Credo che sia un problema molto italiano questa idiosincrasia per l'aspetto artigianale e non artistico di certi lavori: scrittura, pittura, cinema, etc.
Il 99% dei libri pubblicati sono semplici e onesti lavori artigianali, come il 99,99% dei post su Steemit, come il 100% degli articoli giornalistici, etc. etc.
La parte artistica è minima, soggettiva e sostanzialmente irrilevante, la produzione letteraria è artigianale, il che non vuol dire che non possa portare anche a dei guadagni, a volte anche enormi.
All'estero, in particolare nei paesi anglosassoni, c'è il massimo rispetto per chi scrive e, in modo onesto, lavorando, produce dei buoni prodotti letterari, senza nessuna velleità artistica, semplicemente facendo bene il proprio lavoro/hobby.
Se i lettori leggessero solo opere d'arte, letto tutto il pregresso, avrebbero ben poche cose nuove su cui soffermarsi.
RE: Serve una cura (tion)
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Serve una cura (tion)
sì, sono d'accordo, anche se userei il termine "tecnico" piuttosto che artigianale, non che sia scorretto il tuo dire (è che così è più vicino al mio pensare). Tecnico vuol dire: ho l'abilità tecnica per poterlo fare e lo faccio (qualsiasi cosa). Ad esempio photoshop (per chi impara ad usarlo) da l'abilità tecnica per fare che so una locandina, ma non l'abilità grafica (che è un'altra cosa). Steemit è una piattaforma tecnica per la pubblicazione di contenuti online, se non sai come crearti un blog da un punto di vista tecnico puoi usare steemit (ma non ti da la capacità di essere comunicativo, originale, creativo, ecc.).
Quello che sta capitando è che molte persone che hanno l'abilità tecnica di realizzare una cosa (con queste piattaforme, ma penso anche altri strumenti come la macchina fotografica digitale, ecc.) la realizzano e sperano di guadagnarci senza chiedere conto intorno al loro fare, e questo è un danno anche per chi vuole fare non l'autore in quanto artista ma anche il comunicatore in marketing, o il giornalista, o l'editore, o il curatore. Venendo meno completamente questo chiedersi conto (dare senso), che è propriamente il percorso culturale di ogni fare, viene meno anche il rispetto verso gli altri (la professionalità ma anche il percorso degli altri).
Oggi però non c'è scampo: o si dialoga (ci si confronta) o si fallisce, tranne l'1% dei grandi furbi e squali che sfruttano la situazione, ma sono in pochi questi e bisogna anche saperlo fare, io onestamente devo dire che non voglio e non so farlo. Confrontandomi con altri vedo che molti sono convinti (ingenuamente) di poter essere questi grandi furbi e si comportano di conseguenza quindi, da furbi non da persone che vogliono il confronto, ecco da dove nasce la retorica del confronto, della comunità falsamente unita, ecc. Perché dico ingenuamente? Perché il 99% di questi furbi non sono squali ma pesciolini che procurano il cibo (quando non lo sono loro stessi) agli squali.
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