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Yumeko era triste quel giorno, le gocce di pioggia battevano sulla finestra e lei mangiava il suo bento svogliatamente, l' uniforme iniziava a stringerle e i seni a duolerle, non avrebbe potuto tenere quel segreto a lungo.
Sua madre l' avrebbe ripudiata, se solo avesse saputo.
Lei e Fujio si erano lasciati poco prima del fattaccio, tutta colpa di quella notte nell' Love Hotel, ne era certa, avevano bevuto troppo sakè, non erano stati attenti. Il luogo così esuberante aveva elettrizzato entrambi, era la prima volta che ne provavano uno.
Fujio e lei però non si amavano, era stata una storiella innocente, lui le aveva chiesto un appuntamento, si erano frequentati un paio di mesi, poi lui l' aveva lasciata, voleva entrare all' università di Tokyo e non aveva il tempo per una ragazza.
In fondo non le era spiaciuto, neppure lei aveva tempo da dedicare a lui o forse non ne aveva più voglia, Fujio era un bel ragazzo ma freddo e noioso, no sarebbero durati a lungo neppure in circostanze più favorevoli.
Yumeko chiuse gli occhi , aveva solo una estrema voglia di piangere a dirotto, come la pioggia.
Chiuse il bento e cercò di immaginare come sarebbe stato il suo futuro, era un gioco che faceva spesso, talvolta sognava di sposarsi con Fujio e avere una vita noiosissima, altre di andare a lavorare a Tokyo in qualche grande ditta, così sua madre sarebbe stata fiera di lei.
Invece chissà adesso come l' avrebbe guardata, sua madre, con delusione, come lei stessa si guardava allo specchio da quando lo aveva scoperto.
Si fissava con delusione e rabbia, chiedendosi perchè fosse stata così sciocca.
Aveva pensato di mettere fine a tutto. ma se ne era resa conto troppo tardi, non aveva mai badato ai ritardi del suo corpo o altre cose simili, aveva creduto che l' aumento ponderale e i doloretti fossero causati dagli esami imminenti.
Era l' ultimo anno e la mole di studio era tanta se si desiderava accedere a qualche università prestigiosa. A lei studiare molto metteva sempre addosso tanto stress.
Una calda lacrima le scivolò sul viso. Non ci sarebbe sta nessuna università per lei.
Lei che sua madre aveva chiamato Yumeko, figlia dei sogni, perchè per lei sognava in grande, una bella carriera, ricchezza e benessere, aveva distrutto tutto per mezz' ora di amore, neanche, mezz' ora di ebrezza. Totale, incosciente, stupida ebrezza.
Sarebbe esplosa in un pianto infinito se il suo dolore non fosse stato interrotto da una melodia.
Non si stupì di udire suonare, si era seduta vicino all' aula di musica, quella numero quattro, dove si recavano pochissimi studenti perchè troppo distante dall' ala principale, dove fervevano le attività più in voga, i pettegolezzi e i club più alla moda, come quello di fotografia e progettazione videogame.
Il club di musica era stato relegato nell' aula in fondo alla scuola, in modo che i suoni, non sempre melodiosi, dei provetti musicisti non infastidissero tutto il plesso scolastico.
Yumeko si alzò indolenzita e con la testa pesante, vedeva le nubi nel cervello oltre che fuori scuola.
La musica era dolcissima e straziante, suonata al pianoforte, parve chiamarla.
Quelle note senza voce sembravano la colonna sonora del suo cuore, del suo umore, sembravano parlarle di dolore e amore al contempo.
Lei chiuse gli occhi e lasciò che quella malinconica sonata le riempisse le orecchie, poi prese coraggio e si avvicinò all' aula di musica.
Non ricordava nessuno dei sui compagni capaci di suonare in modo così dolce, imperfetto ma vivo, vero, struggente, come si sentiva lei in quel momento.
Aprì piano la porta scorrevole e vide un ragazzo al piano, più giovane di lei, lo ricordava bene, Taro del terzo anno.
A scuola lo conoscevano tutti, era uno studente modello, bruttino ma con voti da capogiro, eccelleva in tutto.
Neppure la notò quando varcò la soglia dell' aula.
La pioggia cadeva piano e lei sentì calmarsi il cuore sotto il suono di quelle note.
Yumeko si perse e per un pezzo non ci fu più lei, ma solo il calore del suono.
Taro si fermò e la osservò quando la composizione fu conclusa.
" Dolce pioggia" le disse " L' ho intitolata così".
Il ragazzo chiuse la porta alle sue spalle.
Yumeko guardò il piano silente, dolce pioggia, in giapponese Ayame, sarebbe stato uno splendido nome per la sua bambina.
Bello🎌mi è piaciuto😉 Saluti Kork75 🤗
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Grazie ^^
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Bello, intenso, struggente ma dolce.
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Graziee ^^
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La musica che lenisce un dolore così intenso come quello di una ragazza madre... mi hai commossa! E l'atmosfera da scuola Giapponese, dopo tanti manga, si è creata praticamente da se nella mia testa mentre leggevo il tuo racconto e le sue descrizioni.
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Eh si, come ho letto Giappone è subito uscito il mio animo Otaku ^^
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