Sharada, quella volta che provammo a fare handmade guitar gear

in ita •  7 years ago  (edited)

Ci fu un periodo della mia vita in cui ero alla perenne ricerca del suono perfetto.
Quel suono utilizzabile in ogni contesto. Sempre e comunque.
Impossibile.
E' come cercare in un negozio un vestito per tutte le occasioni, dalla corsa nei parchi al tuo matrimonio. Non si può.
Ma ero giovane e sciocco, e sopratutto lavoravo, ma non vivevo ancora da solo per cui ero pieno di soldi (si fa per dire) da spendere in strumentazione.
Prima di annoiarvi, vi dico subito che questa non è la storia di cosa mi compravo, ma è la storia di come io e il buon futurman ci conoscemmo e decidemmo di creare la Sharada handmade guitar gear.

GENESI

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Come detto ero alla perenne ricerca del suono perfetto, per cui compravo e vendevo senza soluzione di continuità strumentazione.
Dopo aver provato di tutto, e il mio profilo del mercatino musicale (sito di compravendita dell'usato) recitava "2200 transazioni di acquisto concluse" ed altrettante di vendita, decisi di farmeli fare su misura. Si, come gli abiti.
Così iniziai a cercare chi replicasse per me un determinato pedale, il "Fulltone Ocd".
Tra i vari annunci trovai quello di un ragazzo che appunto replicava "fedelmente", almeno così diceva, i pedali più famosi che erano sul mercato.
Era a Roma, per cui chiesi se potevamo incontrarci per parlare, e lui acconsentì. Qualche giorno dopo andai a casa sua e facemmo due chiacchiere.
Il ragazzo era, ed è sveglio, ma gli mancava la caratteristica principale per fare quel tipo di attività: essere musicista.
Difatti il giovane strimpellava, ma era fondamentalmente a Roma per studiare ingegneria, per cui non poteva capire certe sfumature nel suono.
Così iniziammo a scambiare opinioni. "Secondo me il suono è così... Secondo me la grafica non va..." finché alla fine mi disse "Ma perchè non mi dai una mano? Io progetto e tu testi. In più mi dai una mano con la grafica, che dici?".
L'idea mi piacque subito, ed accettai. Era nata la Sharada hand... no non era nata ancora.

VERSO LA SHARADA

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I problemi per creare un marchio vero e proprio erano due: perfezionare il suono, e cambiare totalmente l'estetica.
Il primo passo era quindi trovare un nome.
Inizialmente dissi al giovanotto di pensarci lui.
Dopo un paio di giorni mi scrisse "chiamami ho il nome!"
Lo chiamai.
"Ascolta. Ci chiameremo ELETTROSTAR 3".
Allora, io non mi ricordo neanche bene se fosse questo il nome, ma ad ogni modo era un nome uscito direttamente dagli anni '80. A me ricordava le pubblicità delle macchine anti cellulite American Star.
"Ma che nome è?!"
"Ma come è bellissimo!"
"Lascia stare, serve un nome più forte, più di impatto. Tipo, tipo..."
Avevo sotto mano un numero di Dylan Dog in cui si parlava di Sciarade. "Tipo Sharada! Con l'h!"
"Mmmmm, si figo!"
E così nacque il nome "Sharada".
Il secondo passo era l'estetica.
I pedali, come potete vedere sopra, erano grezzi. Sciatti. Serviva una veste più aggressiva, serviva un marchio ben disegnato, servivano tante cose!
Ed in più servivano vettoriali, visto che i pedali andavano incisi al laser.
Si incisi.
Perchè il giovane aveva ideato un sistema con gli acidi per creare dei solchi sull'alluminio del box del pedale, ma non era sostenibile come cosa, e avevamo trovato chi ce li incideva a una decina di euro al pezzo.
Così iniziai a lavorare sul logo, mentre lui lavorava sui vettoriali.

PROVE DI LOGO

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Il primo logo che partorii fu questo.
Particolare, ma figo, d'effetto.
Aveva solo un problema. Non riusciva ad essere inciso sui pedali. Un dramma.
Ed in più, il font era pure coperto da diritti.
Insomma, avevo lavorato tanto per trovarlo, ma era inutile, tutto da rifare.
Avevo pure fatto la locandina, con lo stesso logo. Era da buttare.

locandina prezzi.PNG

Al tempo stesso anche i prezzi che avevo indicato erano sballati, perchè con la nuova produzione laser, tra incisione e componenti partivano 60-70 euro. E venderli a 100 non ci ripagava minimamente del lavoro impiegato.

Per cui decisi stavolta di partire dal pedale, di provare il logo lì sopra, vedere come usciva direttamente sul pedale, e poi riportarlo sulle locandine. Iniziarono così le prove per la nuova veste grafica dei pedali.

RESTYLING

Come vedete dalla foto qui sopra, qualche passo in avanti lo avevo fatto.
Ma ancora mancava qualcosa.
Il logo era o troppo complesso o troppo banale.
Serviva una cosa di classe, ci dicemmo.
E alla fine uscì questo.

logo ash.jpg

Una cosa semplice. Ma che sembrava di classe, d'effetto.
La provai ad inserire sui pedali, e questo fu il risultato.

Cavolo, funzionava!
Il problema di queste grafiche però rimaneva, perchè le immagini sarebbero state coperte dai pomelli, per cui era inutile incidere un pedale di alluminio se poi non si vedeva il disegno.
Quindi il logo era perfetto, ma serviva una grafica adeguata.

VESTE DEFINITIVA

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Questi furono i pedali finiti.
Disegnai direttamente i pomelli per vedere quanto spazio prendevano, e la veste grafica mi sembrava perfetta.
Anche il giovane socio la pensò come me.
Per cui si decise che questi erano i pedali.
Nel frattempo le prove di suono erano positive.
Andavano solo realizzati per vedere come uscivano.
E questo fu il prodotto finale.

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Come vedete sono tutti e tre incisi al laser.
Il box di alluminio poi veniva spazzolato a mano, e veniva passato il colore. Infine assemblato il tutto.
Qui sotto potete vedere i dettagli.

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Il lavoro era stato ottimo. Eravamo contenti, felici.
Mesi a lavorare su grafiche, estetiche. Interrompere di colpo lo studio quando ci balenava una idea valida.
Chiamate su chiamate per scambiare opinioni.
E finalmente ce l'avevamo fatta. Avevamo un marchio, una estetica, e tre pedali che funzionavano sotto ogni punto di vista.
Era il momento di fare uno Showcase.

PREPARAZIONE DELLO SHOWCASE

Dovevamo fare un esordio con il botto.
Così mentre il socio si metteva di impegno nel fare i pedali e sistemare le ultime questioni sonore, io iniziai a fare marketing.
Con David Gilmour dei Pink Floyd e Jimi Hendrix.
Si, presi due immagini non coperte da alcun diritto, e realizzai due poster. Usai il vecchio logo, perchè mi piaceva di più, e questa fu la resa.

copertina hendrix2.PNG

Eravamo carichi.
E trovammo una sala con cui stringemmo un accordo per la vendita e per fare la presentazione.
Chiamammo Federico Ferlita, un turnista, a farci la presentazione, e questo fu quello che ne uscì.

Insomma, i pedali piacquero.
Finimmo su Musicoff, su altri siti famosi e ricevemmo parecchi feedback positivi.
Alcuni nostri utenti realizzarono dei video, ci chiesero di farci da Artisti accreditati.

Alcuni sulla scia del piccolo successo realizzarono dei demo con le prime versioni dei pedali.

Insomma le cose erano pronte a decollare.
Così dopo il listino, realizzai anche la descrizione dei pedali e il libretto di istruzione, e le pubblicammo online.
Senza che vi pubblico il file intero, un pdf di tre pagine, questo era il contenuto.

Un overdive straordinario, dinamicissimo, con il quale ottenere dei crunch tipici degli anni 60-70 e delle leggere distorsioni tipiche degli anni 80. E’ dotato dei classici potenziometri di Drive, Tone e Level, con i quali è possibile ottenere dal suono classico di un tubescreamer a distorsioni adatte a generi che solcano i suoni degli anni 80, come ad esempio Van Halen e Satriani.
Il circuito è dotato di un true bypass con il quale si esclude il passaggio del segnale dallo stomp, preservando completamente il suono quando il pedale non è attivo.
L'alimentazione è esterna tramite alimentatore da 9 volt, possibilmente stabilizzato.
Nel caso si voglia ottenere maggiore dinamica è possibile alimentarlo fino a 18 volt, sempre tramite opportuno alimentatore.
Come detto in precedenza, il pedale è dotato di 3 controlli: Level, Gain, Tono.
LEVEL: tramite tale controllo è possibile decidere il segnale di uscita del pedale. Maggiore è il segnale di uscita, maggiore sarà il volume e l’influenza del pedale sull’amplificatore; in particolare,nel caso di amplificatori a valvole, aumenterà il segnale saturo in entrata.
GAIN: con tale controllo invece è possibile agire sul livello di distorsione/saturazione del segnale in entrata.
Maggiore sara il gain, maggiore distorsione sarà possibile ottenere, con una lieve compressione che si andrà generando per consentire soli compatti e ritmiche potenti e precise. Il pedale nonostante ciò è dotato di eccezionale dinamica per cui basterà “picchiare” meno sulle corde o semplicemente abbassare il volume della chitarra per ottenere dei crunch piuttosto “cicciotti”.
TONO: questo controllo agisce sull’equalizzazione del suono. Sarà così possibile decidere di avere un suono più aperto o chiuso semplicemente agendo su tale potenziometro. Più il tono è girato verso sinistra, più si avrà un suono chiuso, adatto a suoni blueseggianti, se accompagnato da un basso livello di gain. Se usato con alti livelli di gain sarà possibile ottenere suoni più aggressivi, ma pur sempre in un ambito blues – hard rock.
Aprendo il tono verso destra invece si otterrà un suono graffiante e acido, per uno stile più aggressivo, specialmente se accompagnato a un alto livello di gain, adatto a generi più moderni, o a un blues più di stampo Hendrixiano.
Un led, posto al centro del pedale, ed estremamente luminoso, consente agevolmente di verificare se il pedale è acceso o spento.
80 drive, come tutti i pedali della nostra linea, è realizzato interamente a mano, utilizzando i migliori componenti reperibili sul mercato, ed è inciso tramite processi che permettono una durata pressocchè eterna delle grafiche dello stesso.
I pedali, in caso di problemi, possono essere rispediti presso il nostro laboratorio, dove provvederemo alla riparazione e alla sostituzione di eventuali componenti difettosi. Tale ipotesi è estremamente rara, poiché selezioniamo personalmente ogni componente, e finora non si sono verificati casi di malfunzionamento.
Ma è nostra premura garantire il prodotto nella sua integrità, poiché il nostro obiettivo è offrire un prodotto unico, dal suono straordinario, e dalle prestazioni impeccabili.

Questo era quello che dicevano e dicevamo del nostro pedale. Ed era quello di cui eravamo convinti.
I pedali suonavano, venivano provati, acquistati in modeste quantità, ma acquistati.
Eravamo gli unici a Roma a lavorare a questi livelli, offrendo un pedale con una estetica eccezionale e indistruttibile, e con una qualità costruttiva e sonora al top.
Portai il pedale da più negozianti, e tutti si dissero intenzionati a prenderli in conto vendita. Qualcuno se lo prese pure per suonarci in giro.
Ma era il 2010, e poco dopo venne la crisi.

Il mercato dei pedali fatti a mano crollò, eccezion fatta per alcuni marchi che più o meno erano già affermati.
Noi eravamo appena nati, e non avevamo i mezzi per far fronte a quella crisi e a competitor che non avevano l'università a cui dover dare conto.

Così il progetto fu interrotto.

Ma l'amicizia no.

Continuammo a vederci, a frequentarci.
A condividere passioni.

Finché un giorno si liberò una stanza a casa mia, e lui mi disse "Mattè ma posso venire a vivere da te, che dove sto non mi trovo bene?"

Ma questa è un altra storia. Quella di una bella amicizia.

ps: un pedale sono riuscito a portarlo a Noel Gallagher, ex leader degli Oasis.
Ma anche questa è un altra storia, che però ho già raccontato.
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bel progetto

Meraviglioso!, in passato ho avuto un gruppo, e ricordo le otto ore al giorno alla ricerca del suono perfetto. La musica è meravigliosa. La cosa che mi rende più felice è che voi lo abbiate trovato veramente quel suono. Non importa come sia andata, ma non é detto che in futuro non possiate continuare. Bravi ☺.

grazie! :-)