Purtroppo a Taranto succede anche questo, rubare le caditoie per lo scolo della pioggia dalle strade della città.
Oggi a malincuore devo iniziare il post con un bel grande PURTROPPO.
Accade nel quartiere Salinella, nei pressi della mia abitazione, sicuramente gente disperata ha rubato una serie di tombini per rivendersi la ghisa.
I costi per il risanamento secondo voi a chi saranno accreditati?
A noi poveri cittadini, che di guai già ne abbiamo pochi.
La strada presa di mira é molto trafficata, in quanto collega il quartiere al resto della città, passano molti ciclisti, corridori, ma anche anziani che passeggiano, per non citare la presenza a pochi metri dei cassonetti dell’immondizia. Come fanno a lavorare in sicurezza gli addetti allo smaltimento? E noi cittadini dobbiamo avere paura anche di buttare una bustarella?
Ovviamente tutte le aree sono state transennate, ma non é la soluzione al problema.
Con venti forti come quelli di questi giorni non possiamo che trovare tutto sbattuto per terra. E’ pericoloso, ma pochi lo capiscono.
Questo purtroppo é una delle esclusioni sociali che attanaglia i quartieri periferici.
Un problema molto grave a Taranto é l’ignoranza.
(Immagine di mia proprietà)
Non so gli altri, ma io provo un grandissimo disagio a parlare di “cultura” nella mia città.
In una città dove si ammazzano quattro persone in una bottega di barbiere, in una città dove si mettono bombe dietro la porta della caserma dei Carabinieri.
In una città che vive una delle più pericolose “emergenze” sociali, democratiche, politiche, e morali.
In una città siffatta come non si può provare disagio a parlare di “cultura”?
Perché, per parlare di “cultura”, non occorrono solamente “condizioni culturali”.
Per parlare di cultura occorrono condizioni di civiltà, di libertà, di moralità, mancando le quali, in una città in cui manca tutto, i discorsi “culturali” risultano accademia, nel migliore dei casi. Per parlare seriamente di cultura, bisogna ripristinare le condizioni del vivere civile.
Ma le prospettive quali sono?
Forse la dotazione di quelle minime strutture in cui si possa “fare” cultura? Una biblioteca? Un teatro? Un centro di aggregazione “culturale” per i giovani?
Se cultura oggi significa “costruzione della pace”, la nostra città merita il posto che le varie classifiche le attribuiscono.
Ma forse, nella nostra città, cultura significa altro; significa quello che “produce” l’assessore alla Cultura! E allora, viva Taranto!
La cultura é costante prodotto delle idee; e se in questa nostra città le idee fossero pietre, nessuno correrebbe il rischio di esser lapidato.
Eppure tutti dovrebbero sentirsi corresponsabili, per essere rimasti troppo a lungo a guardare, mentre sotto i propri occhi veniva compiendosi quell'inarrestabile processo di degrado che doveva ricacciare la città all'ultimo posto della graduatoria degli ambienti della cultura. Si é fatto scempio persino di quel patrimonio di idee e di risorse che l’orgoglio di una città collega legittimamente alle proprie tradizioni e alla propria storia.
Ma serve rivendicare un passato che, pur glorioso che possa esser stato, lascia ben poche tracce, confuse ormai nella visione antropologica della modernità?
O non bisogna piuttosto pensare ad istituzioni e strutture produttrici di cultura che o non sono state realizzate per incapacità della classe politico-amministrativa, o non si sono rinnovate nella odierna visione della “società”?
Perché anche la politica é cultura; ma la degenerazione della politica é oscurantismo e barbarie.
Un elenco, sia pur sommario, di strutture inesistenti o inefficienti potrà mostrare il vero volto di una città allo sbando.
La mancanza di un ateneo, che, come si sa, per statuto e per ruolo é istituzione di alta cultura, si riflette negativamente su gran parte del circuito sociale.
Chi, a breve termine, si aspetta dai corsi di laurea qui decentrati, che non sono l'università di Taranto, il miracolo di una reale crescita culturale, spera invano.
E il Museo Nazionale, il MarTa, per accennare ad altra idonea centrale di produzione della cultura, al di là di qualche iniziativa estemporanea, scaduta poi nel propagandismo, che ha alimentato qua e là propaggini di banalità arrecanti alla città più danno che utile, pur con tutti gli “amici” che si ritrova, non resta che un’istituzione chiusa in sé, avulsa dalla vita della città ed estranea allo sviluppo della comunità tarantina.
Il ricco patrimonio di reperti, che da solo potrebbe riscrivere la storia della Magna Grecia, giace là, quasi ammucchiato, per mancanza di spazi e idee, solo pochi anni fa sono stati aperti parte degli apogei, ma l’anfiteatro che giace sotto di un parcheggio comunale?
E la biblioteca comunale “Acclavio”, nell'abbandono in cui versa, malgrado gli sforzi di due o tre volenterosi impiegati, sarà mai in grado di fare cultura?
E dove sono le boutique, i servizi, i centri sociali e ricreativi della città-vecchia, per il cui restauro (di restauri ci sono soli alcuni palazzi!), sono stati spesi fior di miliardi?
E fanno forse cultura alcune antenne televisive locali, le quali diffondono rozzezza e analfabetismo?
Ben vengano, dunque le iniziative di noi giovani ragazzi, se riescono a smuovere dal dannoso immobilismo, se riescono a sensibilizzare al processo di crescita sociale. Ben vengano!
Allora il mio grido di aiuto, il mio grido di speranza va ai giovani ragazzi, non fermatevi in quello che la città vi può offrire, cercate, scoprite e inventate. Accresciamo questa cultura cittadina ormai sotterrata, e a voi ladruncoli da quattro soldi, ne avete coraggio da vendere per rubarvi qualche tombino dalle nostre povere strade.
Da qui é tutto, un abbraccio, steem.dollar.
Nice post! I will follow you from now on. +upvote
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NON C'E' LIMITE ALLA STUPIDITA' UMANA!!!
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Purtroppo é cosi...
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Tutta la zona di casa mia non ha nemmeno più un tombino
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E' uno schifo!
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