CERVELLO IN DIVENIRE: LA PLASTICITÀ DELLE SINAPSI

in neurofisiologia •  7 years ago 

È stata sempre credenza radicata, sia all’interno della comunità scientifica che dei “profani”, che il cervello umano, contrariamente al resto del corpo, fosse immutabile nel corso della vita di ogni individuo. È stata dapprima l’istologia, branca medica che studia i tessuti, a dirci che il tessuto nervoso non potesse rigenerarsi in seguito a traumi e neanche potesse cambiare la propria organizzazione morfologica nelle proprie unità fondamentali, i neuroni. 

Solo negli anni Settanta due fisiologi, Bliss e Lømo, misero a punto una teoria rivoluzionaria secondo la quale i neuroni e, in particolare, le sinapsi, cioè i collegamenti tra i neuroni stessi, fossero mutabili e anzi addirittura mutavano quotidianamente, anche ad opera di minime stimolazioni. Stimolazioni che si rifacevano ad alcune delle più semplici e banali attività intellettive come leggere, studiare, scrivere. Il fenomeno, detto plasticità sinaptica, si articola fondamentalmente in due forme: la prima corrisponde alla memoria breve e determina la modificazione di una sinapsi solo per un breve lasso di tempo passato il quale la sinapsi ritorna nella forma originaria. Una stimolazione molto intensa di una determinata via neuronale (che comprende diverse sinapsi) stimola difatti il potenziamento morfologico delle sinapsi stesse. Potenziamento che consiste in un vero proprio aumento in numero delle sinapsi. Un tipo di stimolazione molto banale, per rendere bene l’idea, potrebbe essere la continua ripetizione di un determinato concetto. Prendiamo il caso di tornare a quando avevamo 15 anni e trovarci nella situazione di dover studiare per la temibile verifica di storia del giorno seguente. Mettiamo che proprio non ci entri in testa che Annibale valicò le Alpi per discendere in Italia nel 218 a.C. La continua ripetizione di questo concetto, nei nostri pensieri, determina una temporanea modificazione delle sinapsi della via neuronale che corrisponde a quel determinato concetto. Il pensiero o, come lo abbiamo chiamato sinora, concetto, viene quindi a prendere una forma materiale, da aleatorio qual era. È importante, nella creazione di nuove sinapsi, anche un altro fattore: il numero di ripetizioni di quel determinato concetto. Se le ripetizioni sono relativamente poche, avremo una memoria a breve termine come quella appena descritta. Se invece il numero di ripetizioni del concetto si rivelerà sufficientemente alto, avremo la seconda forma di plasticità sinaptica, la LTP o long term potentiation. Questa forma di plasticità corrisponde in parole povere alla memoria a lungo termine e determina, a livello cerebrale, una modificazione sinaptica e neuronale molto più duratura nel tempo che, regolarmente stimolata, può accompagnarci per tutta la vita. Attenzione: non si parla solo di ricordi scolastici, ma di ogni tipo di memoria associata a una qualunque esperienza della nostra vita cosciente. 

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