Ieri ho visto al cinema questo film abbastanza divertente, il terzo della saga Smetto quando voglio, una commedia italiana che racconta le vicende di un gruppo di laureati in cerca di riscatto dall'ingiusto mondo del precariato accademico.
Il film chiude il cerchio iniziato con il primo film, dove un gruppo di ricercatori laureati alla Sapienza di Roma nelle discipline più disparate, dei veri e propri geni nelle loro materie, si ritrovano a fare i conti con la realtà della vita da ricercatore universitario sottopagato e senza diritti, costretto a fare altri lavoretti per riuscire ad arrivare a fine mese.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando il protagonista principale, Pietro Zinni (Edoardo Leo), fedelissimo assistente del mega professore di facoltà, un completo incompetente messo li dai "poteri forti", perde l'assegno di ricerca e quindi lo stipendio da ricercatore.
Allora dopo mille idee decide di sintetizzare e vendere un "droga legale" cioè una droga che però non è nella lista delle sostanze proibite secondo il Ministero della Sanità.
Per fare questo ha bisogno di un team di complici e per questo riunisce i suoi vecchi colleghi d'università, creando un gruppo fortissimo e simpaticissimo.
Inutile dire che questa droga ha sfondato il mercato, loro iniziano a fare la bella vita e da li a poco incominciano ad essere intercettati sia dalle forze dell'ordine che dai malavitosi, in particolare il più cattivo di tutti: Er Murena (Neri Marcorè).
Ma torniamo al film di ieri.
Il film inizia con una rapina: un gruppo di ingegneri capitanati dal loro prof, rubano uno strumento per sintetizzare delle sostanze chimiche e lo nascondono in un vecchio laboratorio nella periferia di Roma.
Tutti i personaggi dei film precedenti sono in cella ed in carceri diversi per evitare che si riuniscono per combinare qualche guaio. Pietro ormai da settimane ha l'appuntamento fisso con lo psicologo, il motivo è che continua a dire che non si sa dove, non si sa come e non si sa quando ma ci sarà a Roma un attentato con il gas nervino.
Ovviamente nessuno gli crede.
In realtà dovrebbero credergli perché la minaccia esiste veramente e questa volta non si scherza.
Il motivo è la vendetta.
Anni addietro era stato inaugurato un polo tecnologico nella periferia di Roma, uno dei più importanti, gestito da 3 professori in gamba e volenterosi, con la passione per il loro lavoro.
Ma alla fine si è rivelato essere un'altra cattedrale nel deserto: non sono stati completati i lavori, quasi tutto era fuori norma, i macchinari dopo un pò si sono rotti e non arrivavano più fondi perché qualcuno nel frattempo se li intascava o li destinava ad altro.
Il tutto si è concluso con un incidente che ha coinvolto i 3 professori che gestivano il centro: la donna muore, il fidanzato di lei cade in depressione ed in infine l'ultimo prof che durante l'esplosione stava lavorando con sostanze pericolose subisce gravi ustioni che lo segneranno a vita.
Oltre al danno la beffa, perché non essendoci dispositivi di sicurezza l'assicurazione non rimborsa nemmeno un euro i danni fisici/psicologici causati dall'incidente e l'università non supporta economicamente i due che si sono trovati in poco tempo disoccupati.
Uno dei due decide di mettere al servizio dei delinquenti le proprie conoscenze (Er Murena), l'altro inizia a covare un piano di vendetta che durerà anni.
Come tutti sanno, la vendetta è un piatto che va servito freddo, passano gli anni, nel secondo film della saga si riesce ad intuire qualcosa (è proprio la scena finale del film che rivelerà al pubblico che il ** sopox** è la formula del gas nervino, Pietro Zinni lo ha capito prima di tutti e doveva fare qualcosa per fermare la strage.
Grazie all'aiuto del suo avvocato riesce ad ottenere il permesso per essere trasferito dal carcere di Regina Coeli al carcere di Rebibbia, perché li si trova Er Murena, che era stato coinvolto in quel famoso incidente e che sicuramente conosce qualche dettaglio in più.
I due non sono amici, Er Murena sta in carcere proprio per colpa sua, ma entrambi si rendono conto della gravità della situazione e decidono di collaborare.
Mancano 3 cose: il luogo dell'attentato, l'attentatore ma soprattutto la banda!!
Sempre grazie all'avvocato, i ragazzi della banda sono stati trasferiti per sole 72 ore nel carcere di Rebibbia in attesa del patteggiamento.
Il piano è il seguente: Evadono da Rebibbia, sventano l'attentato per poi rientrare nuovamente dentro il carcere.
Tecnicamente se scappano e rientrano entro le 24 ore quella non è un evasione.
Ma chi è l'attentatore?
Il caso vuole che l'ex fidanzata di Pietro va a fare visita all'ex in carcere, il quale scopre che lei si frequenta con un medico missionario che riceverà nei prossimi giorni la laurea ad honorem proprio dal rettore, davanti ad una platea di centinaia di persone, all'interno del rettorato. Quale miglior occasione per vendicarsi.
Inizia il piano per l'evasione.
Scoprono che l'unica via di fuga possibile è un tunnel dove passa la fibra ottica a cui è possibile accedere tramite la sala pc, ma c'è un muro che blocca il passaggio. Bisogna abbatterlo con l'esplosivo.
Ma l'esplosivo fa rumore, che si fa?
Il caso vuole che proprio in quei giorni c'è la presentazione dell'opera teatrale fatta dai detenuti, il più robusto della banda ha una voce bellissima, che incanta il direttore del carcere e lo convince a far parte dello spettacolo, con la sua voce grossa dovrà distrarre il pubblico durante lo scoppio.
Manca l'esplosivo e l'innesco. Niente paura, nel gruppo messo su da Pietro ci sono esperti di chimica che possono realizzare esplosivi partendo da quello che si può trovare in un carcere, come batterie, aspirine, gomme da masticare ecc.
Problema risolto anche quello.
Ma poi? Una volta fuori Rebibbia come si spostano?
Nessun problema! C'è la metro!!
Bisogna solo trovare un modo per mimetizzarsi tra la folla.
Anche in questo caso l'avvocato si mette d'accordo con un gruppo di frati che intasano la metro, permettendo a Pietro ed i suoi di vestirsi da frate e confondersi in mezzo agli altri.
Il piano di fuga è stato un successone..
Durante il viaggio verso la città universitaria Pietro pensa a dove può essere nascosto il gas.
Ma un gas deve per forza trovarsi sotto forma di gas? Certo che no, anche sotto forma di liquido, magari proprio dentro i boccioni dell'acqua da bere!
Trovato il gas! Adesso bisogna disinnescarlo!
Mentre una parte del gruppo si occupa di questo, Pietro ed Er Murena si occupano di rintracciare l'attentatore.
Lo trovano, precisamente nell'aula in cui iniziano tutte le disavventure di Pietro cioè quella in cui presentava il suo progetto ma che non è stato compreso dagli esaminatori.
Non solo, si vengono a scoprire anche altri retroscena, come il fatto che è stato proprio Pietro ad inviare un email in cui i suoi superiori promettevano finanziamenti al polo di ricerca che non ci sarebbero mai stati e da li poi alla nascita dell'evento catastrofico che ha segnato la vita dei due prof.
Dopo varie peripezie il gas è stato disinnescato e l'attentatore disarmato!
Il film finisce cosi, con un lieto fine perché nessuno è stato coinvolto nell'attentato e con la consapevolezza di aver rischiato la loro vita ma a fin di bene.
Tralasciano la storia molto fantasiosa, questo film ma in generale la trilogia, mi piace perché nella loro comicità denunciano una condizione in cui mi ritrovo anche io.
Come ho scritto in precedenza sto per concludere il mio dottorato in fisica tecnica e mi piacerebbe continuare la carriera universitaria ma le difficoltà sono spesso insormontabili perché purtroppo si è creata una situazione di stallo tale per cui è matematicamente impossibile essere premiata per i propri meriti.
Quando si legge sui giornali che le menti più brillanti sono costrette ad emigrare all'estero spesso è perché qui vengono mandati a casa. La situazione è questa purtroppo e noi ricercatori possiamo fare ben poco. Spero di non dover fare la stessa fine dei personaggi del film!
@Eliry
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In my country this movie is not available but you have generated enough interest in it. I will try to get it to download it online
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Nice
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Visto il primo mi è piaciut anche se mi ha messo addosso un pizzico di amarezza.
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come mai?
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