CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

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L'ESPERIMENTO: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)

Il dottor Neri e la dottoressa Rossi, psichiatri e psicanalisti dell'ospedale cittadino, si rallegravano nel constatare come psicoteatro e psicodramma si rivelavano di grande aiuto ai loro pazienti. Risorse che risalivano al millennio precedente, ma sempre attuali sia pure alle soglie del quarto millennio. Le vere e proprie preoccupazioni del momento erano legate più che altro a tre pazienti specifici: Manola, Bartolino e Romano. Riguardo ai primi due, non li vedevano per nulla in grado di accettare la realtà e adattarvisi, quantomeno non del tutto. Soprattutto Bartolino, gran credulone, come poterono constatare. Romano soffriva di maladaptive daydreaming sin dall'adolescenza, anzi, per meglio dire, tutti e tre questi pazienti ne soffrivano da una vita. Ma il caso di Romano risultava più lampante perchè era stato trasportato in ospedale dopo essere stato trovato da un gruppo di androidi in una pineta, disteso sotto gli alberi in un pomeriggio piovoso. Lo avevano trovato in stato di semincoscienza e soltanto grazie a tempestive cure ospedaliere non aveva contratto una polmonite. Dorina, la moglie, era disperata e non sapeva più che fare con Romano. Quando l'aveva sposato, sapeva di questa sua peculiarità, del maladaptive daydreaming, ma il disturbo non era mai stato grave a tal punto da pregiudicare le sue attitudini lavorative o inficiare gravemente la loro vita coniugale. Romano era un magazziniere che però sin da ragazzino aveva il sogno, o per meglio dire, la fissa di diventare una star del cinema americano. Affare più fantascientifico che utopico, quando si nasceva in una città italiana come la loro, specie poi alle soglie del quarto millennio. Specie se poi si nasceva pure in una famiglia di manovali e donne delle pulizie e magari si mancava di doti artistiche particolarmente rilevanti. Quando Romano era adolescente, trascorreva ore e ore sul divano-letto a fissare il soffitto della sala-cucina che fungeva pure da cameretta per lui e per suo fratello maggiore, perchè i loro genitori potevano a malapena permettersi l'affitto di un bilocale in periferia. Mentre il fratello studiava a più non posso, immerso nei libri fino al naso, servendosi dell'unico tavolo della stanza, Romano vagheggiava nel suo mondo dei sogni, figurandosi il giorno in cui finalmente sarebbe salito su un palcoscenico oltreoceano. Poichè aveva l'abitudine, sia pure riducendosi all'ultimo minuto, di sbrigare tutti i compiti a casa di fretta e furia, riuscendo bene o male a raggiungere la sufficienza in quasi tutte le materie, risultando alla meno peggio rimandato di due o tre, i genitori non badavano un gran che alla questione, ritenendolo invece uno scansafatiche poco adatto allo studio. Quando alle superiori finì bocciato, per il padre e la madre era divenuto pacifico che Romano avesse altro carattere e attitudini rispetto al figlio maggiore e dunque per lui si faceva necessario un lavoro manuale, a differenza del fratello, riuscito a entrare alla facoltà di Economia e Commercio a forza di borse di studio e riportando un rendimento di tutto rispetto. E così, a diciotto anni, Romano iniziò mansioni da magazziniere, riuscendo peraltro a svolgere le sue otto ore giornaliere senza causare impicci sul lavoro per quella sua perenne attitudine sognatrice. Dodici anni dopo si sposava con Dorina, un'operaia conosciuta sul lavoro, entrata nella stessa azienda perchè come biologa non aveva potuto mai trovare uno straccio d'impiego, in una città che non faceva altro se non tagliare fondi all'università e alla ricerca. Romano sembrava condurre una vita normalissima, in apparenza senza incidenti di sorta. Ma ogni sera si addormentava con lo stesso chiodo fisso di sempre, notte dopo notte. E ne parlava a Dorina praticamente ogni giorno. Ok, nessuno è perfetto e ciascuno ha le sue fisse, chi più, chi meno, all'inizio pensava la moglie. Ma gli anni passavano e la fissazione di Romano si faceva sempre più insistente. Oramai, ultimamente, ogni volta che rivolgeva la parola a Dorina, l'unico argomento che gli usciva dalla bocca era il suo sogno di attore in America mancato. E la frustrazione di Romano per condurre una vita che non riteneva gli calzasse, si faceva sempre più evidente. Nei giorni liberi dal lavoro era uso andare a passeggio per la pineta e ultimamente Dorina non lo accompagnava più, stanca di udire il solito disco rotto. Ma Romano si tratteneva in pineta troppo a lungo, tornando a casa di volta in volta più tardi e con un buon numero di foglie umide sparse per l giacca. Fino al piovoso giorno in cui non fece più ritorno. Ma per sua somma fortuna era stato ritrovato e trasportato in ospedale da un gruppo di androidi vigilanti, una creazioni dell'ingegnere ex operaio qualificato Manfredi, che con l'aiuto del capo androide Vittorio aveva in progetto di rendere la città un posto più sicuro. Dacchè proprio la sicurezza in città scarseggiava da oltre un millennio.
A dispetto di tali e tante circostanze sfavorevoli, il dottor Neri e la dottoressa Rossi non ritenevano nessun paziente un caso senza speranza. Erano fiduciosi che anche Manola, Bartolino e Romano avrebbero raggiunto grandi progressi tanto quanto gli altri pazienti. E per meglio comprovare il loro stato, oltre a rilevare quali fossero guariti o fortemente migliorati e quindi da dimettere entro i canonici dieci giorni, durante una delle sedute psicanalitiche decisero per un'attività insolita. Dopo essersi per bene accertati che nessun paziente soffrisse di malattie o disturbi cardiovascolari o respiratori di alcun genere. Arrivarono allora nella sala della seduta collettiva armati di un buon numero di sacchetti di carta marrone, del tipo di quelli utilizzati nelle panetterie e di bottoni rossi assicurati a grandi elastici. Bartolino, come al solito, se n'era venuto in canottiera, dimenticando di indossare la camicia. In altre sedute era arrivato addirittura in pigiama. Ora, sebbene indossare un pigiama era necessario in reparto, nelle sedute psicanalitiche, di psicoteatro e psicodramma con il dottor Neri e la dottoressa Rossi si andava vestiti in abiti casual, che gli androidi volontari si premuravano di provvedere a beneficio dei pazienti. Tutti dovevano indossare jeans. Agli uomini poi veniva fornita una camicia a mezza manica, stesso modello e motivo per tutti e alle donne una maglietta in cotone, sempre stesso modello e motivo per tutte. Anche i colori dovevano essere gli stessi per tutti: jeans blu e camicia o maglietta su scala di grigio. Lo scopo consisteva nel facilitare ai pazienti il sentirsi parte di un gruppo dove nessuno doveva venire percepito superiore o inferiore agli altri. L'abbigliamento era consegnato ai pazienti mentre si trovavano in camera, al momento di prepararsi per la seduta psicanalitica di turno. Ma Bartolino, perennemente con la testa tra le nuvole, dimenticava sempre un pezzo, quando non tutto l'abbigliamento.
Il dottor Neri e la dottoressa Rossi fecero buon viso a cattivo gioco all'ennesimo flop di Bartolino. Il paziente non andava rimproverato se non in specifiche occasioni, per non peggiorare il suo stato. Come se niente fosse, dunque, illustrarono l'attività che andava svolta. Venne distribuito un sacchetto e un bottone assentato all'elastico per ciascuno. Ogni paziente doveva infilarsi un sacchetto in testa e poi farci passare sopra l'elastico, in maniera che il bottone risultasse posizionato a livello del naso. Chi non riusciva, veniva aiutato dall'androide volontario presente alla seduta. I pazienti potevano mettersi a sedere o stare in piedi, con una parete quale punto di riferimento, a piacere. In seguito si sarebbe fatti entrare, in assoluto silenzio, i loro familiari o parenti o amici. Qualora qualche paziente non ne avesse avuti di disponibili proprio il giorno della seduta, si sarebbe fatto entrare il personale sanitario con il quale avesse stabilito un rapporto amichevole durante la degenza. Dopodichè, il congiunto o il conoscente si sarebbe avvicinato al paziente e lo avrebbe preso per le mani. Il paziente doveva cercare di riconoscere il familiare, parente, amico o conoscente soltanto dal tocco delle mani. Se vi riusciva, per prima cosa doveva togliersi l'elastico con il bottone rosso e poi, sempre mantenendo il sacchetto in testa, formulare le sue impressioni. A seconda del riconoscimento (o mancato tale) e delle impressioni del paziente, i medici avrebbero stabilito quanto fosse riuscito ad adattarsi alla realtà, accettarla e in che misura.
Manola preferì sedersi, così come la maggior parte dei pazienti, mentre Bartolino e Romano, in piedi, si appoggiarono a una parete dai toni scuri.

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Venne il turno di Romano. Quando lo presero per le mani, egli esclamò con voce un po' nasale, dato il tappo rosso : -È Dorina, è mia moglie! Queste sono le sue piccole mani paffute, che sempre mi hanno ispirato una gran tenerezza!
-Benissimo, Romano, ora puoi toglierti il bottone rosso e parlarci delle tue impressioni- disse il dottor Neri.
-Da quando sono ricoverato, ho capito quanto è importante Dorina per me. Più importante dei miei sogni inconsistenti. Non ha mai smesso di venire a visitarmi e non mi ha mai lasciato solo, anche se ultimamente non facevo che assillarla con le mie sciocche fantasticherie e me lo sarei meritato. Se voglio essere del tutto sincero, non sono in grado di affermare di essere totalmente uscito dalla mia fissazione perchè purtroppo le professioni artistiche continuano a esercitare il loro fascino su di me. Ma farò del mio meglio per non farmi dominare da quello che purtroppo è un chiodo fisso, per mantenere l'armonia nella mia coppia. Che il Signore mi aiuti in questo difficile percorso.
-Romano, ora puoi toglierti il sacchetto- disse la dottoressa Rossi. -Verrai dimesso in giornata. Sei pronto per tornare alla tua vita di tutti giorni, anche se dovrai venire a visite e sedute periodiche, come del resto tuttii dimessi. Magari con più frequenza, ma non più da ricoverato. E se ami tanto le arti, perchè non iscriverti a un corso di teatro per adulti?
-Con i nostri stipendi non ce lo possiamo permettere- ammise a malincuore Dorina, che s'era previamente informata sul punto per venire incontro al marito e magari, perchè no, iscriversi pure lei. Non sarebbe stata affatto una brutta idea.
-I corsi di teatro sociale sono gratis, ma purtroppo non adeguatamente divulgati. Vi posso fornire gli indirizzi. Le lezioni sono serali perchè dedicate proprio ai lavoratori che non possono frequentarle di giorno. Non sarà il cinema americano, ma è pur sempre arte scenica e anzi, dagli attributi della vera cultura perchè il teatro sociale si basa sulle grandi opere della letteratura di tutti i tempi. Se devo dire la mia sul cinema americano, il novanta per cento, e sono pure generosa, è passato di tono e non certo edificante, tutt'altro.
Romano e Dorina ringraziarono. Si sarebbero iscritti entrambi a un corso di teatro sociale il prima possibile. Li avrebbe aiutati a spezzare la routine quotidiana e inoltre avrebbe accelerato la completa guarigione di Romano.
Quando venne il turno di Bartolino e Manola, nessuno dei due riconobbe chi amorevolmente prese le loro mani. Ma ci andarono comunque vicino.
-È zia Fiorina-, aveva detto Bartolino, non riconoscendo le mani della propria madre, la signora Gelsomina, che pianse per essere stata confusa con sua sorella. Manola aveva invece scambiato le mani della cara amica Natalina per quelle della mamma.
-Ci siete comunque andati vicino- aveva affermato il dottor Neri. -Avete comunque menzionato affetti per voi importanti, figure vicine a quelle presenti. Voi due necessitate di proseguire il percorso in reparto, ma non temete. In base ai nostri rilievi, è soltanto questione di tempo affinchè torniate alla normalità.

1)Dove è ambientata la scena?
Nel reparto psichiatrico dell'ospedale della solita città alle soglie del quarto millennio

2)Chi sono i protagonisti?
Romano (personaggio nuovo rispetto ai racconti precedenti, con sua moglie Dorina, che però non si vede nell'immagine), Bartolino e Manola (nemmeno quest'ultima si vede). Poi il dottor Neri e la dottoressa Rossi, psichiatri e psicanalisti che portano avanti l'esperimento di una seduta psicanalitica. Presenti in reparto anche la signora Gelsomina, mamma di Bartolino e la cugina Natalina. Vengono menzionati Vittorio e Manfredi, i protagonisti principali di svariati racconti fa.

3)Perché hanno dei sacchetti sulla testa?
È necessario per portare avanti l'esperimento del dottor Neri e della dottoressa Rossi, che intendono constatare a che punto si trova il percorso di guarigione dei pazienti del reparto psichiatrico

4)Cosa accadrà subito dopo?
La maggior parte dei pazienti è dimessa, data la guarigione. Romano è anch'egli dimesso, avendo riportato miglioramenti notevoli, anche se dovrà andare più spesso del solito all visite di controllo, non essendo proprio del tutto fuori del suo disturbo. Manola e Bartolino devono ancora essere seguiti da ricoverati, ma sono sulla buona strada per guarire

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