di Nino Martoglio.
L’opera non è tra le più facili, questo perché il dialetto è ormai per molti, ahimè, ricordo lontano.
Quel dialetto poi, arcaico, stretto a tal punto e mai sentito o forse per qualcuno mai più risentito, per giunta storpiato per arrivare al doppio senso, all’incomprensione, alla parabola, che l’autore pone come elemento fondante in questa sua opera, e che costringe lo spettatore a non essere solo tale, ma a ragionare, a cercare d’interpretare… capire la battuta. E non è sempre facile.
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Ma è così bello, così fantasioso e cervellotico che l’operazione proattiva del pubblico eleva lo stesso a parte integrante dell’opera.
La maestria di Nino Martoglio è tale da far risultare l’insieme godibile. Vizi e virtù si direbbe, ma ancor di più un affresco generale e geniale della catanesità, di quel modus vivendi popolano, ora gretto e ora pusillanime, ora che irride e detta vanti, ora che rinnega le proprie parole. Un misto d’ignoranza, omertà e sceneggiata “catanisa” diremo anziché “napulitana”, un momento prima minimizza… e poi ingigantisce l’accaduto.
Tipico insomma della catanesità popolana dell’epoca.
Ciò apre uno scorcio culturale a chi è interessato a capire il proprio passato.
Scritto come atto unico nel 1893 da Nino Martoglio, catanese classe 1870, di Belpasso per la precisione, alle pendici dell’Etna, “I civitoti in pretura” è un’opera essenzialmente comica. Dove i paradossi e i fraintendimenti si alternano giocosamente rivelando i caratteri dominanti della popolazione di fine ottocento ed inizio novecento.
La popolana Cicca Stònchiti è costretta a testimoniare in un processo che ci celebra presso la pretura, in merito ad un rissa dove c’è scappata una coltellata. Tutto ruota attorno alle incomprensioni tra il nordico Pretore, accento piemontese e la lavandaia Cicca che per paura di ritorsioni dell’imputato, in gabbia presente in aula, con arzigogolii verbali e ragionamenti contorti, non fa altro che parlare di tutto tranne che di quello che chiede il giudice.
L’opera è infarcita di “vanniate” (urla), “scerre” (liti), incomprensioni, errori della pronuncia e doppi sensi.
Ma l’opera di Martoglio va oltre al racconto in se stesso, va oltre la messa alla berlina dei modi, dei costumi locali, rappresenta tematiche di stringente attualità in tema di giustizia.
prosegue...
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