Quando Sun Tzu invase la Kamchatka

in risiko •  7 years ago 

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Schiacci il pulsante, si crea un collegamento. Un collegamento casuale, non cercato né voluto, ma dettato dall’entropica connessione globale, per cui la realtà è un aggrovigliato insieme di cavi elettrici, lungo i quali gli impulsi viaggiano secondo percorsi imprevedibili. Schiacci il pulsante e per un attimo ti si materializza davanti Sun Tzu.

La soluzione a tutti i tuoi problemi. Già, perché stasera hai accettato di partecipare a un megapartitone di Risiko da un tuo amico — una di quelle sessioni che minacciano di prolungarsi fino alle sei del mattino — ma la verità è che tu a quel gioco sei sempre stato carne da cannone. Ma è arrivato il momento di cambiare le cose. È arrivato il momento di leggere L’arte della guerra, il trattato di strategia militare che secondo la tradizione è stato scritto proprio dal leggendario generale cinese.

Compi una rapida ricerca su Google e ti trovi L’arte della guerra pronto da consultare, dopodiché ti dedichi a un pomeriggio di intensa lettura. Arrivi all’ora di cena che lo hai finito — erano due paginette in croce, potevi fare anche più in fretta ma ti sei fatto distrarre dalla dirimpettaia che passava la cera in shorts e canottiera — e sei gasatissimo, perché finalmente possiedi la chiave per sconfiggere tutti i tuoi avversari e conquistare il mondo, quantomeno su tabellone.

Già, perché L’arte della guerra di Sun Tzu non ti insegna solo come cavartela in battaglia, ma anche in qualsiasi altro conflitto (e il conflitto, in quanto insito nel mutamento, è inevitabile, ti insegna il buon vecchio Tzu) ti possa capitare di affrontare nella vita di tutti i giorni. Quindi perché non il Risiko? Certo, muovendo battaglia nel gioco da tavolo tutta una serie di preoccupazioni vengono meno — il morale dei soldati è irrilevante, sono degli stupidi carriarmati di plastica senza sentimenti! — ma molte altre considerazioni risultano del tutto valide.

Un elemento fondamentale, ne L’arte della guerra, è il Tao, inteso come “configurazioni in movimento”. Il saggio condottiero deve avere sempre presente il Tao. Ciò significa che deve avere presenti tutti quanti gli aspetti di una situazione, che sono collegati intimamente tra loro: deve conoscere la Terra, ovvero il territorio in cui si ritrova a operare (dover combattere in Africa piuttosto che in Europa comporta notevoli differenze tattiche); deve conoscere il Cielo, ovvero le condizioni in cui avviene il combattimento (tradotto in termini risikesi, questo potrebbe corrispondere ai rapporti di forza nelle differenti regioni); deve conoscere il proprio avversario e le sue intenzioni.

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Per operare con efficacia, il generale deve essere senza forma. Questo perché deve essere in grado di adattarsi al Tao del momento, evitando di incaponirsi sulle proprie strategie, ma anzi cambiando tattica così come cambia il vento. Solo in questo modo potrà sfruttare al meglio lo shih, il dispiegamento della forza. Per cui, se anche ti sei proposto di invadere il Sud America passando dall’Africa del Nord, se l’equilibrio momentaneo non lo consente, è consigliabile mutare intenzione e trovare un’altra via.

Ma il generale deve essere senza forma anche per risultare inintellegibile all’avversario, a cui non deve mai far capire le proprie intenzioni, così da ottenere un buon vantaggio su di lui. Allo stesso tempo, è necessario spingere il nemico ad assumere la forma desiderata, ovvero a fargli fare di sua spontanea volontà ciò che torna a tuo vantaggio. Certo, dirai, mica facile. E io come faccio? La risposta, secondo Sun Tzu, è una sola: fottilo!

Uno dei passaggi fondamentali de L’arte della guerra riporta: “Vincere il nemico senza bisogno di combatterlo, quello è il trionfo massimo”. A Risiko vincere senza combattere nemmeno una guerra non è possibile. Ma ci si può muovere comunque in questo senso. La guerra, secondo Sun Tzu, non si combatte solo con le armi e le strategie, ma anche con il raggiro. Stringi alleanze e poi rompile. Fai in modo che un altro giocatore faccia il lavoro sporco al posto tuo, attaccando il vostro amico arroccato in Australia Orientale. Spingi il tuo avversario a fregarsi con le sue mani. Dopodiché, picchiaglielo nel didietro senza ritegno.

L’onore è, per Sun Tzu, una semplice vanità, se non porta alla vittoria. In questo, il nostro amico cinese è molto pragmatico. Non combattere una guerra se non sai di trarne vantaggio. Certo, a Risiko tutti vogliono conquistare la Kamchatka, perché ha un nome fascinoso e imperscrutabile come quello di una bella Svetlana. Ma se poi non te ne fai niente, di quelle quattro rocce gelate tra l’Oceano Pacifico e il mare di Ochotsk, allora è meglio se lasci perdere.

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Non farti guidare dalla rabbia. So che hai una gran voglia di buttarti in un assalto kamikaze contro il Quebec, solo perché il tuo amico ti ha detto che hai il naso grosso, ma lo sta facendo per provocarti: se lo assecondi, guiderai il tuo esercito alla rovina. Sun Tzu lo dice chiaramente: muovi guerra solo se sei sicuro di vincere. Se sei in netta superiorità numerica, accerchia il nemico. Se sei in vantaggio, assaltalo. Se siete pari di forze, dividilo. Se è più forte lui, temporeggia. In ogni caso, attaccalo dove è più debole, conducilo dove tu sei più forte. La gloria è roba per femminucce.

È arrivata sera, tu e i tuoi amici vi ritrovate di fronte al tabellone e gli equilibri sono stati determinati. Hai i tuoi territori e le tue pedine: studiali. Hai il tuo obiettivo: interiorizzalo. Hai i tuoi avversari davanti: comprendili, distraili con falsi indizi, manipolali. Cogli la configurazione nel suo insieme ed entra in armonia con essa, piuttosto che cercare di forzarla. Scivola sul Tao e lascia che esso ti guidi verso la vittoria. Un altro concetto chiave de L’arte della guerra è il tempismo: aspetta il nodo, ovvero il momento opportuno, quando lo shih è al massimo, e allora attacca.

Molto bene, la serata si è conclusa. I tuoi amici usciti di scena a metà partita si sono sbronzati mentre aspettavano di vedere come andava a finire. Quelli che hanno resistito fino all’ultimo stanno ancora cercando di capire che cosa sia andato storto. E tu, invece, ti stai gongolando mentre osservi il tabellone, invaso dalle tue adorate armate (inserisci il tuo colore di Risiko preferito). Certo, questo se hai seguito a dovere gli insegnamenti de L’arte della guerra. E pure se hai avuto un pizzico di fortuna. Perché se ti dice male ai dadi, non c’è Sun Tzu che tenga.

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