Il bibliotecario francese: cap. XXIII parte prima

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All'incirca venticinque anni addietro, Alberta era una giovane infermiera che lavorava in un ospedale pubblico di Porto. Era sposata con Lourenço Lampreia, un ragazzo biondo e gentile, un muratore che non aveva un gran che da offrirle in termini finanziari, ma tutto l'affetto, il rispetto e la fiducia che ogni donna poteva aspettarsi dal proprio marito. Erano poveri, o meglio, di condizioni molto modeste, ma sereni, anche se in quel momento Lourenço rischiava seriamente di perdere il suo precario lavoro a causa della grave crisi edilizia che manteneva il Portogallo in ginocchio da tempo immemore. In realtà quasi tutto il pianeta sembrava trovarsi in un punto di non ritorno, come se l'economia mondiale non volesse più riprendersi, quantomeno non del tutto. Nel ventunesimo secolo era iniziato nel sud dell'Europa un evento noto ai contemporanei come Grande Depressione, ma mentre all'inizio si intravedevano, di quando in quando, sprazzi di miglioramento, ora sembrava che la crisi colpisse in maniera più implacabile rispetto ad allora. Nel ventitreesimo secolo, la Grande Depressione si era allargata a macchia d'olio in quasi tutto il globo e oramai, nel ventiseiesimo, soltanto pochie nazioni riuscivano discretamente oppure a stento a tenersene fuori. Lourenço comunque non si perdeva d'animo: era sicuro che ce l'avrebbero fatta. Alberta, dal canto suo, era certa che se un giorno avessero dovuto contare solo sul suo stipendio da infermiera non sarebbe stato un gran problema. Inoltre aspettava da tempo una promozione con conseguente aumento di stipendio, essendo molto abile nel suo lavoro, ben più di parecchi colleghi. Quello che nessuno dei due invece s'aspettava fu l'improvvisa morte di Lourenço, causata da un'esplosione nel cantiere ove in quel momento stava lavorando in nero. E anche se oramai il governo portoghese aveva legalizzato il lavoro nero al solo fine di non ridurre la stragrande maggioranza della popolazione alla fame e a vivere per stradae, ovviamente ad Alberta non riconobbero alcun indennizzo. La morte di Lourenço, pur cagionandole immenso dolore, non l'aveva ridotta in uno stato di prostrazione totale, avendo appena scoperto di essere incinta. Doveva farsi forza e coraggio per i gemelli che stava aspettando, un maschietto e una femminuccia. Lourenço non avrebbe mai voluto vederla abbattuta a causa sua e lei voleva tenere fede alla sua memoria, ringraziando per i begli anni che insieme avevano trascorso. Ma i guai per la donna non erano finiti: la bolla edilizia aveva colpito le metropoli portoghesi, tra le quali figurava proprio Porto, più duramente rispetto alle altre regioni del paese, al punto che finanche l'ospedale dove Alberta lavorava si era ritrovato con i conti altamente in rosso. A quel tempo anche le strutture sanitarie di gran parte d'Europa erano quotate in borsa e gli ospedali pubblici non facevano eccezione.Circostanza impensabile fino cinquecento anni prima, quando unicamente le società di diritto privato potevano accedere alla quotazione nei mercati finanziari. I grandi lavori di ristrutturazione e l'apertura di nuovi blocchi edilizi che dovevano servire a ingrandire i reparti dell'ospedale pubblico di Porto avevano fatto precipitare l'amministrazione nel baratro, una volta che i valori in borsa della società sanitaria erano inaspettatamente crollati. A dispetto della bolla edilizia, fino ad allora le quotazioni di un rinomato ospedale non erano mai scese in picchiata come quanto accaduto all'ospedale di Porto. L'amministrazione ospedaliera, quindi, per non dichiarare fallimento a seguito degli enormi debiti contratti per costruire, divenuti purtroppo impagabili, non aveva trovato di meglio che licenziare la metà dei dipendenti, coloro nella condizione di minore anzianità di servizio, tra cui proprio Alberta. La donna, abbastanza fresca di laurea, aveva allora soltanto tre anni lavorativi alle spalle, quindi non raggiungeva la soglia decennale che le avrebbe permesso di mantenere il posto. Nel giro di pochi mesi si era ritrovata vedova e disoccupata, a soli ventiquattro anni di età. E senza sapere come pagare l'affitto del pur modesto appartamento in cui viveva, né come avrebbe fatto a mantenere i due figli in arrivo. Nessuno si azzardava in quel momento ad assumere una donna in gravidanza, che rappresentava contributi da pagare a fronte di mansioni non svolte a causa di assenze dal lavoro dovute a eventuali malori concernenti tale stato e permessi di maternità, una volta nati i pargoli.

Posti online in cui "Il bibliotecario francese" si trova:

1)camTV, in cui avevo pubblicato anni fa un'edizione precedente con il mio pseudonimo Giusy Gil Mammana Parisi

2)publish0x, nickname PousinhaDosPous, stesso avatar che ho qui su steemit

3)blurt (al momento fino al cap. XII parte prima), stesso nickname e stesso avatar che ho qui su steemit

DISCLAIMER IN ENGLISH: I'm the author of this e-book (and other e-books too), previously published in the above mentioned platforms, using my pseudonym in one of them (camTV) and a similar but longer username in publish0x

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Ps: immagine Pixabay royalty free, autore geralt (https://pixabay.com/it/photos/insolvenza-fallimento-perdita-busto-593750/)

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