Oggi non sono qui per portarvi una review, bensì un mio pensiero su un fatto che mi interessa molto da vicino, la disoccupazione tra i giovani.
Voglio affrontare questo argomento dal mio punto di vista, quello di un ragazzo laureato in Marketing da più di un anno e che lavora da più di un anno in un settore completamente differente.
PRESENTAZIONE DELLA SITUAZIONE
La situazione per noi giovani non è facile oggi, ma nemmeno impossibile.
È un mercato saturo a causa di questi prolungamenti di pensione verso l’infinito.
Un mercato che si è ripreso nell’ultimo anno, contando un aumento degli occupati, un calo degli inattivi e una stabilità nella disoccupazione.
Un mercato caratterizzato da contratti a tempo determinato, a progetto e chi più ne ha più ne metta.
Inoltre, a buttare benzina sul fuoco,noi ragazzi usciamo convinti di sapere tutto (spesso in maniera arrogante), di essere pronti al mondo del lavoro.
In realtà abbiamo una buona preparazione teorica, ma il mondo è in costante cambiamento ed è difficile che si presenti la situazione studiata nei casi scolastici.
Inoltre usciamo con la convinzione di poter lavorare solo nell'ambito per cui ci siamo specializzati, perché abbiamo studiato per quello e siamo pronti solo a quello scenario.
Questo è giustificato dal fatto che sono stati spesi parecchi soldi per questa istruzione e si spera tornino indietro prima o poi.
Allo stesso tempo ciò riduce notevolmente il campo di azione di uno studente che, in quanto tale, è una spugna in grado di assorbire tutte le nozioni che gli vengono date.
COME AFFRONTIAMO LO SCENARIO
A questo punto ci troviamo davanti a un bivio:
- Procediamo dritti contro il muro dello stage nell’ambito di laurea che magari non offre molte occasioni. Continueremo a sbattere la testa su questo muro nella speranza di creare qualche crepa e finalmente trovare una possibile occupazione che ci aggradi. Durante questa ricerca vivremo mesi/anni di angoscia per questa costante disoccupazione, paura di non essere scelti da nessuna società e entreremo in quel circolo vizioso che ci farà perdere fiducia in noi stessi.
- Oppure ci rimbocchiamo e pensiamo alle alternative valide, ad un modo per raggiungere quel livello di soddisfazione personale per cui siamo al mondo. Soprattutto se la situazione è così disastrosa come si dice, bisogna trovare altre vie per emergere, altri ambiti in cui spaziare e provarci. Bisogna sapersi adattare e reinventarsi e purtroppo ho notato che la mia generazione e quelle subito dopo peccano in questo. Siamo sempre stati abituati ad avere la pappa pronta, quando poi nel mondo esterno nessuno ci da tutto come i nostri genitori. Questa bambagia che ci ha protetti fino ad ora si potrebbe trasformare nell’arma che ci manda affondo. È possibile trovare vie alternative per raggiungere i propri obiettivi. Obiettivi che non sapremo nel momento in cui inizieremo a lavorare, ma che mano a mano comprenderemo e svilupperemo assieme alla nostra persona.
LA MIA ESPERIENZA
Personalmente rientro nel punto due.
Parlo in questo modo perché mi baso sulle mie esperienze.
Sul fatto che finita l’università non sono stato fermo ad aspettare il lavoro ideale, (specialmente dopo aver visto l’ambiente del marketing offrire solo stage senza riassunzione o con assunzione ma rimanendo fortemente incollati a un passato ormai vecchio, spodestato dai social e dal digital e che quindi impedisce la crescita personale), ma ho cercato un lavoro che mi desse solidità, serenità e possibilità di crescita lavorativa e conoscitiva.
È vero, svolgo una funzione per la quale non ho studiato, eppure sono felice lo stesso, guadagno bene lo stesso e sto crescendo parecchio in termini di responsabilità, mansioni e competenze.
Inoltre posso rimanere connesso al mondo del marketing quando voglio, aprendo un canale YouTube, creando un account Steemit, senza dover dipendere da nessuno.
Le vie per il successo personale sono infinite, bisogna solo uscire dalla bolla di cristallo in cui siamo cresciuti e bisogna sbattersi tanto!
CONCLUSIONI
In sintesi, quindi, la disoccupazione giovanile c’è, è un dato di fatto, ma penso siamo noi stessi i fautori di questa disoccupazione, rifiutando possibilità lavorative perché ci sentiamo sprecati per quelle.
So che con questo post ho tralasciato molto altro da dire, ma avrei dovuto dilungarmi troppo risultando tediante.
Ho espresso il mio parere su una realtà che mi avrebbe potuto colpire da vicino e che interessa molti miei coetanei e amici (con cui spesso discuto animatamente a riguardo).
Mi piacerebbe sapere che ne pensate.
Condividete il mio pensiero oppure siete opposti al mio punto di vista?
Sono aperto a ogni tipo di chiarimento e discussione (nei limiti del rispetto umano) e sarò lieto di scambiare pareri con chi interessato.
Stay tuned per prossime recensioni e articoli :)
Condivido in buona parte quello che dici, in parte è vero che esista una fetta di giovani italiani non abituata ad assumersi le responsabilità e i pesi della "maturita" ma una buona parte invece è in una situazione ben diversa:
Io ad esempio ho sempre lavorato e studiato contemporaneamente, il mio Cv è lungo circa 7 pagine, ho profondamente amato la mia materia, e mi sono stancata di offrire le mie competenze a chi ne sottovalutava il valore, a 30 anni ho deciso di emigrare e all'estero queste cose non esistono! Non è normale che tu non faccia il lavoro che ami e per cui sei portato, a meno che non sia tu a scegliere di non farlo, non è normale la precarietà, ma cosa ben diversa la flessibilità... ecc ecc ho scritto la mia prospettiva in merito negli ultimi due articoli, se ti interessa l argomento, ti consiglio di dargli un occhiata 😉
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Ciao! Grazie per il commento.
Hai ragione anche tu. È un argomento delicato con molte sfaccettature e io ne ho toccate davvero poche basate sulla mia esperienza di appena un anno.
È vero, la precarietà non è possibile, il vivere con l’ansia di essere lasciato a casa da un giorno all’altro nemmeno.
Però in questo caso come purtroppo sai benissimo anche tu, o continui con lo sfruttamento legalizzato detto stage, oppure provi altro.
Infine la scelta più difficile, vai all’estero come tu ben sai.
Hai compiuto una scelta ardua andando fuori però ha ripagato i tuoi sforzi.
Io per ora non ho intenzione di muovermi dall’Italia per delle questioni da sbrigare, ma mai dire mai!
Quindi ho preferito virare su un altro settore.
Appena avrò un momento di tranquillità leggerò con attenzione il tuo articolo e commenterò se necessario :)
Grazie ancora!
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Sono d'accordo sulla necessità di flessibilità mentale e "fisica" nello spostarsi in un altro settore lavorativo se quello dei sogni è inaccessibile perché non paga e non da lavoro.
Sono finita nel meccanismo anche io, cambiando settore e continuando, parallelamente, ad alimentare ciò che davvero amo fare.
Ma credo anche che questo stato di fatto è sbagliato e ingiusto, perché porta persone competenti e che hanno studiato un determinato settore a doversi improvvisare e reinventare in altri dove non è detto si riesca a essere soddisfatti. Conosco molte persone che come noi si sono reinventate, ma che sono frustrate e insoddisfatte perché non valorizzate e considerate come lo sarebbero in altri campi.
Insomma, la questione è molto delicata e sicuramente non univoca! Ma sicuramente, come dice il proverbio, chi cerca trova! Anche un lavoro :)
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Hai ragione sul fatto che non sia giusta questa situazione.
Però quando dici, “persone competenti e formate” io sono in parte discorde.
Nel senso, se si parla di determinate professioni (medici ad esempio) lo studio porta ad una vera formazione, perché accompagnata da anni di tirocinio pratico...
Quando un ragazzo esce da economia, secondo me, sa tutto in teoria, però in pratica non sarà in grado di affrontare il mercato così prontamente.
Il problema forse è anche l’istruzione, ma ci addentreremmo in situazioni ancora più delicate e complesse.
:)
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