Mai usare una metafora, una similitudine o altre figure retoriche che sei già abituato a vedere stampate in giro.
Prima regola e subito c'è da riflettere. Chi oggi vanta uno stile di scrittura davvero originale? La diffusione dei "tormentoni" anche nel mondo della letteratura, di stili ricorrenti o d'idee già usate è diventata abbastanza capillare. Oggi siamo poi all'esaltazione della citazione: riprendere qualcosa di già letto non è un modo di esser triti e ritriti, è frutto di una gustosa ricerca e di un velo di nostalgia. Per il lettore stesso, trovare qualcosa che ha già letto dà quasi una sensazione di comfort, lo fa sentire coccolato e familiare.
Mai usare una parola lunga, quando una breve può sostituirla senza modificarne il senso.
Fortunatamente, non si è mai usciti dal seminato con questa regola. La scrittura ampollosa e prolissa continua a esser pesante e a non entusiasmare nessuno. L'efficacia della brevità è ancora oggi evidente e quando qualcuno vuole usare parole lunghe (e complicate) spesso è perchè in realtà, sotto sotto, non vuole che la gente lo legga. Lo chiamerei "Effetto supercazzola".
Se si può tagliare qualcosa, la si tagli.
Il privilegio della sintesi. Qui vado con un'esperienza personale: una delle cose più difficili nel lavorare in una redazione di un quotidiano, spesso scrivendo di notizie minori, è relazionarsi con gli spazi. Oggi, per via delle pubblicità, si chiedono sempre più contenuti brevi, ma efficaci, per dar spazio nella pagina a chi paga: è davvero difficile dare un pathos a determinati argomenti e spesso si finisce con una cronaca più che fredda, gelata. Al tempo stesso, è una sfida molto stimolante: scrivere con 500 battute invece che 2500 non è più facile, se si vuole fare una cosa per bene. Con diverse necessità di spazio, ogni singola parola assume un peso, un significato strategico. Parafrasando una famosa frase di Cruyff a proposito del calcio, scrivere è semplice, ma scrivere in modo semplice è la cosa più difficile.
Mai usare la forma passiva quando si può usare l’attivo.
Caro George, prima bisognerebbe avere una completa cognizione di che verbi, tempi e modi usare. Purtroppo qui la nave è affondata da un pezzo...
Mai usare una parola straniera, o del linguaggio tecnico-scientifico, o dialettale se si può pensare una parola corrispondente nella lingua di ogni giorno.
Il diffondersi di una scrittura sempre più tecnica, specifica e appartenente a un mondo globalizzato ha letteralmente azzerato questa regola, e la sua credibilità oggi fa onestamente sorridere. Siamo in preda a un diffondersi di parole straniere, di linguaggi estremamente tecnici, di frasi ad effetto da altre lingue: la misura dell'uso solo se necessario si è persa, e oggi fa più comune parlare di "meeting" piuttosto che d'incontro, di "gameplan" piuttosto che di piano partita (nello sport), di "value" piuttosto che di valore. George non sarebbe d'accordo, pensate a George.
Infrangi pure tutte queste regole se la scelta è di dire qualcosa di barbaro.
In definitiva bisogna capire quando infrangere il tutto. Per "barbaro" non sempre è stato chiaro a cosa Orwell si riferisse: io penso intendesse qualcosa di crudo, incisivo, potente. Il succo, alla fine, è questo: se vuoi davvero trascendere le regole, innovare anche, devi avere la sicurezza che il fine giustifichi il mezzo. Se sei sicuro che qualcosa possa incidere profondamente anche solo su una persona, devi avere il coraggio di scriverla. Quello di Orwell è un invito a cercare di entrare, con la propria scrittura, nelle coscienze e nell'intelletto con una immane forza d'irruzione, come quella di un'orda barbarica. Il messaggio è tutto, soprattutto se è potente.
Never use a metaphor, simile, or other figure of speech which you are used to seeing in print.
First rule and already some reflections. Who has a really original style of writing today? Spreading of so-called "tormentoni", recurring styles or ideas already seen, even in literature world, has become diffused. Today we're at the exaltation of quoting: quoting something that we've already read isn't a way to be boring, but it's the results of a tasty research with a flavour of nostalgia. For the reader, finding something already read gives a sensation of comfort, it's warm and familiar.
Never use a long word where a short one will do.
Luckily, we've never transcended this rules. Prolix writing continues to be heavy and not thrilling for the readers. Shortness' efficiency is evidente even today and when someone wants to use long (and complicated) words maybe it's beacuse, in reality, he/she doesn't want to be read or understood. I call this "Supercazzola effect".
- If it is possible to cut a word out, always cut it out.*
Synthesis' privilege. Here I come with a personal experience: one of the most difficult things of working for a newspapers, writing about minor stories, is to have to deal with spaces. Today, because of advertisement, your boss asks always for brief but efficient content, to create space for whom pays the newspapers: it's difficult to give "pathos" to news and the content often becomes a chilly chronicle. At the same time, the challenge is exciting: writing with 500 letters is not easier than doing the same with 2500, if you want to produce good content. With lesser space, every word has a weight, a strategic meaning. Quoting a famous phrase of Cruyff about soccer, writing is simple, but a simple writing is the most difficult thing.
Never use the passive where you can use the active.
Dear George, first people should have a complete cognition of what verbs or tenses use, at the right time. Unfortunately, the ship has sunk a lot of time ago...
Never use a foreign phrase, a scientific word, or a jargon word if you can think of an everyday English equivalent.
Spreading of a more technical writing, specific and from a globalized world has literaly zeroed this rule, and his credibility today make some people smile. We're in the middle of spreading of foreign words, technical languages, quotes from other languages: the measure of "using only if necessary" has been lost. George wouldn't agree, think about George.
Break any of these rules sooner than say anything outright barbarous.
In the end, you have to understand when it's good to break the rules. "Barbarous" never was a clear term for Orwell: I think he meant something raw, incisive, powerful. The main thing it's this: if you want to transcend the rules, also to innovate, you have to be sure that the results is justified by the actions. If you're sure that your content can be incisive even for one persone, you should have the courage to write it. Orwell invites you to enter, with your writing, in people's consciousness and intellect with a huge irruption, like a barbaric horde. Message is everything, especially if it's powerful.
Ma se infrangere le regole è una regola, se lo facessi non infrangerei la regola, e quindi quale regola bisogna seguire e quale infrangere?
ahahaha bel post comunque!
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Ahahah mi hai fatto morire! Grande!
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mi piace l'idea dello scrivere qualcosa di barbaro e non ricordavo assolutamente queste regole di Orwell. Grazie, post interessante su un tema che mi appassiona e, a volte, mi amareggia.
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Grazie a te per le belle parole!
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mah... le regole sono fatte per essere infrante come lui stesso ci ricorda nell'ultima :) soprattutto se ci muoviamo in campo artistico o simil-tale. Comunque mi hai fatto pensare alle Lezioni americane di Calvino, ci farò un articolo stile questo tuo forse...
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Hai ragione, come ho anche fatto capire è cambiato anche il contesto, il pubblico, la tempestività del messaggio. Alcune regole, come l'uso dei termini stranieri, pensando all'inflazione di questi ultimi, fanno sorridere. Anche le riflessioni sui verbi, oggi un po' di modi verbali sono spariti o usati male. Viviamo in tempi diversi, che hanno rotto spesso queste regole, non è necessariamente un male. Ho pensato fosse carino fare questa breve analisi è un bel confronto col passato.
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Thank you for such a wonderful and insightful article. These rules capture the essence of what (some would argue) makes writing "good." Writing should be understood. It should be clear, concise, yet nuanced, enjoyable to read, yet thought provoking. Finding the balance is difficult and it is clear which writers and authors have mastered it and which have not.
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Thanks for your comment, it's a very good point of view about writing!
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