A inizio 2014, il neo-segretario del PD, Matteo Renzi ha introdotto una riforma del lavoro nomitata Jobs Act (facendo riferimento all'omonima legge emanata dal presidente degli USA, Barack Obama).
La riforma introduce un contratto unico con tutele maggiori, la riforma dei rappresentanti sindacali, la creazione di un'agenzia nazionale per l'impiego e un assegno di disoccupazione (quest'ultimo verrebbe introdotto come garanzia per chi non dovesse trovare lavoro una volta scaduta la NASPI, ossia il sussidio decrescente per disoccupati, della durata di 24 mesi).
L'obiettivo del decreto, almeno sulla carta, è quello di aumentare le tutele per i lavoratori a tempo inderminato in caso di licenziamento ingiustificato (con un indennizzo pari a due mensilità, per un massimo di 24 mesi a seconda del numero di dipendenti dell'azienda).
Una volta introdotto, il JA (userò l'acronimo per semplicità) ha liberalizzato del tutto le assunzioni a tempo determinato per una durata massima di 36 mesi.
Le imprese sono, inoltre, incentivate a fornire questa tipologia di contratto.
Questo grazie all'introduzione di una serie di sgravi fiscali o bonus veri e propri per i datori di lavoro che assumono giovani e disoccupati a tempo determinato.
A vederla così, le intenzioni della riforma sono più che nobili. Allora perchè arma a doppio taglio?
Il JA, secondo il mio parere, ha creato una situazione ancora più instabile del lavoro, proprio per questo snaturare il contratto a tempo indeterminato, permettendo ancora l'esistenza del licenziamento senza motivazione, garantendo un misero premio di consolazione al dipendente che viene lasciato a casa dall'oggi al domani.
Ad aumentare questa instabilità contribuiscono questi incentivi per le aziende ad assumere a tempo determinato quando in passato si promuoveva l'azienda che garantiva i contratti a tempo indeterminato.
Tutti noi lavoratori (includo anche me stesso in questa categoria) ci troviamo a dover passare notti insonni alla scadenza di ogni rinnovo, senza poi avere la certezza di essere confermati al termine dei 36 mesi previsti dalla legge.
Inoltre 36 mesi sono 3 anni!!! 3 anni di incertezze perchè alle aziende costa meno, mi sembra un trattamento crudele nei confronti di un lavoratore che dimostra il suo valore e la sua voglia di crescere insieme all'azienda.
Questa situazione a lungo andare può scoraggiare i lavoratori, che senza garanzie ridurranno la loro produttività, a discapito della società stessa.!
)
Sono d'accordo con chi mi dice che il dipendente sia un costo per la società, che dovrà tutelarsi con un periodo di prova.
Per questo esistono gli stage di qualche mese, anche un anno, che alle aziende non costano nulla.
Se però questo periodo di prova deve durare 3 anni e poi non si danno nemmeno un minimo di garanzie alla persona alla scadenza, mi sembra una presa per i fondelli bella e buona solo perchè il datore di lavoro non vuole affrontare determinati costi.
E' vero, anche, che con l'introduzione del JA il numero di occupati è aumentato di oltre 500 milla unità nel biennio 2014-2016, però è altrettanto vero che rientrano in questa categoria tutta quella serie di contratti a termine (con metodi di pagamento quali voucher ad esempio) che non hanno risollevato le condizioni economiche di molte famiglie italiane.
Cosa che si potrebbe verificare qualora vi fossero più assunzioni a tempo indeterminato e abbassamento dell'età pensionabile (senza dover arrivare a morire sul posto di lavoro).
Inoltre si dovrebbe impedire il licenziamento ingiustificato del dipendente, per andare a rinforzare il valore del contratto a tempo indeterminato, che ad oggi vale poco più di un contratto a termine.
Purtroppo si è partiti con un'idea giusta, ma nessuno è stato in grado di indirizzarla verso un giusto pattern.
Si spera nel miglioramento di questa situazione nel futuro.
Ovviamente quelli che ho riportato sono miei pensieri, quelli di un ragazzo laureato a pieni voti che si trova in questo limbo del tempo determinato senza alcuna certezza per il futuro, ma che non molla e si da da fare per migliorare sempre.
Siate liberi di commentare e dire la vostra :)
Sono d'accordo con te. Non esiste attendere 3 anni per stabilizzarsi in un'azienda (sempre se poi ti tengono...). Conosco aziende che attuano un ricircolo massiccio di personale che poi allo scadere dei 3 anni mandano a casa. E come fa un padre/madre di famiglia a caricarsi di un dubbio così pesante?
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Sara mi trovi pienamente in linea col tuo pensiero
Se hai un mutuo da pagare o una famiglia... come puoi stare sereno in queste condizioni?
Speriamo in un cambiamento
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Mah.. la vedo dura
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