L'uomo del terzo millennio continua, giorno dopo giorno, ad ampliare i
propri limiti: ormai da diverso tempo la Terra non rappresenta più un
luogo inesplorato (anche se alcune aree sarebbe importante approfondirli
ancora) e lo spazio sembra essere il limite da superare e capire. Ciò
che ne sappiamo di esso è proporzionale alla sua vastità ed è quindi per
questo motivo che ogni giorno possiamo leggere su internet ed in
riviste specializzate come nuove scoperte siano effettuate e come il
nostro bagaglio conoscitivo sia di volta in volta più importante ed
approfondito.
La Luna, per esempio, negli ultimi tempi è stata
al centro dell'attenzione di alcuni studi ed è stata "messa in
discussione" nell'essere come l'unico satellite della Terra: niente di
allarmante se ipotizziamo il satellite come un ammasso roccioso, ma se
ci spostiamo da questa valutazione e vediamo come anche un semplice
ammasso di polveri possa "rivestire questo ruolo", allora le cose
cambiano sostanzialmente. La scoperta fatta dall'Università ungherese di Eötvös Loránd e pubblicata sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society spiegherebbe come la Luna non sia l'unico satellite terrestre.
A sottrarle il ruolo di unico elemento celeste ad avere questo ruolo
sono stati degli ammassi di polveri che orbitano ad una distanza
paragonabile a quella lunare dalla Terra (intorno ai 400 mila chilometri
di distanza).
Già nel 1961 i primi astronomi (Kazimierz Kordylewski)
avevano notato come lo spazio intorno al nostro pianeta fosse
"popolato" da nubi di polveri. La risposta da parte di altri esperti del
settore però in quegli anni e fino a pochi mesi fa, fu molto
contraddittoria e mai si era trovata una vera e propria soluzione a
questo dibattito.
La scoperta condotta quindi dal gruppo ungherese,
guidato dal fisico Gábor Horváth porta una ventata di freschezza nel
mondo dell'astronomia e sicuramente pone un punto fermo dopo molti anni
di discussioni in merito:
"E' stato difficile identificare le
nuvole in contrasto con la luce galattica, la luce delle stelle, la luce
dello zodiaco ed i bagliori del cielo."
Questi sono i vari
motivi che spiegherebbero il motivo per cui questi corpi celesti non
siano stati identificati fino ad oggi. Un'ulteriore motivazione risiede
nel fatto che il loro posizionamento astronomico, esattamente tra il
Sole e la Terra fosse soggetto alle forze di attrazione gravitazionale
generate da entrambi che avrebbero portato ad una sorta di bilanciamento
di queste particelle minute, il quali quindi sarebbero finite per
rimanere immobili, generando una sorta di situazione di completa
staticità.
L'area di distribuzione di questo corpo celeste è molto
ampia: si parla infatti di circa un'area che oscilla tra i 70 mila ed il
milione di chilometri quadrati; la misura dei singoli granelli è molto
ridotta rispetto allo spazio di distribuzione: i singoli granelli non
raggiungono neppure il millimetro di diametro ed in alcuni casi si parla
addirittura di micrometro. A tutto ciò si aggiunge il fatto che la
distribuzione, è sì ampia, ma lo distanza tra una particella e l'altra è
elevata, generando così una bassissima densità di materia. Ciò
sicuramente in passato, oltre alle altre motivazioni sopra spiegate, non
ha mai aiutato gli astronomi che hanno trovato sempre difficoltà nel
dimostrarne l'esistenza e l'entità, dando al contrario ragione a chi
negasse la presenza di queste nubi.
A tutti gli effetti quindi si parlerebbe di due agglomerati: L4 ed L5 ed in passato, in seguito alle osservazioni fatte da Kordylewski, furono definite e nominate come le nuvole di Kordylewski (KDC), proprio in onore dello scienziato che per primo le notò.
Per
superare le tante problematiche descritte poco sopra, la squadra di
ricercatori ha utilizzato un sistema a tre assi tridimensionale che
comprendesse il Sole, la Terra, la Luna ed una singola particella delle
nubi, così da riuscire a comprendere le dimensioni di questi granelli di
polvere e di conseguenza anche la loro entità.
La scoperta, oltre a
fare luce su un angolo di spazio fino ad ora rimasto sconosciuto, porta
al centro del dibattito anche un altro aspetto: la situazione statica
di quest'area di spazio permetterebbe anche di poter fare ipotesi per
il futuro; qui ci sarebbe la possibilità di collocare satelliti
artificiali, grazie ai quali poter osservare lo spazio circostante, la
Luna e la Terra stessa senza che si generi un consumo eccessivo di
carburante da parte dei motori dei satelliti, i quali non dovrebbero
essere attivati a causa di forze graitazionali per mantenere la
posizione; potrebbe diventare anche un punto statico di rifornimento per
possibili spedizioni, dove poter sostare in caso di necessità. E'
intuibile infatti come questa possa diventare un area di soccorso
facilmente raggiungibile da spedizioni che si stiano muovendo nell'area
terrestre oppure anche un punto di rifornimento che garantisca un
appoggio in caso di problemi. E' ovvio e necessario pensare comunque che
come luogo continui ad essere sottoposto all'influenza gravitazionale
della Luna stessa, della Terra ed anche del Sole ed è per questo motivo
che sarà necessario approfondire lo studio in quest'area, fino a poco
tempo fa sconosciuta.
Bibliografia
- La pubblicazione scientifica fatta dall'Università Ungherese
- The Earth has not one, but three moons
- Earth has two extra, hidden moons
Immagini
Immagine CC0 Creative Commons
creata da @mrazura per ITASTEM
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