[ continua da Parte 1 e da Parte 2 ]
Il desiderio di scorrazzare tra i ghiacci alla ricerca dell’inquadratura perfetta vi attanaglia, ma l’abbigliamento improprio e quel senso di disagio che trasuda dai vestiti ormai logori, vi trattiene.
La giornata trascorre con un giro dell’isolato, 3 e-mail inviate e una quindicina di telefonate.
Dopo una doccia poco più che simbolica, la reazione immediata è quella di sfidare il cielo alla ricerca di un negozio di abbigliamento, quando una chiamata dalla signorina del “Lost&Found” vi blocca: “il vostro bagaglio è stato individuato e arriverà nella notte”.
Basta questo per riaccendere la vocina: “e dai, domattina quest’incubo sarà finito e potrai finalmente cambiarti. Ma con i tuoi vestiti, non con quelli che vorresti acquistare a spese di un estraneo dopo aver attraversato la bufera. E se ti beccassi l’influenza? Pensa che vacanza di merda”.
Avresti buone ragioni per non farlo, ma le credi.
Il secondo giorno del tuo viaggio si chiude al bar dell’albergo.
Il destino, si sa, è notoriamente beffardo. Ma quando si mette d’impegno sa anche essere parecchio cinico.
La mattina successiva, nuovamente, non si vede nessuna valigia all’orizzonte. E proprio quando ti convinci ancora una volta che è tempo di uscire alla ricerca dei beni di prima necessità (che, in un luogo estremo come quello, sarebbero rappresentati anche dal costoso abbigliamento per la neve, immagino), proprio in quell’esatto istante, squilla il telefonino.
Dall’altra parte della cornetta, un ragazzo che si finge immediatamente il tuo migliore amico di una confraternita alla quale non sai di essere membro, scusandosi ripetutamente a nome del vettore, ti garantisce che il bagaglio sarebbe stato imbarcato a breve per arrivare nel pomeriggio a destinazione.
Il rischio di impazzire è adesso davvero tangibile. Pensi: “il tempo di attraversare la tormenta per trovare un negozio, comprare la roba, tornare qui per indossarla…magari il bagaglio ci mette di meno?”
Soffri, l’indecisione è snervante; ma soprattutto, la vacanza si consuma velocemente e tu non hai ancora concluso nulla.
Per cause, caro mio, che prescindono dalle tue volontà.
Adesso è tempo di uscire dalla storia: per quanto ve ne possa fregare, immaginate che al posto vostro ci sia io e che non sia da solo. Viaggiamo in coppia, entrambi i bagagli sono smarriti. C’è un antefatto: il nostro volo era stato cancellato un paio d’ore prima della partenza costringendoci ad acquistarne un altro all'ultimo istante, l’unico disponibile, a nostre spese (con un altro vettore e ad un prezzo abominevole).
Il volo, appunto, per cui si è verificato tutto questo disagio.
“E pensare che noi avevamo scelto un diretto!"
Le valigie sarebbero comodamente arrivate, se tutto fosse andato come da programma. Avevamo organizzato il viaggio nei minimi dettagli e, due ore prima della partenza, sarebbe stato davvero difficile ripianificare il tutto.
Scorrendo velocemente il nastro in avanti: siamo in Islanda da tre giorni, con i bagagli a mano pieni di attrezzature ma con i caricabatterie e l’abbigliamento da neve divisi nelle valigie smarrite. Per disposizioni del vettore, avevamo con noi soltanto tre batterie che, con il freddo, si erano comunque esaurite rapidamente.
“Non potevate acquistarne altre, o magari un caricabatterie, se ci tenevate così tanto?”
Provato, ma in tutti i negozi raggiungibili con i mezzi non c’era più disponibilità (probabilmente, qualcun altro avrà avuto il nostro stesso problema).
La vicenda andò così: dopo continue promesse di un imminente arrivo dei bagagli, al terzo giorno su cinque notti di vacanza, intorno alle 20:00 ora locale, si presenta uno dei due.
Danneggiato.
Non si regge più in piedi dalla fatica, porello!
E l’altro?
Manco a dirlo, sarebbe arrivato “a brevissimo”.
Fortuna che in questo c’erano almeno gli indumenti da neve che ci hanno permesso di evadere dai domiciliari dell’albergo, non prima di aver inviato nuovamente e-mail per segnalare l’accaduto e per aggiungere la denuncia di danneggiamento a quella di smarrimento.
Così, con tutti i piani rigorosamente saltati, il progetto del video inevitabilmente ridimensionato, alternando telefonate, e-mail ed escursioni con l’iPhone in mano, arriviamo a malincuore alle nostre ultime 24 ore da trascorrere in questo luogo incantevole, dei quali aspetti positivi parlerò comunque più avanti.
Toh, chi si rivede: l’altro bagaglio!
Anche lui malconcio ma, adesso, che differenza fa.
Dove voglio arrivare con questo lungo racconto, apparentemente sconclusionato, ma ispirato ad una storia vera?
A quanto, a mio avviso, siano da rivedere i diritti e le responsabilità dei passeggeri e delle compagnie aeree.
È vero, si tratta pur sempre di un’esperienza personale ed un altro, al posto del sottoscritto, avrebbe potuto agire in maniera differente.
È altrettanto vero che, a causa di un disservizio, la vacanza non è andata come avrebbe dovuto.
Tornati in Patria, giustizia sarà stata fatta?
Un piccolo approfondimento sui criteri utilizzati per quantificare il danno procurato da un simile disagio, a mio avviso da rivedere, nella prossima (ed ultima) parte.
[ continua… ]