suo ventre si era riempito di quelli definiti da tutti doni di Dio, d' improvviso era diventata una madre e aveva scoperto una lista lunghissima di cose che sono disdicevoli per una madre.
Aveva pensato peccaminosamente che essere madre non era così divertente e che forse Dio era meglio se le avesse donato una bella bicicletta o un paio di scarpe.

Eppure sua suocera non avrebbe approvato quel pensiero, madre orgogliosa di dieci figli non contando quelli mai nati, sbandierava l' importanza della famiglia ai quattro venti e decantava le gioie della maternità come uno stendardo contro le vergognose donne moderne, come la sua vicina Claudia che di figli ne aveva solo uno e che sosteneva di prendere la pillola, abominio del Signore.

Quel giorno a tavola vedendo tutti radunati sua suocera pensò bene di tirare fuori un argomento a lei caro, non si faceva che parlare di quello ovunque, la legge 194.

Letizia aveva letto qualcosa e dopo il senso di indignazione aveva pensato che non era poi una brutta idea. Suo marito non voleva che le prendesse la pillola abominio del signore e dunque lei aveva sempre mal di testa o mal di pancia o era troppo stanca per le faccende per fare quelle cose che lui desiderava tanto, che se le andasse a cercare altrove! Lei era una madre non una di quelle donnacce alle quali va bene fare quelle cose lì.

Eppure talvolta si chiedeva se si potessero fare in un modo diverso e se le cose fossero state diverse, forse si diceva non avrebbe avuto gli occhi scontenti.

La suocera iniziò ad inveire contro questi demoni, i radicali, che appoggiavano tali abomini, distruggendo le famiglie, apostrofò le donne che la pensavano come loro " sgualdrine".

Letizia si strinse nelle spalle, le loro idee non le parevano così errate, forse era un poco sgualdrina pure lei, rabbrividì al solo pensiero.

Suo marito annuiva e così facevano tutti, "assurdo" commentavano " incivile " gridavano.
E Letizia pensava ai sui cinque parti, ai vestiti sudici e ai ceffoni che Enzo le tirava ogni volta che la casa non era lustra o che i bambini urlavano troppo e non vedeva dove stesse tutta quella civiltà.

" Io non la penso così" disse debolmente mentre sul tavolo era comparso il polpettone e gli sguardi degli altri commensali si raggelarono.

" Come hai detto moglie cara?" disse sibilante Enzo, con un cara dal suono talmente minatorio da sembrare un offesa più che un vezzeggiativo.

" Non la penso così" disse lei " Credo che ognuno debba essere libero di scegliere " sussurrò.

Il silenzio piombò nella casa.

" Scegliere cosa, l' inferno cara?" commentò sua suora con un sorriso beffardo.

Mario allora, il suo terzogenito cogliendo la tensione iniziò a piangere seguito a ruota dai suoi fratelli. Scie di lacrime e moccio macchiarono i tovaglioli inamidati, Letizia si alzò con calma, prese dai fazzoletti dalla tasca della giacca.

Pulì il disastro dal viso del più piccolo della sua nidiata e mentre strofinava fissò sua suocera :

" No, Cara Madre, io all' inferno ci sono già "

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Molto bello

Grazie ^^

Mi complimento per la ottima riuscita di questo racconto: ti sei calata alla perfezione in quell'epoca tutt'altro che facile.
Sono passati quaranta anni ma sembrano in realtà secoli.
Brava.

Grazie mille ^^ Mi piaceva affrontare un tema un pochino più forte e purtroppo ancora ampiamente discusso ^^

Per la serie: Le infinite gioie della maternità :)
Brava!

Quasi una versione più drammatica e a generi invertiti del racconto di @mad-runner. Molto interessante!

Mi è rimasta tutta l'angoscia di questa donna prigioniera... un racconto davvero riuscito.

Che tristezza, che infinita tristezza, come ho sempre sostenuto, sono maschilista nel senso che sono fiero di appartenere al genere maschile, ma nuclei famigliari come quello che hai perfettamente descritto tu, cara @noemilunastorta, sono ancora abbastanza diffusi su tutto il nostro territorio nazionale, soprattutto in zone arcaiche e tradizionali, dove la civiltà e il progresso stentano a farsi strada.

Eppure non sarebbe neanche una questione di progresso, è questione di mentalità retrograde e inferiori, che relegano la donna alla stato di cuoca, casalinga, schiava, e pure puttana, all'occorrenza, muta quando serve, soprattutto non deve dire cose sconvenienti, come la disgraziata Letizia del tuo racconto.

Hello @noemilunastorta, thank you for sharing this creative work! We just stopped by to say that you've been upvoted by the @creativecrypto magazine. The Creative Crypto is all about art on the blockchain and learning from creatives like you. Looking forward to crossing paths again soon. Steem on!