REVENANT – un film sulla forza della vita?

in palnet •  5 years ago  (edited)

A distanza di un po’ di tempo mi è tornata tra le mani una recensione che ho scritto subito dopo la visione del film Revenant. Uno splendido film visto in sala all’uscita. La propongo qui sperando possa essere di interesse per i membri della Community…

Revenant è uno di quei pochi film, all’interno di un’annata cinematografica, degni di essere visti in una sala più che di fronte al televisore di casa. Lo è per la bellezza visiva delle immagini, la perfezione stilistica dei movimenti di macchina con cui il regista ci porta all'interno della storia, per la grandiosità dei paesaggi che avvolgono lo spettatore facendolo sentire a fianco dei protagonisti.

Fin dall'inizio ci troviamo immersi nelle acque gelide dei fiumi nordamericani, assediati dalla natura ostile e da tribù indiane che difendono il loro territorio e le loro vite.

La telecamera si trova a ridosso dei protagonisti, alla loro altezza. Li bracca, li insegue, gira loro intorno. Ci fa sentire fin da subito la tensione dell'attesa. Una tensione che sarà continua per tutta la durata del film.

Non ci sono scene banali, dialoghi inutili, riprese non essenziali. La lunghezza della pellicola incredibilmente non stanca ma affascina e trasporta in una dimensione narrativa che oscilla tra il realismo estremo delle scene più violente e l’onirica trasognata febbrile visione del protagonista.

Sembra assistere allo spettacolo anche la natura che fa da costante contrappunto ai sentimenti dei personaggi. Con indifferenza quasi, non la si potrebbe forse nemmeno definire nemica. E' li da un tempo infinito e sarà ancora lì al termine della storia. Impassibile alle sofferenze ed alle emozioni degli esseri umani che la attraversano.

Leonardo Di Caprio interpreta un ruolo difficile, ai limiti della resistenza umana. Nel momento in cui si trova ad essere ferito da un orso abbiamo la sensazione di essere lì con lui, di sentire le ferite che gli vengono inferte. Il peso dell'animale che gli grava addosso.

Ma anche in questo caso non vi è nulla di dozzinale nell'indugiare cruento della telecamera sulla scena. L'orso non è raffigurato come il male assoluto, ma come un essere vivente che agisce secondo un istinto naturale, probabilmente per difendere i propri piccoli.

La sfortuna del protagonista è semplicemente quella di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. I compagni arrivano a soccorrerlo ma si rendono subito conto che le sue condizioni sono disperate.

Ci si trova di fronte a un dilemma etico, uno dei molti disseminati nel corso della narrazione. L'uomo ferito deve essere abbandonato al suo destino? I nemici sono vicini, si tratterebbe di sacrificare inutilmente le proprie vite. Ma il comandante della spedizione cerca di trovare un compromesso.

Non mi spingo oltre nella descrizione della trama, volendo evitare di anticiparvi troppo. Vi posso solo dire che il titolo del film redivivo ha sicuramente una sua profonda ragion d'essere.

Non si tratta solo di una rinascita da una morte fisica apparente. Qualcosa va molto più nel profondo, si insinua perturbante nell'animo di chi assiste alla visione.

Di Caprio fin dall'inizio è un uomo combattuto, preda dei suoi fantasmi interiori. L'unica persona con cui sembra avere un rapporto di fiducia è suo figlio che lo accompagna anche in questo spedizione. Un figlio pellerossa scampato ad un eccidio compiuto dai soldati Americani anni prima.
Le immagini di quel massacro tornano a tratti a tormentare i ricordi dell'uomo ferito, forse morente.

I sentimenti umani sono alla base di questa storia. Sicuramente vi sono scene d'azione, spettacolari riprese, montaggi serrati delle immagini nei momenti in cui la dinamica della storia lo richiede.

I sentimenti animano anche gli altri protagonisti, a partire da un eccellente Tom Hardy, protagonista in negativo della vicenda. E sono sentimenti spesso complessi e contraddittori. Che oltre l'apparenza lasciano trasparire un vissuto sommerso e riaffiorante che in parte aiuta a comprendere, anche se non a giustificare, determinate scelte.

Ma ciò che affascina maggiormente è lo sforzo sovrumano del protagonista che cerca a tutti i costi di sopravvivere. Proprio la forza delle emozioni contrapposte alla laconica presenza-assenza della di una natura indifferente. Una natura leopardiana, algida e bellissima che invade la scena con lo scandire dei giorni.

Esemplare in tal senso è ad esempio la scena in cui ritroviamo il redivivo Di Caprio solo in mezzo ad una distesa sconfinata di neve, talmente enorme da sembrare un oceano. Un minuto puntino in quella sterminata massa bianca che lo sovrasta, tanto da non riuscire in un primo momento neppure a capire se si sta muovendo verso di noi o se si sta allontanando.

Se devo pensare a qualcosa di simile mi torna in mente Michael Mann di "L'ultimo dei Mohicani " con la grande prova d'attore di Daniel Day-Lewis. Con molte similitudini a ben pensarci: la maestria dei rispettivi registi, la sofferta e straordinaria interpretazioni degli attori protagonisti, l'ambientazione sia di luogo che di tempo. E sopratutto il tema della vendetta.

Ma mi vengono in mente anche alcune scene di Terence Malick in "The New World - Il nuovo mondo”.

Ed alla memoria si affacciano anche i versi della stupenda canzone di Fabrizio de Andrè "Fiume Sand Creek"

Finirei con una considerazione sulla violenza di talune scene di cui, anche in sala, ho sentito qualcuno lamentarsi. E' comprensibile. La violenza di alcune immagini possono essere disturbanti per spettatori particolarmente sensibili.

Nulla viene risparmiato, giustamente dal mio punto di vista se inquadriamo il film correttamente nell'ottica di cui ho parlato, nella messa in scena di terribili effetti dell'attacco dell'orso.

Le ferite aperte, le carni lacerate, i tentativi pressoché inutili di porre rimedio allo scempio ricucendo lembi insanguinati di tessuto.

Sono sequenze di una crudezza feroce perfettamente giustificate nella volontà del regista. Ovvero una rappresentazione non mediata da finzioni, un'opera sincera e coinvolgente.

A chi si lamenta posso dire che magari sarebbe stato meglio informarsi prima chiedendo un'opinione a che aveva già visto il film o cercando in rete, dove senz'altro tali elementi venivano posti in rilievo.

Si può concludere questo lungo discorso parlando dei premi Oscar ricevuti dal film. Ma sinceramente non è una questione che mi interessi particolarmente.

Ci sono stati registi, film e attori che non l'hanno mai vinto l'Oscar e non per questo sono meno grandi di altri che invece hanno collezionato tale riconoscimento più volte nel corso della loro carriera.

Penso che questo possa essere un film degno di essere ricordato ancora per anni. E questo mi sembra il riconoscimento migliore.

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