Per quanto riguarda l'oggetto, Ch. Peirce distingue due classi di oggetti:
a.- OGGETTO IMMEDIATO: Può essere inteso come l'autoreferenzialità stessa, che è l'oggetto così come lo rappresenta il segno, e il cui essere non è altro che ciò che dipende dalla sua rappresentazione nel segno. È “dentro” il segno, ed è l'aspetto del segno che lo rende appropriato per rappresentare l'oggetto dinamico o oggetto “extrasemiotico”.
b.- OGGETTO DINAMICO: è la realtà stessa, una sorta di ciò che si oppone al fenomeno kantiano, che in vari modi riesce a determinare il segno da rappresentare, a provocare un interpretante simile a sé. È l'ultimo (o il primo) anello del processo segnico nella sua origine, il “significato esterno” denotato dal segno.
Pertanto, l'oggetto non è, come alcuni sostengono, qualcosa di esterno all'operazione di segno. L'oggetto immediato, infatti, esiste solo in virtù del rapporto semiotico e si presenta come una legge o una regolarità, trascendendo così la dimensione soggettiva verso una pluralità di individui. Oppure, come dice Eco, è un'unità culturale.