sto seduto in mezzo ad un prato, è notte.
davanti la luna che illumina le punte dei fili d'erba, passa un paracadute.
siamo seduti qui, io e tutte le mie personalità a passare la mano a qualche centimetro da terra, per far saltare qualche cavalletta nascosta in questo mare mosso dall'aria che increspa.
non so come farei senza la mia immaginazione, questi posti così fantastici non sarebbero tanto belli nella realtà.
eccola! vista ancora! una lucciola, due..
questi posti è come se suonassero la loro esistenza; quanto mi piace ascoltare le note che escono dal buio, dalle mie braccia che giocano ad accarezzare gli steli.
vedo le sagome degli alberi attaccate con lo shock sullo sfondo: sposto quello che secondo me ha bisogno di stare lontano dal bosco, meglio metterlo quì sotto la luna.
se sorrido la coperta verde sotto di me sembra diventare più morbida e i raggi lunari cambiano angolazione così che la mia ombra diventa enorme su questa terra di beata solitudine.
soggiornerei per mesi nelle mie parole che più si scrivono più si annodano dolcemente a me per non farmi dormire, solo ancora un po, giusto il tempo di guardare in tasca:
non ci posso credere.. se questa che sento, è la trottola tutta colorata che tengo a casa, passerò tutta la notte a giocarci; qua la notte dura quanto voglio io e domani mi sarò stufato, lo so già.. presto o tardi la notte finisce.
quella casetta sul dosso della collina assomiglia alle case che disegnavo quando ero piccolo, ricordo: sapevo che ci si poteva vivere dentro ma con quella porta in basso e le due finestre al secondo piano, mi fissava come con l'insolita intenzione per una casa di mangiarmi.
sono qua già da più di mezz'ora, un passaggio veloce con il capo per vedere tutto intorno a me, incrocio le mani dietro la testa e guardo il buio del mio cielo, il buio del soffitto della mia camera.