La scatola dello zio Attilio

in lettere •  7 years ago 

Qualche mese fa, subito dopo ferragosto, ricevo una telefonata da mio zio, il fratello di mio nonno. Mi dice di andare da lui perché voleva darmi una cosa. Conoscendo lo zio, la prima cosa che ho pensato è che volesse vedermi per farsi raccontare qualche novità, perché come dice lui “A me non mi dice mai niente nessuno!”. In realtà le cose gliele dicono ma se ne dimentica cinque minuti dopo. Soffro anche io di questo senso di smemoratezza ma lo zio ha la scusa dell’Alzheimer, io invece una giustificazione non ce l’ho, se non quella che dei pettegolezzi dei parenti me ne frega il giusto cioè quasi nulla. Tornando alla telefonata dello zio, la seconda cosa che ho pensato è che volesse lui raccontarmi qualche storiella dei bei tempi andati. Le storie di guerra sono le sue preferite. Mi sbagliavo, non voleva raccontarmi proprio niente, voleva veramente darmi una cosa. Sul tavolo c’era una scatola di legno chiaro e scuro, intarsiata, molto bella. Gli chiedo se la cosa che volesse darmi era la scatola. Che scatola fa lui , quella sul tavolo dico io. Aprila mi dice. La apro. Dentro era piena di vecchie foto e di lettere, sembravano molto vecchie. Mi spiega che le foto e le lettere erano di quando era giovanotto e ride. Le lettere non le so più leggere mi dice, non capisco che c’è scritto. Allora ne passo in rassegna qualcuna ma mi rendo subito conto che capirne il senso non sarà facile. E infatti, dopo un’ora che ero li, sono riuscito a capire solo alcune frasi di quelle lettere. Credo che questo sia dovuto al fatto che ormai leggo solo cose stampate, leggo articoli sul web o sui giornali o libri ma sempre e solo stampati. La familiarità con le calligrafie l’ho persa da tempo. Non scrivo con una penna da almeno dieci anni, anche adesso sto scrivendo sul computer. Lo zio c’è rimasto male, sperava in me. Sperava in quel nipote che, come dice lui, ha fatto le scuole alte. Anche io ci sono rimasto male sia per lo zio e sia perché anche io volevo capire cosa si scrivevano in quelle lettere quasi cento anni fa. Così mi son detto che, siccome l’unione fa la forza , era il caso di chiamare in aiuto tutta la famiglia. Ho fatto il giro dei parenti: mamma e papà per primi ,poi mio fratello, a mia sorella ho inviato le lettere per e-mail , così ai miei cugini a Milano. Dopo tanto penare siamo riusciti a mettere insieme i pezzi di quasi tutte le lettere. Lo zio appena le ha ascoltate si è messo a piangere. Era felicissimo, ed io quasi quanto lui. Come dicevo, di quasi tutte le lettere. Ne resta una che è un mistero. In realtà non siamo neanche sicuri che sia una lettera, in quanto manca la data e il luogo, cose invece riportate nelle altre. E’ un foglietto di 14 x 11 centimetri scritto su entrambi i lati e trovato ripiegato. Sembrerebbe un biglietto d’amore in quanto alla quinta riga sembra ci sia scritto “Dimmi perche’ io ti voglio tanto bene e tu invece …” ,poi più in basso “Non non è così che io ti desidero…”. Poi il buio. Ho scannerizzato il foglio fronte e retro e l’ho ingrandito ma l’inchiostro è sbiadito e in parte ha permeato la carta dal lato opposto. Si legge malissimo. Pubblico le foto di questo documento sperando che tra di voi ci sia qualcuno in grado di capire quella calligrafia. Se riuscite a decifrare qualche pezzo, e non vi è di troppo disturbo, mi piacerebbe che lo scriveste nei commenti. Intanto vi ringrazio

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