Busto ritraente Platone, rinvenuto a Roma
Photographer: Marie-Lan Nguyen
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È uso comune parlare di “anima gemella" o la “mia metà” quando vogliamo indicare quella persona speciale a noi complementare, in grado di farci percepire quel senso di “interezza” che tanto ci manca.
Sicuramente sono tante le storie a riguardo, ma la più bella a mio parere, l’ha scritta Platone secoli e secoli orsono. Sto parlando del Simposio, opera scritta nel IV secolo a.c. dal famoso filosofo greco.
L’opera si presenta come un dialogo tra diversi intellettuali in cui si discute su “Eros” ossia l’amore. È Aristofane a presentare la spiegazione più bella a quell’impulso che, in qualsiasi tempo e luogo, ci spinge a cercare la nostra metà.
Secondo lui, in origine, eravamo delle “sfere” con 4 braccia, 4 gambe e 2 teste. Esistevano inoltre 3 generi: maschile, femminile ed ermafrodita (composta da una metà maschile e una femminile): questi esseri erano forti, belli e soddisfatti, talmente potenti da peccare di arroganza e cercare di arrivare fino agli dei.
Leonardo Da Vinci, disegno di androgino
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Tale pericolo fu percepito da Zeus che decise di intervenire per prevenire tale eventualità: tagliò così ciascuna sfera in due, generando uomini e donne singoli alla perenne ricerca della propria completezza.
Gli uomini però, senza la loro metà, soffrivano e si lasciavano morire di fame e, non potendo sopportare una così grande mancanza, quando si incontravano si abbracciavano forte e rimanevano così, attaccati, non volendo far nulla l'uno senza l’altro.
Zeus allora si impietosì e decise di concederci di raggiungere un pò di quella “interezza” che ci caratterizzava e sistemò i nostri organi genitali in modo da permetterci, tramite l’amplesso, di riprovare nuovamente quell’originale potenza.
Veniva così spiegata anche l'origine dell'orientamento sessuale: le metà che derivavano dall'ermafrodita, rispettivamente maschio e femmina, cercavano per loro natura il genere a loro opposto, viceversa coloro che derivavano da una sfera di un unico genere cercavano il loro simile; così facendo se una metà uomo avesse incontrato una metà donna avrebbero generato una prole e portato avanti la discendenza, se invece si fossero unite due metà dello stesso genere non avrebbero generato ma avrebbero comunque soddisfatto il loro grande desiderio di unione.
Così nell’antica Grecia si spiegavano quell’innato bisogno di amore…e anche a me piace pensarla così; cerchiamo incessantemente per tutta la vita quella metà da cui siamo stati separati, a noi complementare, per unirci e tornare a quell’originale unità che era la nostra natura.
Solo così è possibile rivivere quella felicità pura e completa: incontrando la cosiddetta anima gemella e innamorandosene perdutamente.
Molto interessante questa tua serie di post!
Continua cosi!
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Grazie #phage93!
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