Vivere in una casa laboratorio: pro e contro

Prima di conoscere mio marito e, quindi, prima di iniziare questo mio percorso artistico, la mia casa rispecchiava perfettamente la mia vita: un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto. No, niente di eccessivo o di simil-ossessivo, semplicemente cercavo di tener pulito e ordinato quel tanto che bastava a farmi trovare il necessario in tempi utili, visto che la maggior parte del tempo lo passavo in ufficio ed ero costantemente di corsa.

Casa pulita, pareti bianche, accessori colorati e pizzichi creativi un po' qua e un po' là. Giusto qualche tocco.

Quando ho conosciuto mio marito, lui abitava già in quello che poi è diventato il nostro "nido d'amore": una grande stanza laboratorio (circa 50 mq) completamente attrezzata per pittura e scultura, di fianco una seconda stanza living  con cucina, camera nel soppalco e anche un cortile con molto verde!

Romantico, vero? Un sogno per chiunque, come me, abbia un minimo di creatività da far esplodere! Cool!

Com'è che si dice? Non è tutt'oro ciò che luccica? Non c'è rosa senza spine? Bè, direi quasi di sì. 

Per spiegarvi meglio il tutto vi faccio una domanda: avete presente quelle bellissime fotografie che si vedono on line di studi di creativi, artisti e quant'altro? Quelle con molti spazi bianchi, quelle molto minimal, quelle dove tutto ha un preciso posto nello spazio (della foto) e tutto appare sotto una luce fantastica? Scordatevelo! Quella è pura finzione, sappiatelo! In questi anni ho visitato gli studi/laboratori di molti amici artisti  e son tutti più o meno"sgarrupati", specialmente quelli di chi fa anche scultura (per ovvi motivi), dove le polveri di qualsiasi natura e colore regnano sovrane.

Quando ho iniziato la mia vita qui nella casa laboratorio, per prima cosa ho dovuto effettuare due importantissime operazioni (importantissime per la mia salute mentale ed il quieto vivere in coppia ^_^): 

-"disboscare" il cortile dall'edera che aveva ricoperto ormai ogni superficie rendendo "praticabile" solo un metro quadro sotto la tettoia. Dopo il disboscamento ho scoperto un cortile di circa 30 /40 mq con un susino e un fico, 1 cane di terracotta, 2 madonne in terracotta, 3 teste intagliate nella pietra, pile e pile di mattonelle avanzi di vecchi mosaici e tantissimi ossicini lasciati dal gatto.

- rendere agibile il settore cucina dove stazionavano pile di libri e carte varie (moltissimi schizzi), recuperare pentole e stoviglie perchè Paolo usava il pentolame che aveva per miscelare colori e altri materiali (con il mattarello da cucina stendeva la creta, ad esempio), liberarmi del microonde a favore di forno e fornelli.

Fin qui, niente di strano. Ho fatto tutto nell'arco di alcuni mesi e sempre in accordo con Paolo, perchè in fin dei conti ero io che mi stavo "installando" a casa sua e non volevo si sentisse vittima di un'invasione ^_^

Una volta finiti i cambiamenti "essenziali" tutto è proseguito nella sua quotidianità, ma in cosa consiste la quotidianità di una coppia di artisti che lavora in una casa laboratorio? 

Io preferisco lavorare alla luce naturale e quindi il mio "angolo" di lavoro è nella stanza che funge da living, vicino alla finestra che dà sul cortile, Paolo preferisce la luce artificiale e ha bisogno di spazi molto più ampi, quindi lui lavora direttamente nella stanza laboratorio, dove tiene anche corsi serali e pomeridiani. Io uso il laboratorio solo quando scolpisco. Questo significa che:

1. l'odore di aqua ragia vaga per tutta casa

2. se qualcuno di noi scolpisce in laboratorio, che sia pietra o legno, la polvere vaga per tutta la casa

3. se sbadatamente lasciamo una tavolozza fuori posto, invariabilmente se capita un ospite poi se ne va con una macchia di colore

4. per quanto possiamo farci attenzione, quotidianamente macchie di colore finiscono ovunque (non solo dove dovrebbero ^_^)

5. avendo sempre in testa il categorico "se deve aspetti un ospite, devi fargli trovare la casa a posto", vado in crisi ogni volta che qualcuno decide di farmi visita. Inizio a cercare di rendere la casa pulita in una sorta di "mission impossible" che invariabimente si conclude con la presa di coscienza che i miracoli non li so proprio fare.

Detto questo (nonostante questo), io adoro questa casa laboratorio a due passi dal centro città! Non solo è il nostro nido, il nostr rifugio, ma ance il posto più bello in cui io abbia mai lavorato :D

A presto

Silvia