La guerra dei Ducati. 07: Il Duca di Delmdel.steemCreated with Sketch.

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Prologo

Nei primi capitoli abbiamo illustrato le dinamiche che intercorrono tra i popoli coinvolti in questo racconto. Dopo aver visitato i ducati, il popolo delle montagne ed infine il popolo del deserto, ne abbiamo apprezzato i pregi e difetti principali di ognuno. Nei prossimi tre episodi cercheremo di approfondire meglio i personaggi che dominano i territori dell'ovest. Nelle prossime righe inizieremo dal Duca di Delmdel per poi passare al Duca di Ramarok ed infine al Duca di Reynwald.

Il Duca di Delmdel era una persona austera. Suo padre era cugino del padre di Reynwald e le loro madri erano sorelle.

Il suo ducato era il più piccolo dei tre ma la capitale Gortash, nei suoi innumerevoli secoli di storia, era l'unica città che poteva vantare di non essere mai stata invasa da nessun nemico. Per questo motivo si era guadagnata diversi appellativi altisonanti quali Città Eterna o La Roccaforte.

Fin da piccolo il padre l'aveva addestrato all'uso delle armi. Tra le sue preferite spiccavano l'arco e la balestra mentre guardava con una certa indifferenza sia la spada sia l'ascia. Non era un amante del combattimento corpo a corpo e sebbene fosse sempre sul campo di battaglia ne rimaneva ai margini ritagliandosi un ruolo da capace stratega piuttosto che da valoroso guerriero.

Il padre di Delmdel obbligò il figlio a frequentare l'accademia della Roccaforte per apprendere l'umiltà e la conoscenza delle armi e fu proprio qui che conobbe il coetaneo Schoer. Fin da subito divennero grandi amici e si impegnavano in diverse scorribande che pianificavano sempre insieme. All'età di 17 anni, tuttavia, tutto cambiò repentinamente. Il padre di Delmdel morì nel giro di un mese a causa di una brutta polmonite e lasciò prematuramente lo scettro al figlio. Da quel momento i rapporti tra i due divennero più formali sebbene non persero la cordialità degli anni precedenti. Delmdel, conoscendo molto bene Schoer, lo investì della carica di Capo della Guardia Cittadina perché ne apprezzava le abilità belliche associate ad un carattere risoluto e schietto. Successivamente lo nominò addirittura consigliere personale avvalendosi del suo parere in tutte le occasioni in cui si presentava una criticità per il ducato. Di rimando Schoer ammirava le capacità strategiche del suo Signore ed imparò a conoscerne i pregi e difetti negli anni successivi alla sua incoronazione assecondando i suoi sbalzi d'umore e guidandone il giudizio quando lo riteneva necessario.

Delmdel era solito visitare le altre città del proprio ducato in compagnia della moglie. Due volte alla settimana, infatti, si recava presso una meta diversa all'interno del proprio regno per raccogliere eventuali lamentele da parte del popolo e porvi rimedio prima che il malcontento potesse sfociare in rivolta.
Apprezzava il mercato di Idary e le campagne di Teak ma la sua città preferita dopo Gortash era la piccola Aora che si presentava pulita e ordinata agli occhi dei visitatori.

La moglie di Delmdel era una donna minuta e cagionevole di salute. Dopo avergli donato due figli maschi, la coppia tentò più volte di averne un terzo ma senza successo anche perché la salute della donna peggiorò notevolmente rendendola intrattabile ed asociale e facendola rintanare sempre più nelle proprie stanze in una spirale di silenzio e solitudine. L'uomo tentò per anni di aiutarla ad uscire da quella condizione ma alla fine desistette e la affidò alle cure di due schiave andandola a visitare ogni settimana per accertarsi della sua condizione fisica e mentale.

Non potendo contare sul supporto della moglie, Delmdel seguiva personalmente l'istruzione dei propri figli: li spronava ad essere intelligenti quanto coraggiosi e li spingeva ad affrontare sempre nuove prove. Aveva inoltre richiesto i servigi di un mentore al quale affidò la loro istruzione in filosofia, storia e matematica. Inoltre, così come fece suo padre con lui, fece in modo che i due frequentassero fin da giovanissimi l'accademia affinché imparassero le arti belliche e l'uso delle armi.

Farod, il più grande ed erede al trono, era quello che lo preoccupava di più. Sebbene fosse forte fisicamente e sapesse imporsi sui suoi coetanei cercava spesso l'approvazione sia del padre sia della madre e questo lo faceva agire in ritardo. Era un bravo stratega a lungo termine ma non riusciva a gestire con adeguata attenzione le situazioni nelle quali si trovava sotto stress, rendendolo di fatto un pessimo governante. Nonostante ciò il duca era sicuro che crescendo sarebbe maturato e sarebbe riuscito a reggere il trono con la saggezza necessaria.

Nibel, al contrario, era meno dotato fisicamente. Negli scontri corpo a corpo con i suoi coetanei tendeva a soccombere al primo assalto ma era scaltro ed estremamente veloce e riusciva a sopperire nelle lotte grazie a queste sue qualità che gli assicuravano il più delle volte una gloriosa vittoria anche con avversari più forti di lui. A differenza di Fador era molto più autonomo ma anche ribelle per natura e meno incline ai suggerimenti. Il suo carattere aggressivo lo spingeva persino a sfidare l'autorità del padre e questo gli procurava inevitabili ed esemplari punizioni sebbene lo stesso Delmdel fosse orgoglioso del suo temperamento.

Il duca viveva con la sua famiglia nella capitale in un piccolo palazzo a due piani. Sebbene fosse una persona piuttosto spartana aveva concesso fin dai primi mesi di matrimonio molta libertà d'azione alla moglie la quale, negli anni antecedenti alla solitudine forzata, aveva commissionato mobili prestigiosi ai falegnami della città con i quali adornare la casa. Gli unici ambienti nei quali la moglie non aveva potuto mettere mano era la sala da pranzo e la sala riunioni che, per questo motivo, risultavano essenziali e minimali con solo un tavolo grande ed alcune sedie intorno ad esso. La sala riunioni, inoltre, aveva una grossa cassapanca chiusa da un lucchetto dove il Duca riponeva le proprie armi.

La vita di Delmdel scorreva senza intoppi da anni ma, da alcuni mesi, c'era un'ombra che oscurava le sue giornate. Era la stessa che per anni si era riproposta periodicamente: suo cugino, il Duca di Reynwald. La gente vociferava di accordi presi con i Therdentin delle montagne ed i Rusdan del deserto; le incursioni nei territori di Ramarok erano sempre più frequenti e sempre più vicine alle sue terre. Sebbene non ci fosse ancora stato il pretesto per una guerra, Delmdel sapeva che era solo questione di tempo. Reynwald era ossessionato da Gortash così come lo era stato suo padre ma a differenza di quest'ultimo, suo cugino era più intelligente ed imparava dai propri errori. Sapeva che non avrebbe potuto espugnare la città da solo e per questo aveva cercato alleati che potessero supportarlo.

Delmdel aveva tentato per anni la via diplomatica con il suo nemico giurato ma quest'ultimo rifiutava a priori qualsiasi accordo. Sapeva che Reynwald lo disprezzava profondamente ed era sicuro che questo sentimento fosse semplicemente un lascito tramandato per generazioni del quale ancora oggi ne subivano le conseguenze. Tuttavia doveva fare i conti con tale disprezzo senza riuscire a porvi dei limiti.

Per ora Gortash, la Roccaforte, poteva dormire sonni tranquilli ma il suo Signore voleva mantenere a lungo il soprannome acquisito dalla propria capitale: almeno per tutto il tempo che il Dio della Guerra concedeva a lui ed alla sua progenie di vivere.

Ma gli Dei, si sa, sono volubili ed hanno piani che i mortali non possono conoscere se non quando si trovano davanti al fatto compiuto.

Epilogo

In questo episodio abbiamo conosciuto meglio uno dei tre attori principali di questo racconto. Nei prossimi due capitoli andremmo ad approfondire rispettivamente il Duca di Ramarok e il Duca di Reynwald.

NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.

Indice

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