In un articolo apparso qualche tempo fa sul sito dell’ASA (American Sociological Association), si fa menzione di una possibile correlazione tra la dipendenza economica dal proprio partner e i casi di tradimento.
Così si esprime nell’articolo in questione il sociologo statunitense Christin L. Munsch, studioso del fenomeno: “Credete che le persone non abbiano intenzione di mordere la mano che li nutre? Vi sbagliate di grosso! I risultati dei miei studi dimostrano il contrario…”. E aggiunge: “…nell’arco di un anno la probabilità di tradimento da parte di una donna economicamente dipendente dal coniuge si aggira attorno al 5% mentre tale probabilità sale al 15% per gli uomini economicamente dipendenti dalle rispettive partner. Inoltre gli uomini capofamiglia sono più inclini al tradimento delle donne in quanto i primi, soprattutto se giovani, sentono spesso il bisogno di dimostrare la propria virilità“.
Secondo quanto affermato da Munsch, l’infedeltà rappresenterebbe dunque un modo per ristabilire la mascolinità minacciata. Non solo. Prendere le distanze da una consorte economicamente più stabile potrebbe sottacere una sorta di punizione inconscia nei confronti della partner che guadagna di più. Ma sarà vero?
A nostro parere i risultati della ricerca possono aiutare a far luce sulle cause, ma di certo non bastano a fugare il dubbio di un tradimento futuro o consumato. Spesso, infatti, si commette l’errore di concentrarsi più sulle motivazioni psicologiche sottostanti che sui fatti. Ecco perché a volte il ricorso a un investigatore privato, o anche a dispositivi in grado di tenere traccia in maniera legale delle “mosse” del proprio partner, può risultare la soluzione più efficace.