Mi è capitato, quasi per caso di vedere in TV la finalissima di Coppa Italia di pallanuoto femminile, vinta col punteggio di 12 a 6 dalla Equipe Orizzonte Catania contro la Sis Roma, giocata a Roma.
Sin qui nulla da dire, se non che è stato un gran bell’incontro dominato dall’Orizzonte che ha temuto per una bella e spettacolare rimonta nel terzo tempo con le romane che segnavano 3 gol di fila.
Le catanesi però trainate da atlete quali Garibotti (3 reti) e Bianconni (3 reti) hanno allungato e sono riuscite a non farsi raggiungere, dilagando nel quarto tempo. Le reti Aiello 2 , Van der slot 2, Ioannou e Palmieri 1. Sempre attenta il portiere Johnson con parate degne di nota.
A parte le note tecnico tattiche, di cui certamente possiamo discutere, persino di eventuali errori arbitrali di cui si può discutere o comunque discettare come sempre quando, sia pur nell’ambito di un regolamento sportivo, la decisone assume sempre quel carattere, quel quid di soggettivo, mi pare doveroso segnalare come un indomito intervistato, abbia quasi esclusivamente attribuito la sconfitta a elementi esterni a quanto accaduto in vasca, insinuando che il portiere americano dell’Orizzonte non potesse (forse) giocare, che si stava per raggiungere il pareggio sul 6 a 5, che il rigore a quel punto della gara, con quel punteggio, pare non fosse poi così netto da concedere, visto che l’attaccante non stava, a proprio parere direi io, tirando.
Altra cosa che ho notato, ma potrebbe essere un’impressione, la scarsa sportività tra le squadre, non ho visto infatti, non so se perché non inquadrate dalla TV, nemmeno una stretta di mano tra atlete e tra allenatori. Anzi nel passaggio ai microfoni dei giornalisti, tra un coach e l’altro qualche momento di “gelo” almeno questa è stata l’impressione dal salotto di casa.
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Bene hanno fatto i due cronisti, che ringrazio per l’esempio non solo in ambito giornalistico, che dopo aver fatto parlare i due allenatori e dopo qualche minuto in cui hanno parlato d’altro hanno consentito al telespettatore ignaro dei regolamenti, di capire.
Primo. Il portiere dell’Orizzonte ha potuto giocare poiché il regolamento dice che il cambio di giocatrici straniere, che presumo quindi ci sia stato nella società etnea, si può fare tra la fase di andata del campionato e la ripresa del girone di ritorno. Cosa che è avvenuta essendo finito il girone d’andata del campionato e non essendo ancora iniziato quello di ritorno. Che la finale di Coppa Italia sia capitata, a livello di date, nel mezzo dei due gironi è solo un dettaglio.
Secondo. Il rigore era sacrosanto poiché la giocatrice difendente esce dall’acqua e difende con le due braccia alzate, rivedono anche le immagini e confermano.
Fin qui le spiegazioni dei due bravi cronisti sportivi. Aggiungo che non mi pare ci sia stato nella gara il punteggio di 6 a 5. Non ne sono certo al 100% ma credo che il 6 a 4 sia stato il punteggio più vicino tra le squadre. Inoltre nel presunto “non tiro” del rigore, direi che l’attaccante non tira proprio per via della barriera fatta dalle due braccia della difendente, che si alzano contemporaneamente, cosa che non si può fare.
E allora che dire...
Oggi (lunedì) rilevo poco o nulla sui giornali on line dell’importante incontro che sempre a livello nazionale è.
Credo che tutti dobbiamo riappropriarci di quello spirito sportivo che tanti sport a livello professionistico e semi professionistico, quand'anche a livello dilettantistico, stanno o hanno già perduto.
Questo non può che partire dalle federazioni, dalle società, dai dirigenti e dai tecnici.
Mi piacerebbe vedere anche dopo le “botte” in campo, qualche abbraccio in più e certamente qualche stretta di mano che sancisse la sportività degli atleti e dell’ambiente sportivo in generale.