Il testamento biologico è legge!!

in medicine •  7 years ago 

Ora che la legge sul testamento biologico è stata definitivamente approvata, vale la pena di ripercorrere rapidamente la storia dei diritti civili negli ultimi decenni.

Gli anni Settanta furono la grande stagione dei diritti civili e sociali. L’elenco delle leggi approvate in quel decennio è impressionante: divorzio, aborto, statuto dei diritti dei lavoratori, scuola media unica, sistema sanitario nazionale, riforma del diritto di famiglia ed altri ancora. Un elenco stupefacente soprattutto se si pensa che in quel decennio tutti i Presidenti del Consiglio furono democristiani e che il premier che firmò la legge sull’aborto era il cattolicissimo Andreotti (che poi disse a Santa Teresa di Calcutta di essersi pentito. Ma intanto aveva firmato). E non solo furono approvate tutte queste leggi, ma furono cancellati dal codice penale (tema su cui tornerò più avanti) decine di norme ritenute incostituzionali o comunque non più consone al comune sentire (fa le altre, il matrimonio riparatore, il delitto d’onore, l’adulterio e il concubinato).

Una delle ragioni principali di questa fioritura di diritti sta nel fatto che in quegli anni le forze politiche laiche e riformiste (PSI, Radicali, PSDI, PRI e PLI) – oggi praticamente assenti dal Parlamento – raccoglievano il 20% dei voti, avevano personalità battagliere come Loris Fortuna e Marco Pannella e riuscivano a “portarsi dietro” un PCI per sua natura ben poco aperto sui “temi sensibili”.

Dal referendum abrogativo dell’aborto del maggio 1981 (bocciato dal 68% per cento dei votanti) sono passati quasi 35 anni prima che si tornasse ad emanare leggi sui diritti civili.

Eppure, in questi 35 anni, oltre a molti esponenti della DC, abbiamo avuto come premier una serie di “laici” come Spadolini, Craxi, Amato, Ciampi, Berlusconi, D’Alema e Prodi (che si definisce “cattolico adulto”). Non cito Monti e Letta perché i loro governi avevano il compito quasi esclusivo di porre rimedio ai disastri dei governi precedenti, in primis quelli di Berlusconi.
E non solo in questi 35 anni non abbiamo avuto nuove leggi sui diritti civili ma abbiamo vissuto vicende vergognose di “controriforma”: una legge sulla procreazione assistita voluta prepotentemente dal Cardinale Ruini e smontata pezzo a pezzo da sentenze italiane ed europee il cui merito va alla Associazione Coscioni ed al suo segretario Filomena Gallo; il rischio (scampato grazie alla fine anticipata della Legislatura) di una legge sul biotestamento (la legge Calabrò) che avrebbe fatto dell’Italia l’unico Paese al mondo con il “sondino di Stato; il proliferare dei ginecologi “obiettori per convenienza” che rende difficile l’applicazione della legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza.

Perciò è così importante che la Legislatura si chiuda con la legge sul biotestamento. E va dato atto al governo Renzi di aver contribuito – a volte con il sostegno attivo, sempre con una benevola neutralità – a far passare nei suoi “1.000 giorni” la legge sulle unioni civili, a mio parere importante come quelle sul divorzio e l’aborto, ed altre riforme come quelle sul “Dopo di noi”, sul divorzio breve, sul femminicidio e quella che ha introdotto il reato di tortura.

In particolare, in questo rush finale al Senato, va riconosciuto al presidente Grasso, al PD ed al suo capogruppo Zanda il merito di non aver ceduto ai ricatti di Alfano e del suo principale referente, che è la Chiesa Cattolica. Ricordo solo che da anni molti dei principali Cardinali trattano i sostenitori della eutanasia e del biotestamento alla stregua dei medici nazisti, interessati ad eliminare malati vecchi e poveri. Come ricordo, in positivo, la presa di posizione di Papa Bergoglio, che sarà pure stata una “non novità” per la Chiesa – come Monsignor Paglia si è affrettato a dichiarare a reti unificate la sera stessa – ma è caduta, certamente non a caso, nel bel mezzo di una rovente polemica ed ha giovato ai sostenitori del biotestamento quasi quanto il processo a Marco Cappato e la straziante testimonianza della madre del DJ Fabo.

Oltre che di festeggiare, vale anche la pena di evidenziare i punti principali della legge, ricordando innanzitutto che l’Italia e l’Irlanda erano i due soli paesi dell’Occidente privi di una legge sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), dette anche Testamento Biologico o Biotestamento.

Sono stati all’avanguardia gli USA, dove le DAT sono in vigore, con il nome di Living Will (testamento di vita), fin dal 1991. Con l’eccezione del nostro Paese, non si sono registrate particolari difficoltà da parte delle diverse confessioni religiose: esemplare il caso della Germania, dove le due Chiese, Cattolica e Luterana, hanno redatto di comune accordo un testo di DAT che é già stato sottoscritto nelle chiese, in occasione delle funzioni religiose, da diversi milioni di cittadini tedeschi.
La legge, come noto, è stata approvata dalla Camera dopo una estenuante serie di audizioni di esperti ed il superamento di migliaia di emendamenti. Passata al Senato, è stata immediatamente sepolta da circa 3.000 emendamenti.

La legge – che non ha nulla a che fare (è bene ricordarlo) con la legalizzazione della eutanasia – presenta tre elementi di novità di notevole importanza:

  1. Rende vincolanti per i medici, cum grano salis, le dichiarazioni di volontà contenute nelle DAT.

  2. Fa cadere l’eterna disputa su alimentazione e idratazione artificiali, che non possono più essere considerate come “sussidi vitali” ma sono definite “terapie”, in quanto tali rinunciabili dal malato in forza dell’articolo 32 della Costituzione, per il quale “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”.

  3. “In presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari”, consente al medico di ricorrere alla sedazione profonda continua, in associazione con la terapia del dolore e con il consenso del paziente.

Se questa legge fosse già stata in vigore, grazie alla norma del punto 2) non si sarebbero verificati gran parte dei casi clamorosi degli ultimi dieci anni (Welby ed Englaro, per citare solo i due più noti). E grazie alla norma di cui al punto 3) si sarebbero evitati molti dei mille suicidi di malati che si verificano ogni anno in Italia. Infatti, trattandosi per lo più di malati terminali, essi avrebbero potuto morire serenamente nel proprio letto grazie ad una sedazione, anziché essere spinti dalla disperazione al loro gesto estremo. Fra loro, mio fratello Michele, al quale dedico questa vittoria.

Infine, per non fermarmi a questo importante risultato, accenno ad un punto di grande rilevanza.
L’articolo 580 del codice penale – che prevede pene fino a 12 anni per l’istigazione e l’aiuto al suicidio ed in forza del quale Marco Cappato è sotto processo a Milano – può ben essere definito “clerico/fascista”, visto che il “Codice Rocco” è stato varato nel 1930, all’inizio degli “anni del consenso” per Mussolini e solo un anno dopo il Concordato, che diede al Vaticano poteri e privilegi incredibili per uno stato laico. Non a caso decine di norme di quel codice sono state abolite negli anni Settanta (cito per tutte il “delitto d’onore”, il “matrimonio riparatore”, l’adulterio e il concubinato), mentre non si è pensato – o non è stato possibile - toccare l’articolo 580.

Eppure basterebbe aggiungere un comma di questo tenore: “L’aiuto al suicidio non è punibile se ricorrono le seguenti condizioni: a) il richiedente è un malato terminale o senza speranza di guarigione, con insopportabili sofferenze fisiche o psichiche; b) il richiedente, nel pieno delle proprie facoltà mentali, dichiara di voler essere aiutato a morire; c) chi presta il proprio aiuto a morire non ha alcun movente economico ed agisce esclusivamente per motivi compassionevoli”.
Ma questo sarà il nostro impegno per la prossima Legislatura.
(Fonte MicroMega)

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