Questione di privacy

in ita •  7 years ago 
  Possiamo considerare lo stato attuale dell'universo come l'effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un'unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell'universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi  

Cosi scriveva Laplace, convinto sostenitore del determinismo. In un mondo dove valgono le leggi della meccanica classica, ogni fenomeno può essere, in linea di principio, previsto.
Poi nel corso della storia si è messa di mezzo la meccanica quantistica, che ha rivelato una aleatorietà intrinseca della natura. Non ci cambia poi molto per quanto riguarda la previsione di eventi futuri: nessuno può conoscere con precisione infinita ogni punto dell’universo, nessuno può prevedere il futuro nei minimi dettagli.

Spostiamoci adesso nel mondo virtuale (ma poi non troppo) di internet: qui esiste questo intelletto di cui parla Laplace? Io credo che potremmo identificarlo nella formula : big data + algoritmi.


[Immagine CC0 creative commons]  

Purtroppo questo intelletto sarà imperfetto: nessuna organizzazione governativa è a conoscenza di tutte le operazioni che avvengono su internet. C’è chi ne sa enormemente di più che altri, come la NSA per esempio, ma nemmeno loro conoscono tutti gli algoritmi che le aziende private usano per esaminare i dati ottenuti. Nemmeno è sempre nota la validità di tutti questi algoritmi. Eppure, è un campo di ricerca fondamentale. Nelle informazioni che noi, volontariamente o meno, consegniamo nelle mani di internet, e delle aziende che con esso lavorano, c’è un tesoro immenso. La parola “privacy” la sentiamo tutti i giorni. Abbiamo davvero idea di cosa sia? No, no! Non parlo della definizione di "privacy", frega nulla!

La privacy non è una "cosa" sola, ma anzi la possiamo studiare sotto diversi aspetti.  


Tanto per cominciare, pensiamo alle discussioni sollevate dai tristemente noti attacchi terroristici avvenuti negli ultimi anni. Le discussioni vertevano fondamentalmente su una domanda: fino a che punto gli stati hanno il diritto di appropriarsi delle informazioni personali dei cittadini, in nome della sicurezza di tutti? È necessario che conoscano tutto di noi?  Se uno stato deve analizzare le informazioni di chiunque per poter fermare gli attentatori, allora vuol dire che privacy e sicurezza non possono coesistere?
Se le vediamo in questi termini, ecco allora che la privacy diventa un oggetto di scambio: la cediamo in cambio della sicurezza.  Ciò che scambiamo in cambio di un bene\servizio può essere considerato una moneta? C'è chi ci ha ragionato su. Dopo vedrete.

Proseguiamo con un altra questione: le informazioni sono a tutti gli effetti uno strumento di potere. Oggi con i social network tutto questo è ancora più vero: le informazioni che noi cediamo consentono agli algoritmi di capire i nostri gusti, e di conseguenza di farci vedere le pubblicità più adatte per noi (ecco perché parlavo di tesoro). Allo stesso modo, un partito politico può spendere un certo quantitativo di denaro per la campagna elettorale, solo che a differenza dei volantini di carta, dove il messaggio arriva anche a chi sa già che quel partito non lo voterà mai, usando i social è possibile indirizzare la pubblicità solamente a chi già si dimostra aperto verso una particolare linea politica. Si può quindi fare una campagna elettorale estremamente efficace, ma abbattendo i costi. Capite quindi quanto l’azienda/partito A in possesso di tonnellate di dati è avvantaggiata rispetto all’azienda/partito B privo di tali informazioni.
Quindi la privacy è qualcosa che sta alle fondamenta dell’equilibrio del potere tra Stato e cittadini, e tra cittadini ed aziende.

Noterete che non sono stato rigoroso nelle descrizioni: "un oggetto di scambio" o  "qualcosa che sta alle fondamenta". Mi sembra giusto, ed è anche un po' provocatorio: il concetto di privacy come inteso in modo tradizionale oggi si trova messo in discussione. Dunque, chi può dire esattamente cos'è?
 

Siamo destinati a un mondo senza privacy? Gli scambi privacy-sicurezza o privacy-comodità sono inevitabili in questo mondo-internet? No, personalmente non la faccio così tragica.


I big data sono un’opportunità straordinaria, certo devono essere usati al servizio dell’uomo, e non viceversa. Che è la cosa più banale del mondo da dire, ma sappiamo come funzionano le cose no? Ci sarà sempre chi userà tutta quelle moli di informazioni personali per scopi poco etici. Sicuramente c’è da pensare a una normativa adeguata (e in questo senso in Europa sarà un passo avanti l'entrata in vigore  del  Regolamento Generale sulla protezione dei Dati, dal 25 maggio 2018), ma anche a un nuovo concetto di condivisione dei dati. C’è addirittura chi propone di rendere pubblicamente accessibili a tutti i big data, in modo che chiunque intenda usarli per un determinato scopo sia nelle stesse condizioni di un suo eventuale concorrente che opera nello stesso ambito. Ma.. c’è un ma: avere dei dati grezzi non serve a nulla. Vanno elaborati, e la potenza di calcolo necessaria non è certo quella che può fornire un computer domestico. Pur avendo lo stesso database, chi non dispone dell’hardware necessario si troverà inevitabilmente in una situazione di svantaggio. È come voler minare bitcoin con il vostro computer portatile: potete farlo, ma siete infinitamente più svantaggiati di possiede la potenza computazionale di migliaia di GPU.

Un altro approccio forse più fattibile potrebbe essere quello di rendere vendibili i propri dati personali: in questo modo ognuno verrebbe retribuito in maniera proporzionale alla quantità di dati messi a disposizione al pubblico o alle aziende. Ognuno si sceglie il suo livello di privacy. Quanto vi iscrivete a un social network accettate che i vostri dati vengano usati più o meno a piacimento da chi vi sta offrendo il servizio. O vi iscrivete e accettate oppure state fuori. Se le informazioni fossero pagate ognuno potrebbe alzare e abbassare il prezzo delle informazioni su di sé, e trovare il giusto equilibrio. Pareri? Credo che sia un argomento su cui si possa dibattere per giorni e giorni. Come affrontereste la questione big data-privacy?  

Approfondimenti:


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Ciao @rscalabrini!
Credo che un punto su cui ci sarebbe veramente da dibattere è la modalità di presentazione delle clausole e l'agreement che troppo frequentemente accettiamo senza leggere.
Per quanto l'errore sia tutto nell'utente che non legge riga per riga, ma scorre fino alla fine, checka il box e si iscrive al servizio, servirebbero delle formule riassunte con i punti chiave che si stanno accettando. Tali formule non si limiterebbero a tutte le informazioni che condividiamo, ma riuscirebbero ad introdurre una maggiore consapevolezza delle nostre azioni online.

Ah, dimenticavo. In tal caso potrei smetterla di arrivare alla fine ed accettare qualsiasi cosa mi propini il web! 😂
Un saluto,
Luca ✌️

D'accordo che bisognerebbe leggere, ma non si possono perdere ore per una cosa del genere. Senza contare che chi non è ferrato in materia legislativa magari neanche riesce a capire quello che legge.
Si in questo senso ci sarebbe da lavorare, sarebbe sicuramente un passo avanti

Infatti non condivido né l'attuale papiro che viene propinato agli utenti né il non leggerlo che è l'unica soluzione possibile per l'utente. 😁

Argomento complesso e delicato. Siamo in un mondo senza privacy, almeno per come la vedo io. Nonostante proviamo a fare attenzione a salvaguardare i nostri dati, non possiamo fare a meno di un Google per una ricerca o Gmail per la comodità di utilizzo. Ci sono alternative? Si, ma non hanno quel livello di usabilità e semplicità di utilizzo,alla fine ci arrendiamo.... e questo lo sanno benissimo chi può gestire questi big-data.
Ottimo post @rscalabrini, un saluto nicola

Si sono abbastanza d'accordo, però come dici è qualcosa frutto di scelte personali. Allora forse alla nostra privacy non ci teniamo poi molto...

Bhe.... in effetti quando accettiamo, in quel momento stiamo dando un valore alla nostra privacy
Un saluto, nicola

Riflessioni interessanti su una tematica forse sottovalutata, o forse così scottante e poco facilmente comprensibile da causare un'atteggiamento di "vigile attesa" prima di regolamentarla. Nel frattempo i nostri dati, da noi ingenuamente ceduti in cambio della parola "gratis" su un servizio, un'app o anche solo sulla scheda del supermercato, vengono elaborati, venduti, utilizzati per trarre profitto da chi dell'attuale assenza di regole approfitta più che può.

Possiamo vivere senza internet e tecnologia? Non lo so. Le nuove generazioni non hanno ricordi di una esistenza senza watttsapp per la vita social e google per le ricerche scolastiche. Se ci penso, non credo che vorrei nemmeno tornare indietro ai primi anni 90.

No, ormai internet è un diritto a cui non si può rinunciare